- Caramelle gommose -

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"parlami di te, Percy"
"preferisco non farlo"
Silenzio. Conto i respiri che faccio nel mentre che attendo una risposta.
"siamo solo io e te. Perché non vuoi farlo?"
"non sono tenuto a darvi risposte" scatto, stringendo i denti fino a che non mi fa male la mascella.
Non ho voglia di parlare.
"mi vedi come una minaccia" afferma, studiandomi come un'opera d'arte di cui non si comprende il significato.
"voi dite?" ribatto sarcastico, con la speranza che possa congedarmi alla svelta.
"è perché lavoro per gli dei?" mi domanda la terapista, senza mollare la sua preda. Non è antipatica, anzi se non fosse stata assunta da Zeus, potremmo anche essere amici.
Porta i capelli biondi legati in una stretta crocchia dietro la testa e un paio di occhiali dalla montatura rettangolare, il che le conferisce un aspetto serio e intelligente.
Non metto in discussione che abbia studiato a Harvard o a Oxford, ma non riuscirei a rilassarmi neanche se avesse studiato sulla luna.
"non siete voi la vera minaccia" rispondo restando sul vago "ma quelli che vi hanno assunto. Ditemi la verità, siete l'ennesima amante di Zeus e sua moglie vi ha messo a lavorare qui in cambio della vostra vita?" se fosse vero non ne sarei sorpreso.
Era ne sarebbe in grado.
La signora Jones non reagisce alla mia domanda dal tono sprezzante. Si limita a sistemarsi meglio gli occhiali sul naso "con chi sei arrabbiato, Percy?" mi chiede riprendendo a studiarmi a fondo "a parte con gli dei, è ovvio"
Non le chiedo perché sostiene che ce l'abbia con gli dei anche se chiunque può tranquillamente tirare a indovinare.
Mi hanno imbottito di responsabilità e profezie e mandato a salvare il mondo. Ma reprimo questi pensieri da anni. Non è il momento di tirarli fuori adesso. Prima di fare qualsiasi cosa stupida, decido di accartocciare quella parte di me e di gettarla nell'angolo più nascosto della mia mente.
"rispondete alla mia domanda prima" se suono scortese non mi interessa.
Lei appoggia la cartellina di plastica rigida sul ginocchio accavallato e mi fissa enigmatica "io sono una semplice mortale, non ho mai parlato direttamente con Zeus se non con la sua assistente e sono stata chiamata dal tuo istruttore per parlare con te. Perché non vuoi aprirti con me? Sei in un ambiente sicuro, se è questo che ti preoccupa"
Rimango con la schiena dritta nonostante lo schienale del divanetto di pelle sia molto invitante "siete troppo gentile per lavorare per Zeus" la mia è una affermazione del tutto fuori luogo. Per quel che ne so potrebbe essere un mostro sotto copertura.
"perché non riesci a fidarti di me?" mi domanda incuriosita la terapista
Faccio un respiro profondo. Tanto vale dire la verità finché sono bloccato qui "perché ogni volta che provo a fidarmi di qualcuno finisce male. Per me" ci tengo a chiarire.
La dottoressa solleva gli angoli della bocca in un aspettato sorriso "ecco, visto? Ti sei appena confidato con me"
Realizzo che è vero e che non avrei dovuto farlo.
"se adesso io mi apro con voi, potreste usare le mie informazioni contro di me" rivelo con un retrogusto amaro in bocca "sono molti che vorrebbero la mia testa su una picca"
Solleva un sopracciglio "davvero? Sono una mortale, non sopravvivrei a lungo con un segreto del genere, non credi?"
Non ha tutti i torti.
Zeus la fulminerebbe prima
"allora perché sono qui?"
"so solo perché io sono qui. Perché Chirone mi ha chiesto di farlo. Secondo te, perché sei qui?"
L'occhio mi cade involontariamente sul barattolo di vetro sul tavolino basso davanti a me contenente numerose caramelle gommose dai diversi gusti e colori.
