- Darling, love never lies -

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Prima di iniziare a raccontarvi, faccio una piccola premessa: odio Afrodite.
Davvero ma davvero tanto.
Sarà stata una delle poche dee a non volermi ancora morto, ma non cambiava di una virgola ciò che pensavo. Vi starete chiedendo perché, suppongo.
Lasciate che vi racconti meglio (perché se non sei Percy Jackson non hai niente di cui preoccuparti. Tanto ci sono io che uccido i mostri)
Quella mattina mi ero svegliato con il mal di pancia, come se il mio stomaco si fosse messo a ballare la samba.
In quei casi, c'era da preoccuparsi.
Il mio istinto mattutino mi diceva che qualcosa sarebbe andato storto. E il mio istinto non mentiva mai.
Mentre mi rigiravo nelle coperte, ragionai sulle possibili cause.
Non avevo ancora compiuto 16 anni, quindi, a meno che Crono non avesse deciso di attaccare prima Manhattan, la guerra non c'entrava nulla.
Non era né Natale, né Pasqua né San Valentino, quindi avrei evitato figure imbarazzanti davanti ad Annabeth. E se evitavo figure imbarazzanti davanti a lei, allora ero bravissimo.
Non sapevo cosa sarebbe successo.
Così dovetti alzarmi e andare in bagno, dato che ormai ero sveglio.
Quello che vidi nello specchio mi lasció completamente senza fiato... e cacciai un urlo.
Si, è davvero poco cavalleresco ma è andata proprio così. Mi sciacquai il viso con l'acqua ghiacciata del lavandino ma quando tornai a guardare il mio riflesso, ero sempre lo stesso.
Allora guardai più da vicino. Fino al giorno precedente entrambi i miei occhi erano verdi, e almeno su questo ero sicuro.
Non verdi e grigi. Perché si, cari amici, avevo l'occhio sinistro verde e quello destro di colore grigio.
Perché? Se l'avessi saputo non starei a parlarne con voi. Doveva essere uno scherzo.
Dovevo essermi sbagliato per forza. O forse ero solo daltonico. Si poteva diventare daltonici da un giorno all'altro? E con quei pensieri, mi vestì e andai a fare colazione.
Non avevo molto tempo da perdere ed ero abbastanza sicuro che stare davanti ad uno specchio non fosse molto produttivo.
Purtroppo non passai inosservato. Un ragazzo con gli occhi di due colori diversi non passava inosservato in ogni caso. E ciò mi aveva rincuorato perché voleva dire che non ero daltonico.
Poi mi si avvicinó Grover. Finalmente una faccia amica, pensai.
Si sedette davanti a me senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
- ciao Percy - che bel modo di iniziare la giornata. Sbuffai - so cosa vuoi chiedermi, Grover... -
- ma che hai fatto agli occhi? -
Adoravo la sua franchezza - secondo te lo so? Mi sono svegliato così questa mattina -
- forse hai contratto qualche malattia mortale o... - ipotizzó il mio amico.
- Grover! Grazie tante -
Il mio amico satiro inizió a masticare un piatto di plastica - dovresti parlarne con Chirone -
- avevo intenzione di farlo -
Silenzio.
- ma...? -
- non c'è nessun ma -
- si che c'è - sorrise Grover - devo ricordarti che siamo collegati empaticamente? -
Scivolai giù dalla panca - ma prima volevo chiedere un parere ad Annabeth. Sai com'è. Figlia di Atena. Grande ampliamento delle conoscenze. Super cervellona -
Ero rosso in viso? No, perché mi sentivo andare a fuoco la faccia.
