- Un pizzico di magia -

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Il problema non era tanto l'essere l'unica ragazza rimasta al campo mezzosangue quella sera d'estate, ma il fatto di aver dimenticato lo zaino con il computer di Dedalo accanto al trono di sua madre sull'Olimpo.
Ma perché il suo zaino era sull Olimpo?
Quella era la vera domanda.
- di immortales - imprecó Annabeth mentre si sedeva sul letto. Soltanto adesso che ne aveva bisogno, si era resa conto di non averlo.
Il computer era nello zaino che aveva portato con sé sull'Olimpo. E proprio adesso sul monte Olimpo c'era una festa dalla quale lei era scappata perché sapeva che ci sarebbe stata anche Rachel Elizabeth Dare. Quella ragazza le dava sui nervi.
Era certa che avrebbe iniziato a strangolarla se se la fosse trovata davanti.
Se Annabeth pensava a tutti i suoi amici vestiti eleganti, che in quel momento se la spassavano ad una festa divina, le veniva da vomitare.
Annabeth avrebbe potuto mandare un messaggio iride a sua madre, dicendole che sarebbe passata dall'Olimpo il giorno seguente per prendere lo zaino che si era dimenticata di portar via quando li avevano convocati dopo la vittoria su Crono.
Lunga storia.
Erano tutti andati alla festa sull'Olimpo ma Annabeth aveva rifiutato, nonostante Grover le avesse implorato di venire.
"dai, Beth, coraggio"
"preferisco di no"
"Ma ci saranno tutti"
"meglio, così nessuno sentirà la mia mancanza"
"è per Percy e per quello che è successo tra voi?"
Forse Annabeth non avrebbe mai dovuto annuire, ma era la verità. Dopo la battaglia, Annabeth credeva di essere finalmente pronta a confessare i suoi sentimenti a Percy.
Ma era arrivata Rachel e gli era letteralmente saltata addosso.
Percy sembrava a disagio e quando riuscì a scollarsi di dosso la rossa, Annabeth era già scomparsa.
Per questo era rimasta nella sua cabina quella sera. Credeva che, concentrandosi sul computer di Dedalo, si sarebbe potuta distrarre ma non aveva il computer.
Lo aveva lasciato sull'Olimpo, proprio nel posto dove non voleva andare quella sera. E se durante la festa, ci gettavano per sbaglio qualche liquido sopra? Annabeth faticava a credere che ci sarebbe stato qualcuno di sobrio.
E se lo rubavano? O peggio, se lo nascondevano? Annabeth non poteva lasciarlo lassù incustodito.
E se Percy l'avesse trovato e non glielo avesse detto perché era troppo impegnato a sbaciucchiare Rachel?
Annabeth cercó di non pensarci.
Ma non poteva lasciarlo lassù! Era un oggetto troppo importante.
Annabeth considerò a lungo la cosa.
Non voleva andare a quella festa, ma neanche lasciare il computer di Dedalo incustodito lì da qualche parte. Quindi poteva salire sull'Olimpo, entrare, afferrare lo zaino e scendere.
Tutto questo in meno di 30 minuti.
Si, decise che così poteva andare.
Annabeth si prese qualche minuto per guardarsi allo specchio. Non indossava niente di troppo adatto per una festa: indossava un paio di jeans corti, una maglietta del campo e teneva i capllli legati in una treccia ordinata da cui scappava qualche ciuffo biondo. Aveva visto le ragazze di Afrodite uscire con indosso abiti super eleganti e con acconciature cotonate.
E lei, invece, usciva con qualcosa di estremamente casual per niente formale. Ma poco le importava.
Mica doveva ballare, doveva solo entrare, afferrare lo zaino e uscire il più in fretta possibile.
Decise di mettersi l'anima in pace e uscì dalla sua cabina, avviandosi verso la stalla dei pegaso.

- devo entrare - ripeté scocciata Annabeth
- non c'è nessun 600° piano, signorina- replicò un'altra volta, l'addetto alla reception dell'Empire State Building.
- si invece, la prego, mi faccia salire -
Il ragazzo la ignoró, continuando a sfogliare la sua rivista.