Mi viene voglia di prenderne una manciata e di mettermele in bocca "sentite, dottoressa, questo tipo di psicologia non funziona con me" decido di mettere le cose in chiaro fin da subito "io non volevo essere qui. Chirone mi ha obbligato. In verità ha obbligato sia me che Annabeth ma lei ha questo dono nell'usare le parole per rivoltare le situazioni a suo vantaggio ed è riusciva a scampare questa agonia. Io invece sono caduto nella trappola"
La mia interlocutrice ascolta tutto in silenzio "allora non parlarmi se non te la senti. È solo che devi stare con me per ancora un'ora" dice dopo un breve consulto all'orologio di metallo al polso "se vuoi passare un ora in silenzio, per me va bene"
Inizio a fremere di rabbia. La sua tranquillità mi da sui neri "come fate ad essere così calma? Io al suo posto vi avrei cacciato senza ripensamenti" ed è uno dei motivi per cui non diventerò mai un dottore.
"sei pieno di rabbia, Percy"
"certo che lo sono"
"che ne dici se usi un po' della tua rabbia per raccontarmi come stanno le cose?" mi propone così su due piedi, mentre io mi contorco le mani per il nervosismo.
Dato che ho un'ora da passare, forse ha ragione.
Non per questo condivido l'idea di una seduta di terapia ma dato che ci sono forse posso ricavarci qualcosa di buono.
Le racconterò solo il necessario affinché sia soddisfatta e possa dire a Chirone e a mia madre che sto bene. Giusto per farli contenti.
"di cosa volete che parli?"
"di quello che vuoi" risponde "per esempio, prima hai menzionato una certa Annabeth. Ti va di parlarmi di lei?"
Siccome non posso fare altrimenti, inizio a parlare "Annabeth è la mia ragazza" dico "ci conosciamo fin da quando avevamo 12 anni. Lei è brava con le parole"
Non che questa sia la descrizione più brillante di Annabeth ma non mi sento a mio agio e devo arrangiarmi come posso.
"perché non è voluta venire?" mi chiede
"Annabeth è sempre stata così" dico di getto "non si trova a suo agio a parlare di come si sente. Fa la parte della dura ma sotto sotto è fragile. Non è molto brava ad esprimere i suoi sentimenti ma io so sempre come si sente. Definitelo una sorta di sesto senso"
La dottoressa Jones sorride "sembri amarla moltissimo"
Rimango in silenzio per meditare su ciò che voglio dire dopo "abbiamo attraversato il Tartaro insieme" parlare di quel posto mi fa venire i brividi. Devo sempre imparare a gestire i miei incubi. Ma una volta ho sentito dire che parlare dei propri traumi è un ottimo modo per riuscire a superarli "sarebbe caduta da sola se non l'avessi seguita. È stato un periodo molto difficile ma non rimpiango mai di averlo fatto. Se non l'avessi seguita sarebbe morta" butto giù a fatica il nodo che mi stringe la gola.
"questo è molto nobile, Percy"
"si me lo dicono in molti"
Tra noi cala il silenzio. Prendo una caramella gommosa blu, che appena metto in bocca si scioglie in un dolce sapore al mirtillo.
"e ti pesa il fatto che siano in molti a fartelo notare? Ti senti mai, come dire, schiacciato da questo peso?"
Infilo le mani nelle tasche della felpa "se devo essere sincero, si. Ogni volta. Lo dicono come se fossi invincibile, come se non potessi mai sbagliare. In verità faccio molto errori e continuo a farne"
Stranamente parlare con lei mi viene naturale, adesso che mi sono sciolto. Deve essere questo il potere dei terapisti.
"non è solo con gli dei che sono arrabbiato" rivelo mentre appoggio la schiena allo schienale morbido del divanetto "non capisco perché Chirone abbia deciso di mandare proprio me qui. Insomma, è vero che combatto i mostri da quando avevo 12 anni ma ci sono un sacco di altri ragazzi che ne avrebbero bisogno più di me"
Ormai non riesco a fermarmi. Le parole mi escono dalla bocca prima di poterle pronunciare io stesso
"prendete per esempio Annabeth. Lei è scappata di casa a 7 anni, di certo ne ha passate più di me. Poi c'è Nico, che ha perso sua sorella Bianca per colpa mia, e Jason e Leo..."