- l'ho vista uscire dalla sua cabina pochi minuti fa. Starà venendo anche lei a fare colazione - lanció uno sguardo al tavolo di Afrodite - dovresti parlarle - perché sentivo gli occhi delle ragazze di Afrodite addosso? E perché sentivo le farfalle nella pancia? Dovevo assolutamente passare a prendere l'insetticida - é proprio quello che avevo intenzione di fare - deglutì visibilmente. Non riuscivo a tenere le mani ferme. Diedi la colpa alla mia iperattività - sai che ti dico? Non posso aspettare. Vado a cercare Annabeth -
Così iniziarono tutti i miei problemi.
Ripercorsi il padiglione e spalancai la porta proprio nel momento in cui un'altra persona le stava aprendo dalla parte opposta.
Risultato? Avevo dato una sportellata sul naso dell'altra persona.
- oh, dei. Scusa, non ti avevo...- farfalline svolazzanti -... vista -
Rompere il naso della tua migliore amica non faceva partire bene la giornata. Grover ridacchió senza contegno.
Annabeth si teneva il naso con le mani - cielo, Percy!-
Cercai di aiutare in qualche modo - scusa, credimi io non volevo... -
La guardai negli occhi e lei guardò me.
Poi gridammo all'unisono. Neanche quello fu molto cavalleresco.
Lei indicó la mia faccia - hai un'occhio grigio! -
- e te hai un'occhio verde! -
Dovevo dire che gli occhi verdi le donavano, ma mai quanto gli occhi grigi...
Scusate, mi ero distratto. Dove eravamo rimasti? Ah, si, al momento in cui ho scoperto che avevamo occhi difettosi. Quindi non ero l'unico ad avere due occhi di colore diverso. Meno male.
Chirone si avvicinó al piccolo trotto.
Ci guardó entrambi... e sorrise.
No, dico io: come si poteva sorridere in un momento come quello?
- dopo colazione, venite alla Casa Grande - poi guardó il tavolo di Afrodite
- Silena, accompagnali tu per piacere -
- certo, Chirone - il sorrisetto che ci rivolse non mi preannunció niente di buono.

Buona notizia: non avevo rotto il naso di Annabeth. Era fantastico. Almeno non mi avrebbe spaccato la faccia a breve.
Cattiva notizia: Chirone e Silena non la smettevano di sorridere. E non era un buon segno.
Cercavo di stare il più lontano possibile da Annabeth, qualcosa mi diceva che se mi fossi avvicinato troppo mi avrebbe fulminato con lo sguardo. Tralasciando il piccolo incidente di quella mattina, ultimamente mi guardava storto. Era sempre di cattivo umore e mi evitava come la peste.
Non credevo di essere tanto brutto.
Se provavo a parlarle sfociavamo sempre in una discussione e se accennavo a Rachel se ne andava impettita. Se c'è qualcosa che non avrei mai imparato, quello era capire le ragazze.
- allora, ragazzi - Chirone ripose la sua parte equina nella sedia a rotelle
- suppongo abbiate delle domande -
- suppone bene - borbottó Annabeth.
Il fatto che ci fosse Silena, non mi confortava affatto.
- Silena sarà in grado di spiegarvi meglio -
La figlia di Afrodite prese allora la parola - prima di cominciare, lasciate che vi guardi meglio - rimasi immobile per i successivi due minuti mentre Silena sorrideva e borbottava qualcosa che suonava come un "oh miei dei! Lo sapevo, lo sapevo"
Quando finì di ammirare i nostri occhi, si ricompose - Afrodite vi ha presi in simpatia -
- l'avevamo notato - risposi - che cosa ci è successo? -
Silena congiunse le mani - mia madre ha sempre creduto di dover stimolare il giovane amore, così decenni fa inventó quello che le piace chiamare "un giochetto divertente": scambiava il colore degli occhi di due anime gemelle e si divertiva nel vederli vagare per la terra in cerca dell'amore della loro vita - fece una pausa e il suo sorriso si allargó ancora di più
- Elena e Paride, per esempio. Erano la sua coppia preferita -
Chirone si portó la tazzina con il tè alla bocca - non si verificava un fatto del genere da...più o meno 650 anni -
Restai senza parole, o meglio me ne restavano abbastanza da formulare una frase di senso compiuto - quindi... come faccio a far tornare verdi entrambi i miei occhi? - capisco solo adesso che avevo detto la frase sbagliata al momento sbagliato.
