Capitolo 49 - La luce che rischiara le tenebre

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Clay si svegliò presto quella mattina. Non aveva dormito molto, e perlopiù i sogni erano stati sconvolti da terribili visioni e incubi angoscianti. Per colpa sua, in quei giorni erano morte quattro persone, quattro chanjer di Livello Uno che non era riuscito a salvare.

Per quattro volte suo padre aveva adottato lo stesso metodo e per quattro volte lui aveva fallito. La prima volta erano due sorelle, la seconda una coppia di amici, la terza un padre e la figlia, la quarta una nonna con la nipote. Clay aveva provato e riprovato, si era sforzato, ma a un certo punto il controllo veniva meno. Il legame tra lui e il chanjer da aiutare era troppo debole e si spezzava facilmente.

«Dobbiamo trovare un altro modo!» aveva urlato al Governatore, mentre gli inservienti portavano via l'ennesimo corpo mutilato. «Dobbiamo riscrivere la formula del siero e preparare il corpo del chanjer a una maggiore collaborazione. E ho bisogno del contatto fisico, non è ancora possibile riuscire a mantenere il controllo col guanto!»

«Non dire sciocchezze!» aveva sbottato Ewald Klein, fissandolo torvo, «potrebbero volerci anni! Non abbiamo tutto questo tempo. Troverò un altro modo per spronarti.»

E, così dicendo, non si era fatto più vedere per un po' di giorni. In quella pausa, gli scienziati avevano continuato a studiarlo e ad analizzare le oscillazioni dell'energia del suo fulcrum in seguito a stimolazioni esterne. Soffriva ancora, tanto, ma almeno non doveva più vedere le persone morire per colpa sua.

Udì il rumore della porta che si apriva lentamente. Era presto ed era strano che venissero già a prelevarlo per portarlo in laboratorio, ma ormai niente aveva più importanza. Le ore e i giorni si susseguivano senza sosta e senza più una logica. Non gli interessava se fosse pomeriggio o notte, lunedì o giovedì.

Cercò di muoversi, ma si ritrovò mani e piedi legati al letto. Alcuni giorni prima aveva avuto una crisi durante il sonno, così suo padre aveva ordinato che lo immobilizzassero, per evitare che si facesse del male da solo. Ewald Klein non poteva permettersi che il suo prezioso esperimento subisse dei danni.

Sentì il dottore avvicinarsi al letto. Clay alzò lo sguardo e non trovò il solito Baffo, la vecchia o la stronza con i capelli rossi. Era diverso. Bellissimo, con i capelli neri tirati all'indietro, il camice azzurrognolo, occhiali da vista rettangolari e occhi rossi. Ed era Shin. Gli posò una mano sulla benda attorno al braccio, poi sulla guancia; infine, gli accarezzò i capelli rasati, lo sguardo velato di una profonda tristezza. «Che cosa ti hanno fatto, Clay?» sussurrò angosciato.

Si fissarono alcuni istanti. Poi Clay capì e si mise a ridere.

«Non pensavo che la mia mente fosse così perversa» realizzò divertito. Dopo giorni e giorni di incubi, finalmente sognava qualcosa di piacevole.

«Come?» domandò lo Shin del sogno, inarcando il sopracciglio come faceva di solito quello vero.

Clay gli sorrise. «Niente. È che non pensavo che in un momento tanto difficile avrei fatto questo genere di sogni. Io legato al letto e tu vestito da dottore. Ma va bene, non mi lamento, eh!»

Il ragazzo scrollò la testa e iniziò a slegargli le braccia. «Se hai ancora la forza di dire cazzate vuol dire che stai bene.»

«Ah, sto benissimo. Non vedo l'ora di vedere cosa c'è sotto il tuo...»

Qualcuno tossicchiò, interrompendo il suo sproloquiare. Cercò di alzare la testa e vide Faraji e Marie, imbarazzati. Anche loro indossavano dei camici simili a quelli di Shin.

«Oh, bé, questa non me l'aspettavo. Adesso sì che è un sogno proprio strano. Devono avermi dato qualche droga.»

Shin rise. Una volta terminato con le braccia, armeggiò con le fettucce che gli tenevano bloccati i piedi. «Non ce la fai proprio a non fare il cretino?»

ChanjerWhere stories live. Discover now