Speciale musical #1: Breaking Free

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Salve!
Bene, eccoci di nuovo qui.
Prima di iniziare, qualche dritta veloce: mi sono ispirata a delle canzoni di musical per scrivere dei capitoli a tema. Questa è la prima volta in assoluto che ci provo e non ho la più pallida idea di come verrà fuori. Può venire uno schifo come può venire fuori qualcosa di carino.
Questo in particolare è tratto da High School Musical, "Breaking Free", la scena finale del duetto di Troy e Gabriella. Ho preso questa canzone e ho sostituito i due con Percy e Annabeth.
... ho sclerato mentre lo scrivevo. Tanto. Dico solo questo.
Se viene fuori qualcosa di decente, credo che lo farò anche per altri personaggi, questo è come un giro di prova.
Mi sto dilungando troppo, buona lettura!

Breve resoconto: I semidei hanno vinto la guerra contro Crono, tutto è tornato alla normalità. Per festeggiare la vittoria, gli dei organizzano una festa sul Monte Olimpo, che viene sistemato come meglio possono per l'occasione: nell'immensa sala del trono viene allestita una pista da ballo e di fronte viene montato un palcoscenico; l'atmosfera è allegra e le luci soffuse contribuiscono a rendere magico l'ambiente. Sarebbe stata una bella serata se solo Apollo non avesse spinto Annabeth Chase a salire sul palco, con un microfono e qualche frase di incoraggiamento: voleva che cantasse. Ma lei, si sa, ha una terribile ansia da prestazione.

Nella sala riecheggiarono le dolci note del pianoforte che annunciavano l'inizio della canzone. Tutto intorno si fece silenzioso, nessun dio o semidio osò fiatare. Tutti rimasero con il fiato sospeso, in attesa che iniziasse.

Annabeth, invece sentiva solo il rumore dei propri respiri pesanti e del battito accelerato del cuore che le rimbombava amplificato a mille nella cassa toracica.

Si mosse di un passo sulle gambe barcollanti e posò una mano umida alla base del microfono. Se qualcuno non avesse spostato quel cono di luce accecante al più presto, ci sarebbe svenuta su quel palco.

Sotto al piano rialzato, Grover e Talia le sorridevano, con i pollici delle mani rivolti verso l'alto. Un chiaro incitamento ad iniziare. Evidentemente non avevano idea del miscuglio di panico e terrore che si era stanziato dentro la sua testa.
Perché non poteva fare a cambio con loro? Avrebbe preferito di gran lunga stare giù a battere le mani piuttosto che strimpellare note a casaccio.

Apollo, al pianoforte, le fece un cenno incoraggiante con la testa, mentre muoveva abilmente le dita sui tasti. Evidentemente non aveva ancora capito che Annabeth non aveva alcuna intenzione di mettersi a cantare di fronte a tutta quella gente.

Prese un respiro tremante e aprì la bocca. Se le ricordava le parole del testo. Le ricordava bene. Le aveva ripassate nella sua testa almeno un centinaio di volte al minuto quando Apollo l'aveva spinta sul palco.
Ma nonostante desiderasse, le sue corde vocali non produssero alcun suono: le parole rimasero incastrate in gola, da qualche parte insieme al suo coraggio.

L'attacco della musica passò, continuando sulle note delle parole che avrebbe dovuto cantare.
Peggio di così, pensò Annabeth, non poteva andare.

Annabeth sarebbe rimasta lì sopra in eterno, imbambolata com'era a cercare di non pensare di avere tutti gli occhi della sala puntati su di sé, ma fortunatamente un movimento tra la folla attirò la sua attenzione, suscitando mormorii irritati tra i presenti. Si sollevò un coro di infastiditi "ehy!" e "stai attento!".

Non riuscì a distinguere l'ombra finché, dopo essersi fatto largo a suon di spintoni tra la folla non imboccò le scalette laterali e salì sul palco, prima dirigendosi verso il dio Apollo per sussurrargli qualcosa nell'orecchio.

Il dio della musica annuì e gli passò un microfono. Il pianoforte smise di suonare. Adesso c'era solo silenzio, un assurdo e angoscioso silenzio, spezzato solo dai mormorii inquieti di dei e semidei che guardavano lei.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now