Capitolo 37 - Ferite

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Fecero il tragitto dal Clan dei Lupi a quello delle Volpi Nere di corsa, divorati dall'ansia e dalla paura. Quello che era successo nella loro casa era qualcosa di terribile, che mai avrebbero immaginato. Avevano sempre dovuto lottare contro i mostri, contro terremoti e alluvioni, contro la vita stessa. Marie non aveva immaginato che il loro peggior nemico sarebbero stati gli uomini.

La ragazza teneva la mano di Clay, che correva silenzioso accanto a lei con la testa abbassata. Chiudevano il gruppo e nessuno si era accorto della presenza del biondo. Asher era in testa e portava Shin sulla schiena, ancora privo di sensi, mentre Faraji era poco più indietro, aiutato da Eugenie. Alcuni ragazzi avevano riportato delle ferite nello scontro con i soldati, ma per fortuna parevano solo lesioni superficiali.

Marie strinse la presa su Clay. Sentiva le emozioni offuscate, i pensieri come velati da una patina di incoscienza. La pastiglia di fulcalm aveva fatto subito effetto e quel tepore che le annebbiava i sensi le permetteva di non cedere, di non pensare. Nonostante la reticenza, era riuscita a darne un paio anche a Shin e Faraji. Shin era svenuto immediatamente, sopraffatto dal dolore delle ferite e dall'energia negativa. Far aveva resistito, ma, visto il suo passato burrascoso con la droga e la dipendenza da fulcalm, pregò che stesse bene.

Una volta arrivati alla base del Clan, Marie non lasciò andare Clay. In qualche modo temeva che potessero fargli del male, e lei voleva parlargli del suo legame con Shin e delle sue ricerche. Era giusto ascoltare la sua versione dei fatti prima di condannarlo.

L'enorme ingresso circolare era gremito di persone, tutti membri del Clan delle Volpi Nere accorsi lì per capire cos'era accaduto. Marie guardò tra la folla, ma non scorse i volti dei suoi amici del Clan dei Lupi. Come avrebbe fatto a raccontare loro di Gun, Jade e Baba?

Asher posò Shin su una piccola brandina di fortuna, sedendosi accanto a lui e accarezzandogli il viso.

«Mark, sistema la stanza, per favore» ordinò al compagno corpulento poco distante, «ha bisogno di calma e cure immediate.»

L'uomo obbedì, salendo le scale che portavano al piano di sopra.

«Marie, di cosa hai bisogno per...» Asher sollevò il volto per guardarla e notò la persona al suo fianco. Si alzò di scatto, annullando con un paio di falcate la distanza che li separava. «Cosa ci fa lui qui?!» sbottò, il viso deformato dalla rabbia. Nell'atrio scese il silenzio, mentre la tensione nell'aria era quasi palpabile.

«Ho pensato che...» Marie non fece in tempo a terminare, che Asher aveva preso Clay per il bavero della giacca, sbattendolo contro al muro. L'atmosfera già pesante si fece ancora più tesa.

«Dammi una buona ragione per non piantargli una spada nello stomaco adesso!» gridò. «Dopo che ha passato anni a rubare le zone di Caccia e a prenderci per il culo!»

Clay provò a liberarsi, ma non riuscì a sfuggire alla presa ferrea dell'altro. «Per colpa tua è quasi morto!» continuò l'altro furibondo.

Il biondo aveva gli occhi spenti e arrossati, ma questa volta riuscì a ribattere. «Potrei dirti la stessa cosa» replicò in un sussurro, la voce che raschiava nella gola.

Asher gli tirò un pugno in faccia e un rivolo di sangue gli colò dal labbro. «Te lo giuro, Claymore, se dovesse trasformarsi per colpa di tutto quello che è successo stasera, ti farò pentire di essere nato!»

Clay non rispose, probabilmente terrorizzato da quella possibilità: l'angoscia di vedere qualcuno a cui tieni trasformarsi in un mostro.

Marie approfittò del momento e si aggrappò al braccio di Asher, cosa non facile, vista la differenza di altezza. «Calmati, ti prego! Perché dovete sempre alzare le mani invece di parlare?!» protestò, «per prima cosa dobbiamo curare Shin. Clay ha il diritto di raccontare la sua versione, di spiegarsi.»

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