Annabeth si alzó in punta di piedi e batté una mano sul bancone, facendo trasalire l'addetto - senta, oggi non è giornata. I miei amici sono andati ad una festa sul monte Olimpo senza di me e il computer più importante di tutta la mia vita è in quella sala, nella stessa sala dove il ragazzo che mi piace sta probabilmente insieme alla ragazza che odio di più in assoluto; ho un mal di testa atroce e non la minima voglia di vedere gli dei che hanno quasi causato la nostra distruzione. Glielo ripeterò un'altra volta, dopo di ché prenderò il pugnale che ho qui con me e le farò implorare pietà: mi dia quella chiave -
Il ragazzo, terrorizzato, afferró la chiave d'oro che stava appesa alla parete e senza staccare gli occhi dalla bionda che aveva davanti, e gliela porse.
Annabeth la prese bruscamente, dopo di ché si voltó verso l'ascensore - buona serata - pigolò sorridendo come una stupida e le porte si chiusero dietro di lei.
Non era la prima volta che litigava con il ragazzo della reception e sapeva che non sarebbe stata neanche l'ultima.
Quando arrivò in cima, vide delle luci colorate provenire dal palazzo.
Annabeth sentì il cuore balzarle in gola. Sapeva che si sarebbe pentita di quella scelta appena avesse messo piede dentro quella sala.
Procedette a testa alta per tutto il sentiero fin quando non arrivò davanti alle porte. Stava quasi per entrare, quando una voce la colse di sorpresa
- Annabeth Chase? Che mi venga un colpo, sei davvero tu, cara? -
Annabeth si voltó e vide Afrodite seduta su una ringhiera che prima non c'era.
No, per favore no, non stasera!
- divina Afrodite... che piacere vederla - disse l'ultima parte come se la dea fosse un'arma pronta ad esplodere.
Afrodite spalancò le braccia e la strinse in un abbraccio - che gioia vederti qui, mia cara -
Annabeth contraccambió con leggere pacche sulla schiena, imbarazzato - ehm... grazie?-
Afrodite si scostó da lei e le sorrise - devo dire che ti sei fatta bella nel crescere. Forse ci ho messo di mio ma sapevo già che saresti diventata piuttosto carina-
Annabeth si ritrovó ad arrossire - io... grazie...? - ripetè senza sapere cos altro aggiungere.
- sono contenta che finalmente tu ti sia decisa a venire - Afrodite la prese per le spalle - sai ho visto Rachel Dare, quella rossa, che ci provava con Percy Jackson ma lui non sembrava particolarmente interessato. Anzi, lei non sembrava l'unica a volerci provare con lui. Devo dire che in effetti anche il ragazzo è diventato molto affascinante negli anni, tu non trovi? -
Annabeth finse disinteresse - oh... davvero? -
La dea dell'amore sorrise - non fingere che non ti interessi perché sappiamo entrambe che non è così -
Annabeth non rispose e Afrodite la scrutó dall'alto al basso prima di fare una smorfia di disgusto - santo cielo, ragazza. Avresti potuto metterti qualcosa di più adatto -
- oh, no, no, no. Non sono venuta per la festa, devo solo... -
La dea le mise un dito davanti alle labbra, facendola zittire - non voglio sentire proteste, Annabeth cara, adesso ci penso io - la sua mano si illuminó di polvere rosa.
Annabeth fece un passo indietro, con una mano sull'elsa della spada e con l'altra davanti a sé - woah! Cosa intende fare? Non sono qui per la festa, devo solo prendere una cosa e poi... -
Afrodite rise divertita, senza nemmeno averla ascoltata - non preoccuparti, non ti ridurró in polvere se è questo che temi -
Annabeth non si mosse di un centimetro.
- credo che proverò qualcosa di diverso per te - disse la dea -... Ho trovato. Ho proprio quello che fa al caso tuo -
Annabeth provò a farla ragionare - non ce n'è bisogno, davvero, tanto non credo che... -
- com'è che si diceva? - la interruppe Afrodite - sai sono passati secoli dall'ultima volta che l'ho fatto. La scorsa volta ho graziato in questo modo Elena di Troia. Lei si che era di una rara bellezza. Non quanto me, ma ci si avvicina. Dicevamo? ah, giusto! - schioccó le dita e Annabeth fu avvolta da una fitta nebbiolina rosa.
