- C'è un traditore tra noi -

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Se sei un semidio sta pur certo che le sventure ti seguiranno ovunque andrai.
Che si tratti solamente di un 'giorno no' oppure della tua morte.
Per mia sfortuna, è stata una delle prime lezioni che ho imparato. Ci ho letteralmente sbattuto la faccia contro.
La seconda lezione che ho imparato è stata la seguente: in alcuni casi la guerra è inevitabile.
Puoi provare con tutta la diplomazia che vuoi, a volte non c'è proprio niente che tu possa fare per evitare spargimenti di sangue.
Prendete per esempio la guerra di Troia. Avrebbero potuto sedersi tutti al solito tavolo e parlarne pacificamente invece hanno optato per la violenza.
(approposito, complimenti, gran bel modo di risolvere una disputa!)
E questo ci porta alla terza lezione che ho imparato, forse una delle più dure: non sempre puoi salvare chi ami.
Non importa quanto duramente tu ci possa provare, il Fato, qui da noi, è un destino crudele e le Parche le tue peggiori nemiche.
Se sei un semidio, come me e molti altri, fai bene a impararlo subito e a imprimerti questa lezione bene nel cervello: non puoi salvare tutti.
Non fatelo, non fate come me.
Io ho provato a salvare Luke. Ci ho provato davvero, nonostante lui abbia tentato di uccidermi, nonostante io odi Luke più di chiunque altro al mondo. Ma ci ho provato lo stesso perché Luke era importante per Annabeth e Annabeth è importante per me.
Varie volte ho intrapreso la strada della diplomazia e tutte le volte è finita con me circondato da mostri assassini o dei infuriati. Per cui vi prego di scusarmi se ho deciso che la diplomazia non mi piaceva più.
Poi c'è un'altra cosa che è importante specificare.
Non è una lezione ma è bene che vi rimanga bene impresso in testa.
Ovunque ci sia la guerra ci sono spie, e dove ci sono spie ci sono infiltrati.
Traditori.
Se siete semidei vi avverto di fare attenzione (se non lo siete meglio per voi)
I traditori a volte sono peggio dei nemici.
E io lo so perché un tempo, molto tempo addietro, un traditore era mio amico.
Ma non sono qui per annoiarvi con le mie disavventure, ma per raccontare una storia ed è quello che intendo fare.
Il giorno che rimpiangerò per il resto della mia vita fu il giorno in cui diedi della spia alla mia migliore amica.
Non dimenticherò mai il suo sguardo quando mi chiese se pensavo che fosse lei la talpa.
Il fatto tremendo è che non risposi di si.
Ma nemmeno di no.

Anni prima...
Prendete nota: se avete intenzione di mettervi nei guai io vi suggerisco di uscire di notte, evitare le arpie di guardia e intrufolarvi segretamente nella Casa Grande, come un ladro che ha intenzione di svaligiare una gioielleria.
Parlo per esperienza.
Ero in giro per il campo dopo l'orario del coprifuoco e in quel momento stavo scendendo i pochi gradini che mi separavano dal seminterrato della Casa Grande.
Se volevo mettermi nei pasticci quello era senza ombra di dubbio il modo migliore per farlo.
Tutto intorno aleggiava un silenzio inquietante e il fatto che fossi sommerso dall'oscurità di certo non aiutava. Non avevo pensato di portare dietro una torcia, per timore di essere scoperto.
L'unico rumore che sentivo era lo scricchiolio delle assi di legno sotto le scarpe finché il silenzio si attenuò e sentì dei bisbigli. In fondo alla scalinata c'era una luce.
Non mi piaceva, non mi piaceva affatto.
Come semidio mi era stato insegnato a girare alla larga dalle situazioni sospette, ma nonostante questo continuai a scendere mentre mettevo una mano in tasca per prendere Vortice.
I guai mi attiravano come una calamita. Ormai era un dato di fatto (scientificamente parlando!)
Lentamente arrivai alla fine della scalinata con il cuore in gola. Strinsi la penna a sfera nel pugno pronto a togliere il tappo nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Svoltai l'angolo che ostruiva la vista sul resto del seminterrato e...
<<santo cielo!>>
La prima cosa che vidi fu Clarisse che mi puntava contro la sua lancia elettrica con un'espressione minacciosa sul viso, pronta a ridurmi in briciole.
<<ah, sei solo tu>> commentò lei e abbassò la lancia, delusa di aver scampato una possibile carneficina.
<<finalmente sei arrivato, non ci speravamo quasi più>> fu invece il saluto che mi rivolse Katie Gardner, mentre si intrecciava i capelli con le mani.
