Capitolo 34 - Di nuovo insieme

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Clay sbuffò, leggermente irritato. Dopo aver fatto l'amore con Shin molte volte, aver mangiato e aver riposato stretto tra le braccia del suo amato, vagare di nuovo in quel tunnel sotterraneo gli sembrava un incubo. Erano rimasti nascosti nell'appartamento il più a lungo possibile, poi però avevano dovuto lasciare il loro comodo rifugio, raggiungere la metropolitana e calarsi nella botola per ritornare a vagare là sotto. Per fortuna, durante le Guerre della Follia avevano moltiplicato gli accessi a quei condotti sotterranei, ma ciò non toglieva che Clay odiasse stare lì. Senza contare che quella zona a sud, lontana dal centro, era piuttosto pericolosa, perché soggetta a frequenti crolli. Le strutture che la sorreggevano erano deboli e logorate dal tempo, nessuno vi faceva manutenzione da decenni, e ogni volta che passava un treno della metropolitana vibravano le pareti e si staccava qualche pezzo di cemento dal muro.

«Se devo essere sincero, sono un po' agitato» ammise Clay, mentre camminavano svelti lungo i cunicoli stretti, i capelli imbiancati dalla polvere. Non vedeva l'ora di lasciarsi quel posto alle spalle.

«Per le guardie o perché 'sta cazzo di galleria ci sta piovendo in testa?» chiese Shin, seccato. Anche lui sembrava non apprezzare molto quella situazione.

«Entrambe. Ma in questo momento soprattutto la seconda» brontolò.

Udirono di nuovo il rumore di un treno che arrivava sopra di loro e la galleria tremò. Le pareti e il soffitto vibrarono, come scosse da un tremendo terremoto.

«Cosa...» Prima che Clay potesse dire altro, il tunnel crollò. Shin balzò in avanti per evitare i detriti, ma un'enorme porzione di soffitto piovve tra di loro, dividendoli. Era un pezzo di cemento massiccio, impossibile da spostare a mani nude.

«Shin!» gridò Clay, sbattendo inutilmente il pugno contro pietre e cemento. «Shin, stai bene?»

Cercò una fessura e guardò dall'altra parte. Il compagno era caduto a terra, ma si stava rialzando. Era coperto di polvere, ma non sembrava ferito.

«Shin!» lo chiamò di nuovo.

Il giovane Capoclan lo notò e in un attimo raggiunse lo spiraglio. Riuscirono a sfiorarsi le dita, ma era impossibile rimuovere quel blocco imponente.

«Sto bene. E tu?»

Clay annuì. «Bene anch'io.»

«Cosa facciamo adesso?»

«Procedi sempre dritto fino al prossimo bivio» lo istruì. «Io torno indietro, c'è un'altra strada. È un po' più lunga, ma se non ci saranno nuovi crolli dovrei arrivare da te in un attimo. Troviamoci là.»

Shin gli strinse la mano e fece un cenno col capo. «Va bene. Ci vediamo dal bivio. Guai a te se mi lasci.»

Clay sorrise. «Non potrei mai farlo.»

Il biondo si spostò e guardò il passaggio di fronte a sé. Cercò nella sua mente i ricordi di Hannele, li confrontò con la cartina che aveva tra le mani e tornò sui suoi passi, ripercorrendo la strada a ritroso. Doveva fare in fretta. Si sentiva inquieto lontano da Shin. L'ora pattuita era quasi giunta e non potevano tardare.

Fece ancora qualche passo, quando udì dei rumori provenire dal tunnel che doveva imboccare. Forse era Shin, che aveva individuato il tunnel giusto ed era tornato indietro? No, impossibile.

Quando la sagoma emerse dall'ombra, svoltando dalla sua parte, Clay riconobbe Faraji, il fratello di Shin. Aveva la pelle scura imbiancata dalla polvere e sembrava stanco. Quando gli occhi neri si posarono su quelli del biondo, un'espressione furibonda si dipinse sul suo volto.

«Eccoti, pezzo di stronzo!» urlò infuriato, lanciandosi su di lui.

Clay riuscì a evitare un pugno spostandosi di lato, ma il ragazzo era molto veloce. E molto incazzato.

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