Annabeth tossì, agitando le mani davanti a sé nel tentativo di scacciare quella nebbia. Quando si diradó, Annabeth spalancó gli occhi e si guardó addosso - santi numi! -
Afrodite la fissó compiaciuta - questo sì che si chiama stile -
Annabeth fece un giro su sé stessa, non credendo a ciò che stava vedendo. Il suo stile da campeggiatrice si era trasformato in un magnifico abito grigio senza spalline e lungo fino al ginocchio; la scollatura non era nemmeno troppo ampia ma lei sapeva che avrebbe passato tutta la serata a sistemarsela; i capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle con una coroncina di foglioline d'oro che sembrava fatta apposta per lei; le scarpe erano nere e chiuse sul davanti con un tacco poco più basso di quelli delle ragazze della cabina 10 e che le regalò qualche centimetro in più di altezza.
Afrodite fissò compiaciuta il proprio lavoro - adesso sei Cenerentola.... naturalmente dopo il bibidi bobidi bu-
Annabeth ancora non ci credeva che quella era lei - io.... sono... -
- sei bellissima, mia cara - le garantì la dea, fissando compiaciuta il suo lavoro - adesso va lì dentro e conquista quel ragazzo come si deve -
Annabeth arrossì violentemente - i...io non...-
- adesso basta indugiare - Afrodite la spinse verso le porte senza poterle dare il tempo di replicare - ora tu entrerai in quella sala e farai vedere a tutti chi è che comanda -
Annabeth si voltò di scatto - okay, per quanto questo vestito sia meraviglioso, credo che mi abbia fraintesa. Io non volevo... -
- ma non devi ringraziarmi - rise Afrodite - coraggio, vai -
Annabeth annuì sbuffando - e io che dovevo solo prendere il mio zaino - poi spinse la gigantesca porta facendo leva sui piedi un po' incerti nelle nuove scarpe. Come entrò, gran parte delle teste di voltarono a guardarla e Annabeth si sentì morire dentro. Non le piaceva stare sotto i riflettori, soprattutto in un luogo come l'olimpo. Sembrava che facessero fatica a credere che quella fosse veramente Annabeth e anche lei non sapeva bene se era ancora sé stessa o se la magia di Afrodite le aveva cambiato anche l'anima.
Le ragazze di Afrodite la guardarono stupite. Ma era invidia quello che vedeva sui loro volti?
Annabeth decise di non fissarle.
- Annabeth? - lei si voltò e vide Will Solace, in un completo giallo e oro, venire verso di lei.
Annabeth sorrise timidamente - ciao Will - il ragazzo si prese qualche secondo ad osservarla meravigliato
- sei stupenda - le prese una mano e la fece girare e il vestito le si aprì intorno - oh, beh, sono sempre io - replicò lei.
- che bello che alla fine sei venuta -
Il sorriso di Annabeth si spense - no, guarda, io non sono venuta per...-
- Dare, a ore nove -  le bisbigliò Will, interrompendola.
- che? -
- Annabeth Chase, eh? - troppo tardi. L'accertamento di Will acquistò senso solo in un secondo momento.
Quando ne riconobbe la voce, Annabeth strinse i pugni e Will le lanciò uno sguardo di ammonimento. Si voltò e mise su un sorriso forzato - Rachel...che bello vederti - disse a denti stretti.
- sei bellissima stasera - disse Rachel. Non sembrava invidiosa o altro, almeno non come le foglie di Afrodite.
Ma come biasimare quelle poverette? Annabeth era stata benedetta dalla dea della bellezza in persona
- ti ringrazio - rispose - anche te non stai male - e detto da Annabeth sembrava quasi un complimento.
- vedo che hai cambiato idea - le fece notare Rachel - credevo non venissi. Insomma la tua presenza è sempre gradevole -
- questo è poco ma sicuro... ahi! - Will le tirò una gomitata, intimandole di finirla.
- è stato bello parlare con te - concluse Rachel sorridente - ci si vede in giro, Ann -
Rachel se ne andò prima che Annabeth potesse saltarle addosso.
- cerca di calmarti. Non vorrai scatenare una rissa. Zeus non ne sarebbe contento - le disse Will
Annabeth indicò la ragazza che se n'era appena andata - mi ha chiamata Ann quella brutta...!-
- Annabeth!-
- si scusa -
Ma Will stava già ridendo - sei senza speranze. Adesso io vado, mi stanno aspettando dall'altra parte della sala. Te vedi di tenerti alla larga da Rachel - poi le fece l'occhiolino - sai mi sembra di aver visto Percy vicino al trono di Poseidone -
Annabeth arrossì tantissimo - Will! -
- buona serata! - poi se ne andò e Annabeth rimase da sola in quella sala gigantesca.