Silena si batté una mano sulla fronte
- non ci credo che lo hai detto veramente -
Cercai il supporto di Annabeth con lo sguardo, ma non era nella situazione di farmi da supporto morale: era tutta rossa in viso e se ne stava immobile con la bocca spalancata.
Avevo detto qualcosa di sbagliato?
- che hai? - rammentate bene le mie parole: mai chiedere ad una ragazza "che hai?".
Potrebbe staccarvi tutti gli arti. Per fortuna non era quello il mio caso. Annabeth si limitó a fulminarmi con lo sguardo - non capisci, Percy? - poi si voltó verso Silena e Chirone - è impossibile. È semplicemente... -
- meraviglioso! - esclamó la figlia di Afrodite - io l'ho sempre saputo -
- io non... non ho capito... - ma fui interrotto.
- c'è un modo per tornare normali? - chiese Annabeth, evitando di incrociare il mio sguardo - e per... eliminare questa specie di cosa maledetta? -
Adesso ero confuso - ehy! - finalmente riuscì ad attirare l'attenzione su di me - potreste spiegarmi meglio? Mi fareste una grande cortesia -
Annabeth sospiró esasperata - anime gemelle ti dice nulla? -
Ci misi qualche secondo a capire tutta la storia. E non andava affatto bene.
- oh... - la mia faccia assunse un colore indefinito - quindi... io... io e lei siamo... siamo in qualche modo...tipo... -
Annabeth diventó, se possibile, ancora più rossa - no! No, Percy, cosa vai a pensare! Beh... no! No! No e basta -
Annabeth aveva seri problemi a comunicare. Perché il mio cuore aveva accellerato il suo battito? No, era solo l'ansia del momento.
- mia madre è precisa su certe cose - si sentì mormorare Silena.
Mi voltai verso la mia unica speranza
- Chirone, per favore, ci dica che Silena sta sbagliando e che Afrodite si diverte solo a prendersi gioco di noi. Oppure ci dia che è solo uno scherzo -
Il vecchio istruttore si strinse nelle spalle - vorrei poterlo dire, ma sarebbe una bugia -
Allora scivolai giù dal divanetto.
Io e... Annabeth?
No, no, no no, no non è possibile. Quando mi aveva baciato sul moment monte Sant'Elena, era stato solo un gesto disperato, io non le piacevo...vero?
Non ne ero più tanto sicuro. Ed io? Io cosa provavo? Non ne avevo la più pallida idea.
Ingoiai il groppo che mi serrava la gola - come... come torniamo normali? - la mia voce risuonó di un ottava più altra. Silena e Chirone si scambiarono uno sguardo - chi può saperlo - disse lei - di solito avviene quando i due individui ammettono il reciproco amore -
I due individui dovevamo essere io e Annabeth. Ammettere il reciproco amore? Avrei dovuto abituarmi ad avere due occhi diversi.
Vidi Annabeth rivolgermi un'occhiata implorante. Se credeva che avrei fatto io il primo passo, allora si sbagliava.
Come avrei dovuto iniziare? "credo di provare qualcosa per te ma sono troppo codardo per ammetterlo" non credo funzionerebbe come tecnica per il rimorchio.
Guardai Silena nella speranza che mi dicesse che era tutto uno scherzo e che in verità non c'era nessuna anima gemella. Quello che mi disse fu un
- darling, love never lies -
- che? - chiesi.
- "l'amore non mente mai" - tradusse Annabeth - santi numi, Percy, almeno le basi -
E lei doveva essere la mia anima gemella? Piuttosto era la coscienza irritante che mi bacchettava ogni volta che sbagliavo una pronuncia.
Quello sarebbe stato un lunghissimo anno.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now