- Salto in infermeria -

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Se c'era qualcosa che Nico odiava più della gente, quella era l'infermeria.
Lui odiava dal profondo del suo cuore quello spazio ristretto dove ti prendevano e se eri fortunato ti mettevano solo mille aghi nella pelle senza una ragione.
E non era nemmeno un figlio di Ares o di Ermes e quindi non aveva bisogno di fare a cazzotti per usare il bagno o la guerra per accaparrarsi l'ultimo pancake.
Nico non era nemmeno troppo spericolato, quindi in infermeria ci passava davvero poco tempo.
O almeno fino a quel giorno, quando Will Solace, un irritante ragazzino della casa di Apollo, gli aveva ordinato (si, proprio ordinato. Si, a lui, uno spaventoso figlio di Ade che poteva resuscitare i morti) di stare in infermeria per almeno 3 giorni perché aveva usato più viaggi nell'ombra di quanti normalmente dovesse usare.
Che poi era ridicolo considerando che lui ci viveva nell'ombra.
Ma non aveva avuto il coraggio di staccargli la testa perché, in fondo, gli faceva un po' di tenerezza.
Si, gente, un cuore lo aveva pure lui!
E quindi aveva eseguito gli ordini senza fare troppe storie.
Poi era uscito e si era sentito subito vuoto. Un po' gli mancava quell'insopportabile ragazzino biondo che gli parlava senza sosta dei pettegolezzi del campo. In verità Nico non era un tipo da gossip, ma lo aveva ascoltato in silenzio e doveva ammettere che gli piaceva quando parlava. O anche solo quando sorrideva.
No, lui e Will erano solo amici.
Solo amici.
Niente di più.
Ed era tutto apposto finché Nico riusciva a tenersi lontano dall'infermeria.
Poi era arrivato Percy. Quel ragazzo era davvero una palla al piede la maggior parte delle volte.
Quando non sapeva cosa fare, eccolo che si metteva a combinare disastri.
Quella mattina Percy aveva particolarmente voglia di allenarsi, verbo corrispondente a sudare. Così era andato a prendere Nico per allenarsi insieme nell'arena.
E Nico non aveva alcun voglia di sudare.
Nè di allenarsi.
Tanto meno di passare del tempo con Percy. Ovviamente non c'entrava nulla con la sua cottarella passata per il figlio di Poseidone.
Era passata proprio per un motivo, no?
Percy era carino ma non era il suo tipo.
Era più il tipo di Annabeth e non avrebbe mai avuto alcuna possibilità con lui anche se gli fosse piaciuto ancora.
Ma non gli piaceva più, quindi problema risolto.
Tornando a Percy e a quella mattina...
Percy era venuto a prenderlo nella su cabina e lo aveva trascinato contro la sua volontà in arena.
- ho bisogno di qualcuno con cui allenarmi - si era semplicemente giustificato
- ah, e lasciami indovinare, sarei io la vittima sacrificale questa volta? - aveva risposto di impulso il figlio di Ade, con le braccia incrociate sotto al petto
- questa volta? Sei serio? Quante altre volte ci sono state? -
- beh, la scorsa volta è toccato a Clarisse, poi a Connor Stoll e questa volta a me -
Percy aveva risposto con un ruggito leonico - non sei una vittima sacrificale, voglio soltanto allenarmi con te, per aiutarti -
Nico alzò un sopracciglio - per aiutarmi? Per aiutarmi a combattere con la spada, dici? - si guardò attorno per essere convinto che parlasse con lui
- me? Il signore delle Tenebre? Il principe dell'Oltretomba che vi ha salvato il fondoschiena nell'Epiro? -
- beh si - rispose semplicemente Percy sventolando Vortice in aria - non sei mai stato al campo tanto a lungo per poter apprendere le tecniche giuste -
- questo è il tipico discorso da Annabeth, vero? -
- oh, taci e lasciati aiutare -
Ma nonostante Nico ripetesse che non aveva bisogno di aiuto, si ritrovò in piedi con l'armatura da allenamento addosso e la sua spada del ferro dello Stige in mano. Non sapeva neanche come aveva fatto a finire in quella situazione.
Percy era troppo euforico per i suoi gusti. Attaccava con un energia che dava voglia a Nico di spedirlo nell'Oltretomba, così sarebbe stato un problema di suo padre.
Ma nemmeno lui era tanto cattivo fino a quel punto.
Alla sua terza parata, Nico appoggiò male la gamba e cadde a terra. Gli faceva male ma sapeva che sarebbe passato. Eppure più provava ad alzarsi più faceva male. Alla fine decise di restare sul pavimento.