"fammi capire" mi interrompe la dottoressa sistemandosi la montatura meglio sul naso, per la seconda volta da quando avevo cominciato a parlare "tu ti senti in colpa per essere qui quando invece credi che ci sono altri tuoi coetanei che ne avrebbero più bisogno di te, giusto?"
in pratica... "si, esatto"
Lei posa la cartellina rigida sulla scrivania dietro di lei e poi torna a guardarmi "ti senti spesso in colpa per qualcosa che non riesci a risolvere?"
Sembra leggermi nel pensiero.
Nel frattempo che penso a una risposta prendo un'altra caramella dal barattolo di vetro. Questa volta è viola. Frutti di bosco.
"voglio solo proteggere i miei amici" rispondo con tono incerto
"e questo è segno di grande lealtà, Percy" mi rassicura la terapista "ma non sei te che devi assumerti la colpa per qualcosa che non puoi controllare. Non è colpa tua se Annabeth è dovuta scappare di casa così piccola, nè se la sorella di Nico è morta. Ci sono forze superiori alla nostra volontà e al nostro buon cuore"
"si, forze superiori chiamate 'dei dell'olimpo" rispondo stizzito. Sempre al solito punto.
"quindi è per questo che ce l'hai con gli dei" osserva la signora Jones "credi che ci siano loro dietro a tutte le cose brutte che ti accadono?"
"è così infatti" prendo una caramella gialla che sa di limone "da quando ho scoperto di essere un semidio mi sono successe solo cose brutte e per colpa di chi? Degli dei che non sanno risolvere i loro problemi da soli"
Se ci fosse Annabeth mi direbbe di non gridare i miei pensieri ai quattro venti, soprattutto considerando che sono su suolo divino, ma ormai non mi importa. Che sentano.
"Prima Crono, poi Gea" scuoto la testa per scrollarmi quei ricordi di dosso "non ce la faccio più. Sono stanco di combattere. Non voglio più sentire il peso del mondo sulle spalle, letteralmente e metaforicamente. È troppo chiedere un po' di tranquillità?"
La dottoressa studia la mia espressione. Poi dopo un breve momento di silenzio dove mi metto in bocca un caramella nera alla liquirizia e una arancione all'arancia, riprende "le cose brutte accadono, Percy, e non possiamo farci nulla. Forse è vero che un po' c'entrano le Moire e il Fato, ma per il resto io credo che le cose accadono per un motivo. Pensaci: se non avessi scoperto di essere un semidio, adesso non staresti con Annabeth, o non avresti conosciuto tutti i tuoi amici, o la tua famiglia non sarebbe quella che è"
Forse ha ragione. Si, se la mia insegnate di matematica non avesse provato a uccidermi adesso non sarei quello che sono. Le devo un favore.
"approposito di famiglia" la voce della terapista mi riporta alla realtà "parlami un po' della tua. So che tua madre si è risposata e che hai una sorellina piccola. La cosa non ti reca disagio?"
Ci metto un po' a capire che sta parlando del nuovo marito della mamma "Paul? No, affatto. È un brav'uomo e un ottimo padre. Lui e mia madre vogliono molto bene a Estelle. È fortunata"
La dottoressa sorride "quindi sei d'accordo con me se ti dico che è merito degli dei se tua madre e Paul si sono conosciuti?"
Aggrotto le sopracciglia così tanto che per poco non si toccano.
"se Poseidone non avesse lasciato tu e Sally, lei non avrebbe sposato il tuo ex patrigno defunto e di conseguenza non avrebbe conosciuto Paul. Ti torna il mio ragionamento?"
Annuisco.
Messa in questo modo forse ha ragione. Decido di raccontarle di Gabe il Puzzone prima ancora di averci pensato due volte.
"quello che vi ha fatto è terribile e tu sembri scosso anche dopo anni, non è così?"
"in effetti si" guarda il barattolo di caramelle e mi domando quanti altri gusti abbia.