<<siete impazziti? Mi avete fatto prendere un'infarto!>> gridai, incurante dell'ora tarda e del coprifuoco.
In effetti 8 persone radunate intorno a un tavolo, munite di armi e con solo una luce soffusa a illuminare la stanza non era il migliore degli scenari.
<<se avessimo voluto ucciderti, avremmo provato in un altro modo più divertente. Un infarto può venire a chiunque. Non capita tutti i giorni di restare impalato dalla lancia di Clarisse>> ridacchiò Travis Stoll e alzò una mano per battere il cinque al fratello Connor.
Evitai di rispondere perché non volevo danneggiare in alcun modo le tubature della Casa Grande.
Mi portai, invece, una mano al petto per calmare i battiti del mio cuore e nel frattempo analizzai la situazione.
Apparentemente sembrava che ci fossero tutti i capigruppo delle varie cabine, me compreso. Tutti seduti composti sulle sedie intorno al tavolo che usavamo per le riunioni urgenti. Ma ancora non sapevo perché, ed era un particolare che mi interessava molto vista la situazione.
<<pretendo delle spiegazioni>> esordì, perché non avevo intenzione di restare a lungo. Se Chirone o il Signor D ci avessero trovati qui... non volevo nemmeno immaginare quello che ci avrebbero fatto.
<<non sei il solo>>
Solo in quel momento mi accorsi che era stata Annabeth a parlare. Il mio cuore ricominciò a battere furiosamente nonostante lo spavento iniziale fosse passato. Sperai che non notasse il mio cambiamento emotivo perché lei, se era sorpresa di vedermi, non lo diede a vedere. Restava seduta con la schiena appoggiata allo schienale e mi guardava apatica, come se avessi appena detto una delle mie solite stupidaggini.
Provai un improvvisa sensazione di caldo e successivamente un brivido mi attraversò la schiena.
Oltre che a mandarmi con la schiena al tappeto durante gli allenamenti, riusciva a mandarmi in cortocircuito il sistema nervoso ogni volta che mi guardava.
Mi riscossi e ritrovai la voce, facendo attenzione a non fissarla negli occhi <<qualcuno vorrebbe spiegarmi che diavolo sta succedendo?>>
Gli occhi di tutti si puntarono su Travis, Connor e Clarisse. A quanto pareva, nessuno aveva la più pallida idea del perché fossimo tutti lì, tranne loro tre.
La luce della lanterna sfarfallò rischiando di spegnersi. Lo stomaco mi saltò in gola. Non mi piaceva affatto quell'atmosfera da film dell'orrore.
Katie tirò qualcosa fuori dalla giacca a vento e lo posò sul tavolo in modo che fosse visibile da tutti e poi si rivolse direttamente ai tre interessati <<a quanto pare siete stati voi a chiamarci qui. Che succede?>>
Quello che aveva posato sul tavolo era il biglietto che presumo avessimo ricevuto tutti in segreto, lo stesso che mi aveva portato lì quella notte. "Seminterrato della Casa Grande. A mezzanotte.Vieni da solo"
Quando lo avevo trovato nella tasca della felpa avevo pensato che fosse una trappola ma la curiosità aveva preso il sopravvento e dunque eccoci tutti qui, radunati dove non dovremmo attendendo spiegazioni che ancora non arrivavano.
Poi Travis si alzò in piedi con una lentezza smisurata <<vi abbiamo fatti chiamare qui per parlare di una questione di massima urgenza>> disse. Il suo sarcasmo e il sorriso impertinente erano spariti.
<<scusa la domanda, Travis>> iniziò Silena, titubante <<ma se è una questione di massima urgenza non dovremmo parlarne insieme a Chirone e al Signor D? Perche tutta questa segretezza?>>
Sì alzò un coro di bisbigli, d'accordo con le sue parole.
Annabeth alzò gli occhi al cielo <<e proprio qui dovevamo incontrarci? Se ci scoprono finiamo tutti nei guai>>
Mi accorsi in quel momento di essere l'unico, eccetto Travis che si era appena alzato, ad essere ancora in piedi, così mi avvicinai al tavolo e mi sedetti su una delle sedie libere, a tre posti distante da Annabeth ma abbastanza vicino da permettermi di tenerla sotto controllo.
E soprattutto, di tenere sotto controllo me.