- tutto bene? Ti sei fatto male? - domandò stupidamente Percy, vedendo che era caduto e che non si era ancora rialzato
- no, sto solo tastando il pavimento per vedere se è abbastanza morbido, ovvio che mi sono fatto male! -
Percy richiuse Vortice e si inginocchiò accanto a lui
- dai fammi vedere - e provó a prendergli la gamba per vedere se c'era qualcosa di rotto, ma Nico si scansò - hai fatto già abbastanza danni, adesso faccio da solo -
- non è colpa mia se sei caduto -
- non è colpa tua nemmeno se ti sanguina il naso, eppure hai quasi dato inizio alla Terza Guerra Mondiale - replicò acido il figlio di Ade
- oh ma andiamo, ancora con quella storia? È una storia vecchia, passiamoci su - poi lo prese per un braccio per aiutarlo ad alzarsi.
Nico rimase per terra - che stai facendo? -
- ti sto aiutando ad alzarsi, così ti porto in infermeria-
Nico pietrificò.
No, no, no, no, pensò Nico andando nel panico. Non l'infermeria. Lì c'era Will e lui non voleva incontrare Will. Se lo incontrava sarebbe andato nel panico e quando andava nel panico diventava tutto rosso e non riusciva più a parlare.
- Nico? -
- non ce n'è bisogno, sto bene - rispose lui in fretta
Percy aggrottò le sopracciglia - Nico, il tuo ginocchio sta diventando viola -
- e allora? I serpenti perdono la pelle e le mie ginocchia si colorano, la mia anomalia ti crea dei problemi? -
Percy stava considerando l'opzione di portarlo da un bravo psicologo - no, se fossi un serpente, ma dato che non lo sei, si, è un problema. Ti porto in infermeria -
Nico distolse lo sguardo e incrociò le braccia come un bambino capriccioso - beh, dovrai portarmici di peso perché da qui io non mi muovo - tanto non lo avrebbe mai fatto.
E ancora una volta Nico si sbagliava.
Percy sbuffò, poi si chinò, afferrò Nico e se lo caricò su una spalla come un sacco di patate.
Il figlio di Ade iniziò a scalciare, indignato - che diavolo stai facendo?! -
- a mali estremi, estremi rimedi - borbottò Percy, faticando sotto il suo peso - ti porto di peso in infermeria -
- non puoi farlo! -
- puoi guardarmi da dietro mentre lo faccio -
- questo è rapimento di persona! Lasciami! -
E lamentandosi così per tutto il percorso, Percy lo portò dritto in infermeria. Di certo non mancavano le facce interrogative degli altri semidei a far sentire Nico ancora più in imbarazzo di quanto già non fosse.
Percy buttò giù Nico solo quando furono davanti alla porta dell'infermeria. Lui si tirò su in piedi appoggiandosi a una trave. Ormai si era rassegnato.
E poi chi diceva che avrebbe incontrato proprio Will?
- prego, Vostra Altezza - disse Percy mentre gli teneva aperta la porta. Lui gli rivolse un gesto osceno, poi entrarono.
Fu colto improvvisamente da un odore nauseabondo, di candeggina o qualcosa di simile.
C'erano altri ragazzi, sdraiati su alcune brande che si facevano bendare o disinfettare ferite.
- ciao Percy - si avvicinò a loro un tipo della casa di Apollo. Non gli sembrava di conoscerlo.
Percy invece sì. Si salutarono con una potente stretta di mano - ciao Rob, senti Nico si è fatto male allenandosi in arena e non riesce a camminare, puoi chiamarci Will Solace? -
Nico avrebbe voluto ucciderlo, gridargli "perché proprio Will??", invece non fece niente, e Rob rispose - oh, certo, arriva tra un secondo. Intanto Nico, mettiti pure qui - disse indicandogli la branda più vicina e si allontanò per chiamare il fratello.
Percy lo aiutò a sedersi - visto? Non è stato così spaventoso. Davvero non capisco cosa ci sia qui che ti spaventa tanto -
Nico questa volta aveva davvero una voglia matta di spedirlo da suo padre. Non gli rispose credendo che il suo silenzio arrabbiato parlasse per lui.
