Capitolo 18 - Gelosia

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Quando aprì gli occhi il giorno dopo, Shin non si alzò subito, ma restò a contemplare la sagoma di Clay, ancora appallottolato sotto le coperte. Mancava qualche minuto al suono della sveglia e la stanza era buia, ma grazie alla sua vista non aveva problemi a scrutare il compagno di camera.

Il giovane ripensò al giorno prima e sorrise. Non avrebbe mai immaginato che un addestramento tanto disastroso potesse terminare rinforzando la loro amicizia, o qualsiasi cosa fosse ciò che stava nascendo tra loro.

Era stata tutta colpa sua. Era conscio di ciò che aveva fatto e attribuiva a se stesso il fallimento della prova. Più Satria e Clay gli avevano chiesto di collaborare, più la mente si era opposta, riproponendogli scene del passato e vecchi dubbi mai abbandonati.

Per quanto tentasse di ignorarla, la delusione per ciò che era accaduto con Ash era una ferita ancora aperta. Aveva passato tanti bei momenti con l'ex fidanzato e lo aveva amato profondamente, ma proprio quei sentimenti gli avevano fatto abbassare la guardia, impedendogli di vedere il pericolo. Eppure, nonostante i timori che ancora provava, Clay meritava una possibilità. Era egocentrico e narcisista, ma era anche leale e sincero. O, almeno, così gli era parso. Pochi giorni di conoscenza non potevano fare chissà quale miracolo, ciò nonostante la conversazione della sera precedente aveva aperto uno spiraglio, permettendo alla luce di farsi strada tra le tenebre dell'incertezza in cui aveva rinchiuso il suo cuore da tre anni. Quando gli aveva raccontato di lui e di sua madre, per la prima volta aveva visto il vero Clay, più fragile e insicuro. E quel Clay gli piaceva.

La sveglia suonò all'improvviso, facendolo sobbalzare.

Clay si alzò di scatto. «Perché le sveglie devono essere così moleste?» brontolò, sbadigliando rumorosamente.

Shin scese dal letto per prepararsi e l'allarme cessò. «Tu dormiresti tutto il giorno.»

«Che male c'è?»

«Non concluderesti niente di utile passando il tempo a dormire.»

Clay si stiracchiò le braccia, anche lui in piedi. «Sarebbe utile per me.»

Shin scosse il capo. «Parlando di cose serie, forse dovresti farti la barba. Il Capitano vuole capelli corti e viso ben rasato.»

Il biondo si tastò il volto. Shin osservò le dita che accarezzavano la mascella ruvida; quel velo di barba gli conferiva un aspetto più maturo e affascinante.

«Forse hai ragione» commentò Clay, che non aveva notato lo sguardo fisso di Shin su di lui, «a te non cresce, boss? Non ti ho mai visto con la barba.»

Shin si riebbe e analizzò i suoi stivali come se fossero la cosa più interessante del mondo. «Certo che mi cresce, anche se lentamente. Ed è spelacchiata e terribile. Non è come la tua» si lasciò sfuggire.

Sul viso di Clay si allargò un sorriso malizioso. «Quindi pensi che la mia sia bella?»

Shin incrociò le braccia davanti al petto. «Non ho detto questo.»

Il biondo però non smise di sorridere e si diresse verso il bagno.

Una volta pronti, lasciarono la stanza per la lezione del mattino. Satria parve loro più annoiata del solito mentre elencava gli articoli del Codice che dovevano tassativamente sapere a memoria. Senza contare il numero imprecisato di regole da rispettare durante le missioni, i comportamenti da tenere e i segnali da conoscere.

Shin sospirò sollevato quando arrivò il momento di dedicarsi all'addestramento. Mentre si cambiava, il giovane ripensò mille volte alla conversazione avvenuta la sera prima: le parole di Clay e l'intensità del suo sguardo gli erano sembrate sincere. Doveva crederci. Lo voleva. Stavano iniziando a costruire qualcosa e toccava a Shin porre un nuovo mattone nel muro di fiducia che volevano edificare. Si rigirò le spade tra le mani, saggiandone il peso. Quelle simulazioni erano così realistiche da lasciarlo ogni volta senza parole. Percepiva quella realtà modificata con tutti i sensi: l'odore di fumo e polvere nell'aria; il rumore di crolli in lontananza e di passi lenti; percepiva sulla lingua l'amaro sapore della battaglia imminente e davanti agli occhi si stendevano i ruderi di una città distrutta.

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