Capitolo 29 - Il punto di non ritorno

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Shin si era indispettito quando il Governatore gli aveva annunciato che avrebbero intervistato solo lui e Ania. Clay aveva partecipato alla missione, e senza la sua presenza e il suo aiuto non ne sarebbero usciti vittoriosi. Era irritato. Non voleva prendersi il pieno merito dell'impresa, non dopo il sacrificio del compagno e il suo coraggio.

Così, quando Clara gli aveva avvicinato di nuovo il microfono, lui aveva cambiato i loro piani. Il programma prevedeva che lui rassicurasse gli spettatori e concludesse con: "Dico solo che continuerò a combattere per il bene del Sistema e per la popolazione di Kraz", invece aveva trascinato Clay davanti alla telecamera, lasciando la giornalista di stucco.

Poco male, si disse; in caso di rimprovero avrebbe inventato la scusa dell'agitazione e dell'ansia di trovarsi di fronte a tante persone. Cosa falsa, come falsi erano stati i sorrisi e le parole pronunciate.

Al contrario della reporter, Clay era riuscito a improvvisare egregiamente, recitando la parte del bravo soldato pronto a tutto per il Paese.

«Perché mi hai tirato in ballo?» gli domandò in un sussurro. Il Governatore stava tenendo un breve monologo e tutti gli occhi adoranti erano puntati su di lui.

«Perché mi dava fastidio che non venissi preso in considerazione. Anche tu hai fatto la tua parte» rispose, incrociando le braccia.

L'altro sorrise accanto a lui. «Grazie.»

«Tra poco tocca di nuovo a noi» gli ricordò Shin, «e dopo ci sarà la simulazione.»

«Cerchiamo di restare vicini» lo avvisò, guardandosi attorno, «e aspetta il mio...»

Uno scoppio improvviso li fece sobbalzare, seguito da diverse urla. Non riuscirono a capire cosa stesse succedendo. L'aria era satura di fumo e polvere, e alcuni membri dello staff stavano gridando in preda al panico.

Shin si avvicinò ancora a Clay, ignorando le raccomandazioni di Satria di mantenere le distanze. «Cos'è stato?»

Pure il biondo abbandonò ogni prudenza e gli prese la mano. «Il segnale. Non ti allontanare da me. Dovremo essere veloci.»

Corsero verso il punto in cui era scoppiato il boato. Una nuvola spessa e ocra si era levata attorno a loro, impedendo la visuale. Diversi soldati che correvano agitati li urtarono, obbligandoli a lasciarsi. Nonostante le precauzioni, Shin perse di vista il compagno.

«Clay!» lo chiamò, voltando il capo a destra e a sinistra, cercando di visualizzare qualcosa. Una sagoma gli corse incontro e il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.

«Cl...» Prima che potesse finire, vide Louis emergere dal polverone e puntare verso di lui con un pugnale lungo. Shin si girò, riuscendo a evitare un colpo al petto, ma la lama penetrò in profondità nel braccio, poco sotto la spalla. Un grido gli sfuggì dalle labbra, mentre l'altro premeva con forza, cercando di far ruotare la lama per squarciargli la carne.

«Così impari qual è il tuo posto, stronzo!»

Il sangue gli inzuppò la manica e parte della giacca. Il dolore gli annebbiava il cervello, tuttavia riuscì a restare lucido e ad allontanare l'altro con uno spintone. Louis ruzzolò a terra, mentre la polvere cominciava a depositarsi e la visibilità a tornare.

Shin afferrò l'elsa del pugnale e lo estrasse, e una nuova ondata di sangue gli impregnò la divisa. Doveva prendere le bende e gli strumenti che portava alla cintura, ma il rivale non glielo permise.

«Vediamo se questo basterà a trasformarti. O magari morirai prima dissanguato?» si chiese Louis, ridacchiando e afferrando una seconda arma.

«Perché ce l'hai tanto con me?» replicò il giovane.

ChanjerWhere stories live. Discover now