Immagina #1

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What if... #2

Immaginiamo uno scenario del genere:

Annabeth è stata rapita da Crono nel terzo libro, rinchiusa da qualche parte e forse — forse — anche torturata. (drammatizziamo leggermente, ormai è questo il mio stile)

Nel frattempo al Campo, tutti i capigruppo sono riuniti nel seminterrato della Casa Grande. Stanno cercando di capire dove si trovi Annabeth, se è ancora viva e soprattutto un modo per salvarla.
Ma qualsiasi cosa venga proposta viene bocciata perché c'è sempre qualcuno in disaccordo.
La tensione nell'aria è palpabile.

Improvvisamente, nella stanza, irrompe Grover, agitato.
Ha tra le mani una videocassetta.
È da parte di Crono, dice.

Gli Stoll recuperano un videoregistratore e inseriscono la cassetta. Tutti hanno gli occhi puntati sullo schermo.

Nel filmato non si vede molto. Non capiscono cosa stia inquadrando.
Sicuramente un luogo buio, privo di luce; roccioso e brullo.
Non si vede niente, ma si sente qualcosa.

Un urlo agghiacciante squarcia il silenzio.
Fa sobbalzare tutti.
È di una ragazza.

Sullo schermo appare una scritta bianca, che sfarfalla a intermittenza:
"Sei davvero un eroe, Percy Jackson? Allora vieni a salvarla", recita la scritta.
All'inizio non capiscono cosa voglia dire.

Ci sono altre urla. Sempre della stessa ragazza.

Non la vedono ma capiscono subito di chi si tratta.

È viva, mormora qualcuno.
Non migliora affatto la situazione.

Ma il video non è ancora finito.

La ragazza riprende a urlare, più forte.
Le stanno facendo male.
Non sanno come o quanto forte, ma è chiaro quale sia l'intento di Crono: distruggerla, piano, pezzo per pezzo. È questo il motivo per cui ha inviato quella videocassetta.

Le urla diventano un pianto, parole, grida, suppliche rivolte al cielo.
Cala un silenzio di tomba. Nessuno parla, nessuno abbassa il volume, nessuno lo spegne.
Nessuno ha il coraggio di dire niente.

Un nome. Lei sta gridando un nome.

Percy, sta gridando Annabeth.
Tante volte. Come una preghiera.
Percy, ti prego salvami.

Nessuno nella stanza si era accorto di Percy, — mani appoggiate sulla superficie del tavolo, corpo proteso in avanti e teso come una corda di violino — fino a quando lui non afferra qualcosa nel pugno (ancora non so cosa, forse un bicchiere, ma deve essere per forza di vetro), si volta e lo scaglia con violenza contro la parete.

*l'ipotetico bicchiere* va in frantumi.

Tutti si voltano nella sua direzione, ma nessuno dice una parola.

Percy lancia un grido soffocato, — sofferenza, angoscia, forse un miscuglio, non si sa bene cosa sia — si prende la testa tra le mani e piange lacrime silenziose.

Grover lo guarda, afflitto. Percepisce le sue emozioni. Ma non può consolarlo.
Stanno facendo male alla ragazza che ama.

Chirone spegne la videocassetta. Per la prima volta nella sua lunga esistenza non sa cosa dire. È indeciso se distruggerla o tenerla. Odia suo padre, vorrebbe vederlo bruciare all'inferno.

Poi Percy si raddrizza. Quando parla, delle lacrime c'è solo il ricordo sulle guance, e la sua voce è pregna d'ira, furia ceca, un fuoco che brucia.
Lo ammazzo, dice. È una promessa.
Ucciderò quel figlio di puttana con le mie stesse mani. Non deve mai più osare avvicinarsi a lei.

Non gli dicono niente e non mettono in dubbio quelle parole.

Solo Talia ha il coraggio di avvicinarsi, le nocche della mano in cui sta stringendo l'arco sono bianche per lo sforzo.
Sono con te. Qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare, io ci sto, gli dice, quel bastardo ha i giorni contati.

(Tutto questo con il ritornello di "Mary On A Cross" di sottofondo e ora la smetto perché sto piangendo)

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now