Fu Clarisse a rispondere questa volta, coinvolta in questo assurdo piano tanto quanto gli Stoll <<punto primo, questa è una questione di massima urgenza che riguarda solo noi e non ci sembrava il caso di allarmare inutilmente Chirone... e il Signor D, qualsiasi cosa faccia lui durante il giorno. E secondo, Annie cara, abbiamo scelto il seminterrato della Casa Grande proprio per non destare sospetti e passare inosservati. E adesso chiudete tutti il becco e stateci a sentire>> disse lei, guadagnandosi un'occhiata truce da parte della mia amica al solo sentire il nomignolo fastidioso con cui l'aveva chiamata.
Ero in quella stanza da meno di due minuti e avevo già capito che le parole chiave di quella serata erano silenzio e segretezza.
Grazie al discorso esaustivo di Clarisse che era riuscito a spaventarci tutti, toccò a Connor parlare stavolta <<grazie Clarisse, molto esaustiva come sempre>> poi si schiarì la voce <<come già sapete la guerra è alle porte>> iniziò, soppesando le proprie parole <<il campo sta subendo una serie di sconfitte, i mostri stanno facendo breccia nella barriera che ci protegge. E sappiamo tutti perché: nel campo c'è una spia>>
<<una talpa>> aggiunse Travis per enfatizzare le parole del fratello.
<<esatto Travis, una talpa. Per farla breve, amici miei>> Connor si appoggiò alla superficie del tavolo facendo leva sui pugni <<c'è un traditore tra noi. E dobbiamo scoprire chi è>>
La stanzetta piombò nel silenzio e un'assurda tensione calò sulle nostre teste.
Quei tre avevano organizzato tutto questo solo per venirci a dire che tra noi si nascondeva una spia? Non era un bel modo di infondere coraggio.
<<quindi il motivo per cui siamo tutti qui è per puntare il dito e affibbiare colpe?>>
I miei amici si voltarono verso di me. Non mi importava se avevo detto qualcosa di stupido, questo sistema non era il modo giusto di approcciarsi al problema e bisognava che qualcuno lo dicesse ad alta voce.
Clarisse alzò gli occhi al cielo <<e come sempre questo non capisce niente>>
<<invece capisco, Clarisse>> scattai <<è vero che siamo in clima di guerra ma se adesso iniziamo a diffidare gli uni degli altri non ne usciremo più>>
Ma le mie parole non ebbero l'effetto sperato. Nessuno mi prestò la minima attenzione
Accadde proprio quello che temevo. Iniziarono a scambiarsi occhiate sospette e fugaci, come se improvvisamente non vivessimo più tutti sotto lo stesso tetto e non ci conoscessimo da anni. Mi abbandonai allo schienale della sedia, nascondendo la faccia tra le mani, con fare stanco: sarebbe stata una lunga nottata.
<<se ci avete chiamato qui è perché avete già qualche sospetto su chi possa essere>> fece notare Will, scostandosi con tutta la sedia da Clarisse, che adesso teneva la lancia dritta al suo fianco. <<c'eravamo già fatti qualche idea>> ammise Travis, allungando le gambe sotto al tavolo e incrociando le dita sopra la pancia <<solo che è difficile dare la colpa quando i sospettati sono persone che conosci da anni>> non aveva tutti i torti.
Non condividevo la loro idea di averci riuniti qui per stanare la spia, ma non doveva essere stato piacevole sapere che qualcuno che conosci da tutta una vita potesse essere diventato un traditore.
<<e se la spia non fosse nessuno di noi?>> domandò la vocina flebile di Katie.
Un rumore improvviso mi fece sobbalzare: Clarisse aveva appena sbattuto la punta della lancia contro il pavimento <<in quel caso avete la mia parola che lo staneremo e gli faremo passare le pene dell'inferno. Se invece quel qualcuno si trova qui con noi adesso, gli consiglio di parlare, e subito>>
Quindi l'idea era "chi è la spia alzi la mano!" e problema risolto. Ma sfortunatamente non funzionava in questo modo. Chiunque fosse la talpa non sarebbe uscito allo scoperto tanto facilmente.
Da lì in poi smisi di ascoltare.
Non volevo sentire tutte le cattiverie che si stavano dicendo a vicenda, mentre si incolpavano gli uni con gli altri di qualcosa che semplicemente non potevamo controllare.
Nessuno di noi era la spia. Non era un fatto logico o scientifico, era qualcosa che sentivo.
Chiamatelo istinto, sesto senso o come vi pare.
Nessuno di noi si sarebbe mai alleato con Luke e Crono dopo che avevamo passato anni a cercare di respingerli.
