Capitolo 14 - Addestramento

230 18 29
                                    


Shin aprì gli occhi prima che suonasse l'allarme della sveglia. Un piccolo display segnava l'ora e lampeggiava sul muro, a una spanna dal comodino. Alle sei, un suono acuto e prolungato gli perforò i timpani. Provò a tastare il muro per porre fine a quel supplizio, ma non trovò nulla da schiacciare. Il rumore era sempre più forte e si alzò in piedi. Non appena la pressione del corpo sul letto svanì, l'allarme cessò. Shin capì che quella sveglia era pensata per obbligarli a scattare sull'attenti in pochi secondi, impedendo ai soldati di crogiolarsi nel tepore del letto oltre l'orario consentito.

Il giovane si guardò attorno e sospirò. Non era abituato a stare da solo. Persino in prigione aveva diviso la cella con Clay e, sebbene la sua presenza fosse stata tutt'altro che piacevole, la completa solitudine lo soffocava.

Entrò in bagno. Era piccolo, con piastrelle blu sul pavimento e azzurre sulle pareti, ed era dotato di ogni genere di comfort: doccia, gabinetto, asciugamani, lavandino. Nel mobiletto bianco trovò l'occorrente per barba e capelli, insieme agli anticoncezionali di cui aveva parlato Satria, lubrificanti e altri flaconi di cui ignorava l'utilizzo.

Si fissò allo specchio e afferrò una ciocca nera tra le dita. Aveva sempre portato i capelli lunghi fino alle spalle, che teneva stretti in una coda alta e pratica. Un po' gli dispiaceva cambiare, ma non voleva andare contro le regole e attirare l'attenzione su di sé solo per quello. Legò i capelli un'ultima volta, poi infilò le forbici, afferrò la base della coda e tagliò. Ciuffi neri caddero sul lavandino di ceramica.

«Vuoi una mano?» La voce di Satria alle sue spalle lo fece sobbalzare.

«Vuoi farmi morire di paura?!» sbottò, reggendosi al bordo del lavandino con il batticuore. Era stato così preso da ciò che stava facendo che non l'aveva sentita entrare.

Satria alzò le mani. «Scusa! Ti stavo aspettando fuori, ma visto che non arrivavi sono entrata a controllare.»

«Non farlo più!» brontolò, fissando i loro volti nello specchio.

«Dai, dammi quelle forbici!» Allungò la mano e Shin obbedì.

La ragazza si sistemò dietro di lui e tagliuzzò qualche ciocca per pareggiarli. Poi gli tastò la canotta per rimuovere alcuni peli residui.

«Ecco fatto!» annunciò, guardando il suo viso nel riflesso dello specchio, «stai molto bene anche così.»

«Non che abbia importanza» replicò, ripulendo alla veloce il lavandino.

Shin indossò la divisa. Prima i pantaloni, poi la giacca e infine i guanti.

«Va bene così?» domandò, indicando se stesso. L'aveva già indossata la sera prima, ma voleva comunque essere sicuro di fare tutto correttamente.

«Perfetto» confermò.

Dopo aver consumato la colazione, Shin e Satria entrarono in una stanza con panche e lunghi tavoli beige. Un'enorme lavagna luminosa era stata piazzata sul muro bianco, proprio dietro a una scrivania rettangolare. A fianco si trovava una consolle dotata di decine di pulsanti e spie che lampeggiavano di rosso e verde.

«Siediti qui» ordinò la ragazza, additando la panca più vicina alla scrivania. Shin si accomodò al suo posto, Satria andò dalla consolle e accese il monitor. Una grande scritta nera su sfondo bianco campeggiò davanti a lui: "Chi sono i chanjer?"

Shin sbuffò. «Stai scherzando, vero?»

Satria gli lanciò un'occhiataccia. «Abbiamo otto ore di lezione teorica obbligatorie da fare. Oggi faremo le prime due. Se hai qualche domanda, alza la mano.»

Si voltò, schiacciò un pulsante e apparve la figura di un uomo. «I chanjer di Livello Uno non sono diversi da un essere umano immune» spiegò, indicando l'immagine con un'espressione annoiata. «Questo però solo esteriormente. In realtà, hanno una maggiore resistenza, una guarigione accelerata, meno bisogni fisiologici e sensi più sviluppati, come la capacità di vedere nonostante il buio. È possibile, grazie alle analisi del sangue e al livello di stabilità del fulcrum, capire se un essere umano è soggetto o meno a mutazione. Le persone non soggette a mutazione vengono definite "immuni", tuttavia non è un'immunità permanente, perché la mutazione può sempre presentarsi. Non ci sono limiti o caratteristiche fisiche che possano impedirlo.»

ChanjerWhere stories live. Discover now