Per poco non aveva dimenticato perché era lì. Si guardò attorno ma del suo zaino non c'era traccia. Allora Annabeth fu presa dal panico. Doveva assolutamente trovare il suo zaino e il computer di Dedalo con esso. Annabeth stava già andando verso il corridoio, quando qualcuno la chiamò per l'ennesima volta quella sera
- Annabeth! - lei si voltò e vide il suo amico Grover ad uno dei tavoli vicino ai troni degli dei, e accanto a lui c'era....
- Percy - mormorò
Il ragazzo si alzò alla svelta e la fissò meravigliato
- Annabeth- poi si avvicinò a lei e lei a lui. Finirono per essere vicinissimi. Grover guardò prima uno e poi l'altra - okay.... mi sono appena ricordato che ho una pianta e che probabilmente starà morendo di solitudine. Credo che andrò a farle compagnia- e detto questo se ne andò.
Annabeth si risvegliò di colpo - ma le piante non soffrono di solitudine -
- è Grover - rise Percy senza spostare la sua attenzione da lei - dovresti conoscerlo -
- suppongo di sì - rispose.
Silenzio.
Percy si schiarì la voce - ehm... sei... woah, non trovo neanche le parole. Sei splendida -
Annabeth deglutí a fatica - grazie - se per lei Percy era sempre affascinante, quella sera si era proprio superato: indossava uno smoking nero con una camicia azzurra, ma non sembrava che fosse a suo agio in quel completo elegante - anche te non stai male - diversamente da Rachel, questa volta lo pensava veramente.
Quella tipa non si meritava neanche il mezzo complimento che le aveva rivolto Annabeth.
Percy si avvicinò a lei e le sussurrò - ma lo sai quanto ci ho messo per fare correttamente il nodo alla cravatta? -
Annabeth scoppiò a ridere - riesci a rendere ridicole anche le cose più serie, Testa D'Alghe -
- non ho mai messo uno smoking in tutta la mia vita, credevo che ci saresti andata piano su questo - replicò Percy - cosa ti ha fatto cambiare idea? Credevo che la reputassi una stupida perdita di tempo - disse lui, imitando il tipico modo di parlare di Annabeth.
Lei gli tirò un pugnetto su una spalla
- tu sei stupido e poi io non parlo in questo modo - poi ripensò al vero motivo per cui aveva deciso di presentarsi a quella festa - oh dei -
- che c'è? -
- non sono qui per la festa - spiegò pazientemente lei
- ho lasciato qui il mio zaino con il computer di Dedalo - si rese conto che era la prima persona a cui spiegava come stavano realmente le cose.
Percy scoppiò a ridere - hai lasciato qui il tuo computer? Credevo di essere io quello disattento -
- oh, ma taci - Annabeth si guardò attorno - e adesso non ho idea di dove sia -
Percy realizzò un secondo dopo - quindi non sei qui perché volevi partecipare alla festa? -
- esattamente - rispose lei.
- e allora perché ti sei vestita in modo spettacolare? -
Annabeth arrossì un'altra volta - ho incontrato Afrodite prima di entrare e deve aver frainteso le mie intenzioni. Oggi non è proprio giornata - fece un giro su se stessa - non volevo fare scalpore né tanto vantarmi -
Percy si guardò attorno prima di giungere a una conclusione - ti aiuterò a cercarlo -
- dici sul serio? -
- ovvio. Sei mia amica, e voglio aiutarti -
Il cuore di Annabeth fece un balzo per poi cadere nel vuoto - okay, te controlla le pareti su quel lato laggiù e io guarderò vicino al trono di mia madre - quindi si separarono.
Cercarono ovunque ma dello zaino di Annabeth non c'era alcuna traccia. Dopo molti minuti di estenuante ricerca, Annabeth si spostò dietro al trono di Atena per vedere se fosse lì anche se sapeva che se l'avesse vista sua madre l'avrebbe polverizzata.
Annabeth si chinò per vedere se magari era sotto al trono - oh ma dov'è finito? -
- stai cercando questo? - Annabeth si alzò di scatto per lo spavento ma nel farlo battè la testa contro il trono e imprecò. Si alzò tenendosi la testa con le mani
- mamma? -
Atena si stava sforzando di non ridere - sapevo che saresti venuta. Non avresti lasciato il tuo computer così incustodito - Atena era vestita normalmente, cosa che contribuì ad alimentare l'imbarazzo di Annabeth.
