Capitolo 41 - Shin e Asher

202 17 4
                                    

Shin stava fissando il vuoto lasciato da Clay. Voleva svegliarsi, ma la mente restava ancorata a quel sogno senza fine.

Era successo realmente o era stata un'allucinazione? Clay aveva davvero il potere di entrare nella mente delle persone? Ma, sopra ogni cosa, Clay e Nichts erano la stessa persona?

Non riusciva ancora a crederci, eppure sapeva che quei ricordi erano reali. Aveva avvertito chiaramente il suo dolore, poteva ancora sentirlo addosso, come una scossa sotto la pelle. Non era stata una semplice illusione.

Il suo primo amore, quel ragazzino dolce e timido che gli aveva rubato il cuore, era Clay. Lo aveva ritrovato.

Ripensò all'ultima scena che aveva visto, quella del loro incontro durante la Caccia. Rammentava bene l'istante in cui aveva infilzato il chanjer di Livello Quattro, in contemporanea con Clay. Quegli occhi azzurri familiari lo avevano incantato, ed entrambi erano rimasti alcuni secondi a fissarsi senza parlare. Aveva pensato fin da subito che fosse molto bello e qualcosa in lui lo aveva attratto; poi, con l'arrivo di Asher, la sua espressione era cambiata, facendosi più fredda e distaccata, e gli aveva parlato con un tono arrogante e gli aveva mentito.

Ora ogni cosa acquisiva un senso.

Era ancora così incazzato con lui, così furioso, eppure non poteva fare a meno di amarlo. Soffriva terribilmente e voleva odiarlo, ma non ci riusciva, perché sapeva bene che anche lui era una vittima. Le cicatrici di Clay non erano visibili come la sua, ma non per questo erano meno dolorose.

Strinse i pugni. «Clay!» gridò, «Clay, riporta qui il culo!» Portò le mani a coppa davanti alla bocca. «Voglio parlarti!»

Attorno a lui non cambiò niente. Stesso terrazzo, stesso cielo limpido.

Si passò le mani tra i capelli, in preda alla frustrazione. «Cazzo!»

Si avvicinò alla porta del terrazzo e tirò un pugno, piegando il metallo verso l'interno. Avvertì un formicolio appena impercettibile e il suo mondo sfarfallò. Ebbe un'intuizione. Raccolse le forze e tirò un altro pugno, questa volta più potente di quello precedente. La porta venne giù e Shin provò la strana sensazione di prima, solo leggermente più intensa.

Lasciò alle sue spalle il metallo piegato e salì in piedi sul parapetto, fissando la città sotto di sé. Non aveva paura, non era reale. Non poteva restare prigioniero lì, doveva rivedere il suo Clan, parlare con Clay, cercare una soluzione. Era stato debole, un peso per gli altri. Aveva permesso alle emozioni negative di alterare il suo fulcrum. Se fossero stati ancora insieme, Baba lo avrebbe sgridato. Lo aveva nominato Capo, aveva delle responsabilità verso i membri del Clan. Erano rimasti pochi, ma li avrebbe protetti, guidati e aiutati. E aveva proposto a Clay di far parte della sua famiglia. Nonostante quello che era accaduto, non voleva rimangiarsi la parola. Non voleva perderlo.

Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e saltò.

Shin spalancò le palpebre, ansimando. Ce l'aveva fatta. Era a letto e sopra di sé lo accolse il soffitto bianco della camera. Una mano stringeva la sua, accarezzandogli il dorso con le dita. Shin sorrise, certo di vedere il volto di Clay davanti a lui.

«Sei già sveglio» constatò una voce.

D'istinto, Shin ritirò la mano. «Ash.»

«Sono qui.»

Il ragazzo provò a muovere le braccia, ma si accorse che erano legate. «E queste?» chiese infuriato, mostrando le corde che gli bloccavano i polsi al letto. «Stai scherzando?»

«Prima di pensare male di me, non è stata un'idea mia» chiarì, alzando le mani a mo' di scudo, «è stato Faraji. Aveva paura che scappassi di nuovo.»

ChanjerWhere stories live. Discover now