Ne prendo una verde. Lime "ma ormai mi sono lasciato tutto alle spalle. Con tutto ciò che ho passato in seguito, Gabe sembra una bazzecola se non fosse che ha fatto del male a mia madre" continuo a fissare il barattolo come se volesse scappare da un momento all'altro "se non fosse stato per me si sarebbe risparmiata molto dolore..."
"lo fai di nuovo" mi interrompe la dottoressa Jones, in tono di rimprovero "ti dai di nuovo la colpa per qualcosa di cui non sei responsabile"
Rilasso le spalle contro lo schienale "è più forte di me. Cosa dovrei fare?"
"innanzitutto iniziare a pensare che non tutto accade per colpa tua, Percy" dice addolcendosi "e poi parlarne con qualcun'altro aiuterebbe. Con tua madre, forse..."
"no, mia madre no"
Voglio bene alla mamma ma non posso addossarle un altro peso, non con Estelle così piccola che richiede molte attenzioni. Lei merita di vivere la sua vita. I miei problemi sono solo... miei.
"allora con Annabeth" propone la terapista "credi di poterci riuscire?"
Ci rifletto anche se non ho bisogno per niente di rifletterci. Lei è Annabeth, l'unica di cui mi fido, l'unica con cui possa parlare davvero "credo di sí"
la dottoressa consulta il suo orologio, riprende la sua cartellina, ci scribacchia qualcosa, la ripone sulla scrivania e poi mi guarda con i palmi delle mani appoggiate sul ginocchio accavallato "la nostra ora è terminata, Percy"
Guardo l'orologio. È passata davvero un'ora? Così velocemente? "oh"
"mi piacerebbe se tornassi. Ovviamente se è quello che desideri tu, in caso contrario è stato un piacere conoscerti. A te non sembrerà ma hai fatto molti progressi. Ti sei aperto con me ed è un grande passo avanti"
Mi alzo un po' titubante ma non prima di aver preso un'altra manciata di caramelle gommose "mi sono sbagliato. Devo dire che mi sento meglio"
"ne sono contenta" e quando la saluto e mi dirigo verso la porta, la dottoressa mi ferma
"e, Percy?"
"si?"
"puoi prendere il barattolo"
Capisco dopo un paio di attimi che si riferisce al barattolo delle caramelle gommose, così faccio dietrofront, lo prendo sotto braccio e poi esco dallo studio più soddisfatto di quando ci sono entrato.
Quando esco all'aperto, trovo Annabeth e Chirone ad aspettarmi impazienti, e quando mi vedono che procedo verso di loro, mi vengono incontro.
Annabeth mi abbraccia prima che possa parlare "mi dispiace non essere venuta con te, di averti lasciato solo"
Capisco che si sente in colpa e l'abbraccio a mia volta, stringendola forte con un solo braccio "non fa niente, non preoccuparti"
"com'è andata?" mi domanda Chirone, mentre sferza l'aria con la coda equina.
"piuttosto bene" e sono sincero "non lo credevo possibile"
Credo abbia capito che non sono più in collera verso di lui.
Annabeth si stacca da me e si acciglia quando il suo sguardo ricade in basso "che cos'è quello?" domanda indicando il barattolo di caramelle gommose che tengo sotto braccio.
Mi sono quasi scordato di avercelo "un regalo della dottoressa. Non fatemi domande. Sono buone. Ne vuoi una?"
Annabeth mi guarda scettica ma solleva lo stesso il coperchio si mette in bocca una caramella rosa scuro al lampone.
Poi ci incamminiamo in silenzio lungo il vialetto, costeggiato da alberi dalle foglie rosa metallo e boccioli di fiori bianchi.
Passa un po' di tempo prima che Chirone mi chieda "Percy. Stai bene?"
E per la prima volta da molto, moltissimo tempo sono sincero "si. Sto bene"

Si, ho preferito dare del 'voi' alla terapista, invece che del 'lei', ma adoro come suona (e anche perché da quando ho finito di leggere la saga dell'Attraversaspecchi lo adoro ancora di più ;))

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now