Tra le braccia, la dea stringeva lo zaino azzurro di Annabeth e lei sospirò di sollievo nel vedere che era sano e salvo tra le braccia di sua madre - lo hai sempre avuto tu per tutto questo tempo? -
Atena annuì consegnandole lo zaino - quando ho visto che l'avevi lasciato accanto al mio trono l'ho preso e l'ho portato nella mia stanza così che non corresse alcun pericolo -
Annabeth controlló all'interno - grazie agli dei! - esclamò quando vide che il suo amato computer era sano e salvo e privo di sgraffi - grazie per averlo tenuto -
- di nulla - rispose Atena - a proposito, si può sapere perché diavolo ti sei conciata in quel modo? -
Annabeth era contenta che almeno sua madre non le facesse complimenti - Afrodite -
Atena capì all'istante - oh, povera, mi dispiace -
Annabeth sorrise - non puoi capire l'imbarazzo che ho provato. Comunque, si è fatto tardi. Credo di dover andare, questa festa sta iniziando a darmi sui nervi - si mise lo zaino in spalla - grazie ancora mamma -
Atena non rispose limitandosi a fare un cenno con il capo e a sparire in una nuvoletta di vapore.
La missione di Annabeth era andata a buon termine. Adesso doveva solo avvisare Percy e tornare al campo. Quando tornò nella sala vide qualcosa che la lasciò turbata: Percy era vicino all'uscita e stava parlando con Rachel.
Insomma Percy poteva parlare con qualunque ragazza volesse ma non con Rachel.
E si, era gelosa, ma certi atteggiamenti le davano davvero sui nervi.
Annabeth drizzò la schiena e gli passò accanto fermandosi a qualche metro da loro - ho trovato lo zaino, me ne torno al campo - "grazie lo stesso" avrebbe voluto aggiungere ma sapeva che le sarebbe uscita acida. Percy le stava per rispondere quando fu Rachel a farlo per lui - te ne vai di già? -
Annabeth non riuscì a capire se l'aveva detto con cattiveria o se quello era il suo tipico modo di parlare - si, me ne vado. Ho già trovato quello che cercavo - poi girò i tacchi avviandosi verso la porta. Anche se non la vide in volto, sentì comunque Rachel borbottare - si certo, come se fosse venuta solo per quello stupido computer -
A quel punto tutta la diplomazia e la calma che aveva mantenuto quella sera se ne andarono. Annabeth si fermò, appoggiò lo zaino a terra e strinse i pugni per poi fare dietrofront - ripetilo ancora se ne hai il coraggio, tu brutta.... -
Per fortuna intervenne Percy. La prese per le spalle prima che potesse spaccare la faccia a Rachel - ehy, sta calma -
- io l'ammazzo quella... -
Percy la prese per la vita, riuscendo a farla indietreggiare - stasera non ucciderai nessuno - poi prese lo zaino di Annabeth e le fece cenno verso la porta - andiamocene da qui, ti va? -
Quello riuscì a calmarla leggermente - si -
Rachel invece non sembrava della stessa opinione
- Percy, anche tu te ne vai? -
Lui annuì - si. Non credo che tutto questo faccia al caso mio. Andiamo, Beth - poi Percy la prese per mano e uscirono dalla sala.
Una volta che furono fuori, Annabeth poté riprendere a respirare - finalmente. Grazie per avermi bloccata o credo che avrei potuto ucciderla con le mie stesse mani -
- non c'è di che - rispose Percy - sai stava cominciando a darmi sui nervi -
- stai parlando di Rachel? - chiese speranzosa lei
Percy le sorride - ti lascerò col beneficio del dubbio. Dai torniamo a casa... sempre che tu riesca a camminare su quei trampoli -
Annabeth gli fece una smorfia - molto divertente, perché anche con questi trampoli riuscirei a metterti al tappeto e... -
Quello successe dopo fu così veloce che sconvolse entrambi. Scoccò la mezzanotte e così come Annabeth era diventata una principessa delle fiabe, tornò ad essere una semplice mezzosangue. Il vestito e la meravigliosa acconciatura erano spariti.
- mezzanotte? oh, ma andiamo, fai suo serio? - gridò esasperata Annabeth
- sai, Beth ti dirò una cosa - disse Percy - credo di preferire Annabeth, la Sapientona che Annabeth, la figlia di Afrodite -
Annabeth sorrise - si, credo di preferirla anche io - poi si incamminarono mano nella mano nel buio della notte.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now