Fu solo quando vide i riccioli dorati di Will che non capí più niente. Percy non si accorse del suo improvviso cambio di stato d'animo - ehy, ciao Will-
- ciao Percy - lo salutò il figlio di Apollo, riponendo lo stetoscopio attorno al collo. Poi il suo sguardo si posò su Nico - per tutti gli dei, che accidenti hai combinato questa volta? -
Nico aveva momentaneamente perso l'uso della parola, così rispose Percy - ci stavamo allenando in arena e credo si sia slogato un ginocchio -
Will alzò gli occhi al cielo - riuscirai mai a stare fuori dai casini per una volta? - poi guardò Percy - ti dispiace aspettare fuori mentre lo visito? -
Nico stava per dirgli che non c'era bisogno che aspettasse fuori, ma l'altro lo precedette - oh, si certo - e se ne andò inconsapevole dei 547 stati emotivi che ronzavano dentro la testa di Nico, tutti contemporaneamente.
Nico non rispose neanche stavolta. Reagí in modo brusco quando Will gli tastò il ginocchio per vedere se c'erano fratture - potresti restare fermo? -
- mi fai male - squittí, cercando di risultare arrogante. Non ci riuscì.
- avresti dovuto pensarci prima di andare in arena. Che poi io non ti ci vedo proprio a svegliarti presto per andare ad allenarti -
- è stata un idea di Percy. Io non avevo alcuna intenzione di farlo -
Will sorrise - è toccata a te fare la vittima questa settimana, eh? -
Nico alzò gli occhi al cielo - sai che fortuna -
Will si voltò verso un carrello con alcune apparecchi medici e prese un rotolo di fasciature.
Nico sentiva che doveva dire qualcosa per non far scivolare via quell'atmosfera confortevole di cui si sentiva prigioniero - mi era anche venuta l'idea di scappare con un viaggio d'ombra ma poi mi sono ricordato che mi avevi detto di lasciarli stare per un po' - deglutì sotto lo sguardo d'acciaio di Will - sai, non volevo rischiare di tornare qui -
Alla fine Will sorrise - mi fa sempre piacere averti attorno, anche mentre non lavoro -
Il cuore di Nico si esibì in una serie di esercizi acrobatici. Strinse i lembi della maglietta mentre Will gli fasciava il ginocchio in silenzio.
Ogni tanto alzava lo sguardo e gli lanciava un'occhiata quasi con imbarazzo, che Nico non trovò per niente spiacevole. Poi aguzzò fuori dalla finestra l'alta e slanciata figura di Percy che faceva su e giù svogliatamente per il cortile dell'infermeria, come se ad un certo punto potesse cadere avanti a peso morto.
- Will - disse improvvisamente, evitando accuratamente di guardarlo, ma sentí su di se i suoi occhi azzurri - ti manca mai casa tua? -
Will smise di lavorare per un secondo, giusto il tempo di pensare a una risposta - a volte. Mio padre si fa raramente vedere. Se non altro è un dio. Mi manca mia madre. A volte mi scrive delle lettere ma non è come vederla dal vivo - poi scacciò via quell'alone di tristezza con un gesto della mano - ma sono sensazioni che mi prendono raramente. Ormai ho un'altra famiglia qui al campo - storse la testa cercando di catturare lo sguardo di Nico - e tu? Ti manca mai la vita che facevi prima? -
Nico sospirò - a volte. Mia madre è morta quando ero ancoro molto piccolo quindi non la ricordo molto. Bianca mi manca molto ma ormai ho imparato a convivere con l'idea che lei non è più qui - poi guardò Will che lo scrutava intensamente e si sentí avvampare - ma sono contento di essere rimasto - aggiunse ricordando di come lui fosse stato in grado di convincerlo con poche ma determinate parole.
- fatto - esclamò Will una volta che ebbe finito di arrotolargli la fascia intorno al ginocchio come un burrito. Il dolore pulsante si era quasi attutito sotto la stretta fasciatura - purtroppo però temo che dovrai restare qualche giorno in infermeria se la gamba ti fa ancora male, sai, per precauzione - e non sembrava nemmeno dispiaciuto.
Di colpo la gamba di Nico riprese a pulsare di dolore - oh, si mi fa proprio male, temo che dovrò restare qui ancora per un po', maledizione -
Sperò che non si vedesse il rossore che gli imporporava le guance.
Will sembrava contento, come se il suo sentir male gli procurasse gioia - bene, vengo a controllarti più tardi adesso devo andare, penso io ad avvertire Percy- e fece per andare ma appena fu abbastanza lontano si voltò di nuovo - e, Nico? Quando uscirai di qui passa a trovarmi più spesso - e con un'occhiolino uscì definitivamente dal suo campo visivo.
Nico rimase lì, disteso sul lettino dell'infermeria, con il corpo che bruciava e le farfalle nello stomaco

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now