Ma tutti questi pensieri rimasero intrappolati tra il mio cervello e la mia bocca e si rifiutarono di lasciare la mia gola.
<<la spia deve essere qualcuno di astuto>> stava dicendo in quel momento Connor, sfregandosi il mento con fare intellettuale.
<<qualcuno vicino al nemico>> aggiunse Will <<qualcuno che lo conosce bene>>
Temevo dove questo discorso ci avrebbe portato ma non avrei mai pensato che tutto quel parlare avrebbe ricondotto alla mia amica.
Improvvisamente aveva tutti gli occhi puntati su di sé. Annabeth si accorse del brusco cambio di tensione e si irrigidì.
Vidì che dentro i suoi occhi grigi si era appena rotto qualcosa. Non sapevo dire cosa con certezza, ma sapevo che avrebbe nascosto tutto dietro la sua fredda maschera che era solita portare.
<<non crederete mica che sia io la spia?>>
Quella frase fu sufficiente per catturare la mia totale attenzione. Annabeth non faceva trasparire nessuna emozione ma tutto in lei mi stava dicendo - urlando, perfino - che avrebbe voluto scappare.
<<sei quella che più era legata a Luke>> le parole di Clarisse furono sufficienti a tagliare l'aria.
Adesso stupore e rabbia brillavano negli occhi grigi di Annabeth mentre si sporgeva in avanti per dire <<io non c'entro niente in tutto questo casino. Sarò pur stata qualcosa per Luke ma non tradirei mai nessuno di voi. E lo sapete>> poi puntò lo sguardo in quello di Clarisse <<non so neppure come possiate dubitare di me dopo tutto quello che ho fatto per salvarci da morte certa>>
Aleggiava una strana tensione nell'aria, carica di parole allusive ma non dette. Non ancora.
<<tu eri innamorata di Luke, questo dovrebbe bastarci per dubitare di te>> pronunciare quelle parole impiegò uno sforzo pazzesco per Clarisse. Evidente non ci credeva nemmeno lei, ma in tempo di guerra si credeva a qualsiasi a cosa.
Quello che disse non trapassò solamente il cuore di Annabeth ma anche il mio. Respirare mi era diventato quasi impossibile, adesso.
Sapevo che Annabeth aveva provato qualcosa di più che semplice amicizia per Luke. Lo sapevo ma non l'ho mai detto a nessuno perché non volevo crederci.
Eppure sapere che un tempo Annabeth provava qualcosa per quel viscido bastardo mi faceva rabbia.
Rimasta sorprendentemente senza parole, la mia amica fece qualcosa di inaspettato: si voltò nella mia direzione - no, scusate, non nella mia direzione, ma proprio verso di me - e disse <<diglielo, Percy. Dì loro che non sono io la spia>>
Dì che mi credi, che qualsiasi cosa accada tu resterai dalla mia parte, sembrava volermi dire.
La sua suonava più una supplica che una richiesta il che contribuì a sconvolgermi ancora di più.
Avrei voluto rispondere.
Avrei voluto (e dovuto) dire che non credevo che fosse lei la spia, che non lo pensavo e che mai lo avrei pensato.
Avrei anche voluto aggiungere che mi faceva ribrezzo il solo pensiero che lei avesse potuto provare qualcosa per Luke, e non perché c'era una chiara differenza di età, ma perché semplicemente la mia mente non riusciva a concepire un mondo in cui io e lei non eravamo insieme.
E questo mi spaventava.
Avrei dovuto prenderla da parte e confessarle che ormai lei era diventata il mio unico pensiero e che non volevo che pensasse che tra me e Rachel potesse esserci qualcosa.
Avrei definitivamente potuto dire tantissime cose.
Eppure feci tutto l'opposto.
Quando aprì la bocca per dire tutto quello che pensavo, le parole mi rimasero impigliate in gola.
Avevo già accennato al fatto che tutti quei pensieri mi spaventavano a morte?
Interpretando quel gesto come un tentennamento, Annabeth distolse lo sguardo e scansò la sedia dal tavolo, facendo stridire i sostegni di legno <<non sono io la spia. Credetemi, non fatelo, non mi interessa. Ma non è della mia lealtà che dovreste dubitare>> si alzò e imboccò di corsa le scale che portavano in superficie, senza più degnarmi di uno sguardo.
Il terrore iniziale che mi aveva pietrificato le corde vocali lasciò il mio cervello come per magia. Il mio corpo reagì d'istinto. Mi alzai anche io e la seguì <<Annabeth!>>
Nessuno tentò di fermarmi. Sapevano che non sarebbe servito a niente.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now