Capitolo 43 - Il Capo dei Lupi

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Quando al mattino si svegliò, Shin notò che le funi erano state tolte. Asher si era addormentato sulla sedia e teneva le braccia incrociate e appoggiate sul bordo del letto a mo' di cuscino. La luce del sole illuminava debolmente la stanza. Shin non avrebbe mai immaginato di tornare lì, anche se in circostanze diverse rispetto a quelle del passato. C'erano tanti bei ricordi legati a quel luogo, tanti momenti che lui e Asher avevano trascorso insieme. Svegliarsi abbracciati, partecipare alle Cacce congiunte e divorarsi di baci ogni volta che restavano soli. Sembrava passata un'eternità.

Shin provò a muovere la gamba destra, ma strinse i denti per il dolore e rinunciò. Faceva ancora troppo male.

Asher si tirò su, stiracchiandosi.

«Scusami, ti ho svegliato» disse Shin, cercando di mettersi seduto.

«Non importa. Come ti senti?»

«Come se uno stronzo mi avesse spezzato la gamba e il braccio» commentò, «sei stato tu a togliermi le corde?»

Annuì. «Avevo paura che ti rompessi qualcos'altro. Vuoi una mano ad alzarti? Marie ti aveva preparato una stampella.» Gli indicò un pezzo di legno con un appoggio rettangolare in alto.

«Sì, ti ringrazio.»

Asher si avvicinò e gli prese il braccio buono. Resse il suo peso, aiutandolo a stare su e lo strinse a sé. «Ti gira la testa?»

«Un po', ma posso farcela.» Prese il bastone e lo ficcò sotto l'ascella, provando a fare qualche passo. Barcollò e Asher lo sostenne.

Dopo un po' di incertezza iniziale, riuscì a stare in piedi e ad avanzare da solo.

«Ora direi che va bene» realizzò Asher.

«Vorrei andare dal mio Clan» confessò l'altro.

«Certo. Vieni, ti accompagno.»

Attraversarono il corridoio camminando piano. Shin non voleva sforzare l'arto come quando era fuggito per andare sulla terrazza.

Si fermarono di fronte a una porta di legno chiaro.

«Sono tutti qui?» domandò Shin, confuso.

«Dopo quello che è successo al Clan, hanno deciso di stare tutti insieme. Se non avessi insistito per darti una camera da solo, ti avrebbero tenuto con loro.»

Shin esitò un attimo prima di entrare. «Tu cosa...»

«Io cercherò qualcosa da mangiare. Anche per te. È giusto che abbiate un momento solo per voi.»

Shin gli sorrise. «Ti ringrazio di tutto, Ash.»

Lui si chinò e gli posò un bacio sulla guancia, sorprendendolo. «A dopo.»

Il giovane aprì la porta ed entrò nella stanza. Era ampia, dotata di diversi letti e sacchi a pelo.

Appena i membri del Clan lo videro, i loro volti si illuminarono di gioia. «Shin!» gridarono felici, «sei in piedi!»

Si lanciarono su di lui, abbracciandolo. Shin si lasciò cullare da quel calore. Aveva sentito tanto la loro mancanza. La piccola Elle si avvinghiò attorno alla sua gamba buona, stringendolo forte. «Mi sei mancato tantissimissimo.»

Negli occhi dei compagni riconobbe lo stesso dolore che bruciava nei suoi. Non sapeva quanto avessero confessato a Elle, perciò stabilì di non parlare di Baba, Gun e Jade, né di affrontare il discorso della loro casa distrutta.

Li guardò uno a uno: Lore, sebbene imponente, appariva ora fragile e stanco, con gli occhi cerchiati di scuro; Lila aveva la treccia castana scompigliata, mentre le labbra tremanti tentavano di abbozzare un sorriso; la piccola Elle restava stretta a lui, quasi temesse di vederlo scomparire se solo avesse allentato la presa; gli occhi di Marie erano colmi di dispiacere e in essi lesse una marea di emozioni che la ragazza avrebbe voluto esternare; Faraji si avvicinò subito a lui, dandogli una pacca sulla spalla. L'unico che restava in disparte era Smilzo. Shin scorse sollievo sul suo viso, ma anche una punta di irritazione.

ChanjerWhere stories live. Discover now