Capitolo Extra - Nel cuore della Volpe (parte 1)

176 11 5
                                    

Asher era a terra. Il sudore colava dalla fronte e si scostò i capelli castani da davanti agli occhi.

«Alzati!» tuonò la voce dietro di lui, «non è il momento di riposare!»

Asher obbedì. Strinse con forza il bastone di legno e si alzò in piedi. Suo nonno lo fissava con un'espressione severa. La mascella squadrata era contratta e gli occhi scuri stretti in due fessure. I capelli brizzolati erano corti, e così il pizzetto ben curato che gli incorniciava le labbra sottili. Era alto e muscoloso, ma in quel momento parve ancora più imponente. Sollevò il bastone e gli colpì il braccio. «Muoviti, Asher!» lo rimproverò, colpendolo un'altra volta, «sei troppo debole! Hai già dieci anni e voglio che tu sia più forte di così!»

«Scusa, nonno, io...»

«E niente scuse! Le scuse sono per i deboli. Noi non lo siamo. Il Clan delle Volpi Nere è il Clan più grande e il più rispettato. E tu prenderai il mio posto come Capo, un giorno, e dovrai esserne degno.»

«S-sì» balbettò il bambino, tastandosi il braccio. Aveva dolore ovunque, anche respirare era un supplizio. Gli allenamenti con il nonno erano duri e pretendeva solo il meglio da lui.

«In posizione, forza!»

Asher strinse il bastone con entrambe le mani e distanziò i piedi, preparandosi a sostenere l'offensiva dell'uomo. I due si scontrarono e i pezzi di legno schioccarono a ogni parata. Il bambino fu costretto ad arretrare, incapace di resistere all'assalto spietato del nonno.

«Non indietreggiare. Combatti!»

Asher sentiva le lacrime pungergli gli angoli degli occhi. Da quando i suoi genitori erano morti, suo nonno aveva riversato in lui tutte le sue ambizioni. Era la futura guida del Clan delle Volpi Nere, ma temeva di non essere all'altezza di quella responsabilità.

Eppure non poteva permettersi di avere paura. Non poteva essere un debole. Doveva mostrarsi forte, sempre.

«Asher!» Asher udì una voce chiamarlo, ma non era più quella dura e autoritaria del nonno. «Asher, ti vuoi svegliare?!»

Il giovane spalancò le palpebre e si ritrovò nella sua camera da letto. Suo nonno e la sala d'addestramento erano spariti, e al loro posto trovò Eugenie, la sua migliore amica, che lo guardava in cagnesco con i pugni sui fianchi.

«Era ora!» esclamò, sbuffando. Portava jeans e maglietta, e i capelli scuri erano legati in una coda bassa.

«Eugenie... sei tu...» mormorò, stropicciandosi gli occhi.

«Chi ti aspettavi di trovare? Solo io mi ricordo di non farti fare una figura di merda davanti agli altri Capiclan!»

Asher sbadigliò, passandosi una mano tra le ciocche scompigliate. «Sono già arrivati tutti?»

«Ce ne sono alcuni. Il Consiglio dei Clan inizierà tra mezz'ora.»

Asher scostò il lenzuolo e si sedette sul bordo del letto, poggiando i piedi sul pavimento freddo.

«Dio santissimo, Asher!» sbottò la ragazza, «non puoi metterti un paio di mutande per dormire?!»

Lui non si scompose più di tanto. «Non mi ricordo neanche dove sono finite» borbottò, cercando di mettere a fuoco la stanza.

«Tu ed Eloise vi siete divertiti ieri sera» constatò Eugenie, dando un calcetto ai pantaloni dell'amico abbandonati in mezzo alla stanza.

«Solito» brontolò. Finalmente trovò i boxer e li indossò.

«Non capirò mai come fate ad essere solo amici e ad andare a letto insieme.»

Asher fece spallucce, mentre afferrava la canotta scura. «È solo sesso senza sentimenti. Tutto qui.»

ChanjerWhere stories live. Discover now