- Resta -

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La ragazza si maledisse per non aver chiuso le imposte delle finestre. La leggera brezza entrava proprio da lì, ma non avrebbe voluto rabbrividire sotto le coperte. Gli unici rumori della notte erano lo sciabordio dell'oceano mentre sentiva le onde infrangersi sullo scafo di bronzo.

La nave ballava tra quella corrente schiumosa ma non le dava noia. La luce della luna passava attraverso il vetro del suo oblò andando a schiantarsi sui mobili e proiettando delle ombre sul pavimento che lei si sforzava di non guardare.

Non riusciva a dormire. O meglio, ci sarebbe riuscita ma non voleva avere incubi come era probabile che avrebbe avuto. Si sentiva la gola e infiammata come se avesse appena ingerito il fuoco del Flegetonte.

Quel ricordo la riportò indietro di una notte. L'aria. I mostri. La paura di non sopravvivere. Il dolore. Tutte cose che aveva sperimentato sulla pelle. Il suo materasso si fece duro come la pietra e l'odore nauseabondo di uova marce le inondò le narici. Scosse la testa. Non era vero. Era salva. Era fuori dall'Inferno.

Il silenzio che dominava l'interno della sua cabina era surreale. Si era così abituata alle sue grida che non ricordava più cosa fosse il silenzio. Le palpebre le si fecero pesanti. Ma si costrinse e restare sveglia perché non voleva tornare lì.

I respiri dei suoi compagni erano così tranquilli che temeva di essere sola. Le lenzuola le avvolgevano il corpo come una ragnatela.
Ragnatela. Aracne.
Aveva rischiato di morire.
Si girò su un fianco ma le ombre raddoppiarono. Da quanto tempo era che non dormiva in un letto vero? Giorni interi. Giorni interi di agonia dove non sapeva se ce l'avrebbe fatta a sopravvivere. Ad un tratto, percepì dei rumori sinistri.

Era come il respiro di una belva feroce. A quello si aggiunsero le risate delle Arai che godevano nel vederli morire.
Poi una botta, come la chiusura delle porte di un ascensore. Mentre la ragazza respirava sentiva che respirava pesante e che il suo era un respiro roco e veloce.

La sua fronte era sudata e aveva i capelli biondi appiccicati ai lati del viso. Una gocciolina di sudore le scese lungo la tempia e andò a cadere sul cuscino accanto a lei. I rumori si fecero sempre più forti finché non cessarono del tutto, lasciando posto ad un urlo. Annabeth si tirò a sedere di scatto. Era un urlo angosciato, straziante.

Magari era la sua immaginazione e non ne sarebbe sorpresa. O magari era lei. Aveva gridato e non se n'era resa conto. Ma più passavano i secondi, più si convinceva che non era solo la sua immaginazione.

Piano piano, tutti i rumori che conosceva tornarono a farsi sentire. Prima sentì del vociare. Poi dei passi frenetici. Infine vide che la luce sul corridoio era stata accesa e filtrava lieve da sotto la sua porta. La voce urlò di nuovo e questa volta lei la sentì forte e chiara. Stava urlando il suo nome. Riuscì a capacitarsi di ciò che stava accadendo solo dopo che sentì il terzo grido.

- Percy... - mormorò la ragazza. Scostò le lenzuola in un gesto fulmineo e scese dal letto. Barcollando, raggiunse la porta. Quando si inoltrò nel corridoio illuminato, dovette socchiudere gli occhi per la troppa luce.

La camera del ragazzo sembrava lontana e irraggiungibile. Annabeth stava ancora tremando e in più si sentiva le gambe di gelatina. Poi iniziò a correre vero l'altro lato del corridoio. Sulla soglia della cabina del figlio di Poseidone c'erano gli altri membri dell'equipaggio. Erano tutti in pigiama, tranne per Jason che stava facendo il turno di guardia. Erano titubanti e spaventati: non osarono avvicinarsi a lui perché non sapevano cosa fare.

Percy gemeva e si agitava nel letto, tormentato dai demoni che non lo lasciavano dormire. Notò che stava piangendo. Lunghe e incontenibili lacrime gli scorrevano sulle guance.

La ragazza si fece spazio tra i corpi dei suoi amici fino ad entrare nella stanza e inginocchiarsi ai piedi del letto. Era in pigiama e non aveva fatto caso al suo solo indossare una canottiera e un paio di pantaloncini corti.

Gli toccò un braccio cercando di rassicurarlo con il suo calore, ma questo non accadde. Allora si avvicinò al suo orecchio - Percy - sussurrò - Percy, devi svegliarti -

Lui non mostrò interesse per le sue parole. Annabeth gli andò più vicina, avvolgendolo con le braccia - è solo un incubo. Non è reale - vedeva che poco a poco cominciava a calmarsi, come se la consapevolezza di stare solo sognando si fosse impadronito di una piccola parte del suo cervello.

La ragazza si voltò verso il resto dei suoi amici. Li stavano fissando preoccupati. Non sapevano cosa avevano passato ma si rendevano conto che doveva essere stato mostruoso. Piper sbattè le palpebre e condusse gli altri fuori dalla stanza - fuori di qui, lasciamoli stare - ordinò agli altri, richiudendo poi la porta alle sue spalle. Nessuno protestò.
Nemmeno il Coach Hedge, rigido e inflessibile sulle regole, aveva deciso di lasciare che stessero insieme.

Adesso erano soli. Lei, lui e lo spazio che li divideva. Annabeth cominciò ad accarezzargli i serici capelli neri - va tutto bene - lasciò che delle lacrime le cadessero giù dagli occhi. Sentì che il ragazzo cominciava a cedere contro il suo corpo. L'incubo che stava avendo doveva essere spaventoso ed era per quello che lei aveva rinunciato a dormire quella notte.

- Annabeth... - la voce di Percy era impastata dal sonno e secca, ma lei si sentì comunque scaldare il cuore nel vedere che stava cominciando a capire.

Lei appoggiò la fronte sulla sua guancia - si, sono io. Sono qui. Non me ne vado -

Quando Percy cedette del tutto contro di lei, si era ormai calmato e riposava tranquillo. Nessuna traccia di incubi gli attraversano il volto sereno. Annabeth sbadigliò. Si rese conto solo in quel momento di quanto fosse stanca. Si spostò delicatamente e si stese al fianco del ragazzo. I rumori erano scomparsi e la nave era di nuovo piombata nell'oscurità.

Il figlio di Poseidone, percependo il senso di vuoto caratterizzato dall'assenza di lei, si voltò e la circondò con le braccia, appoggiando il suo volto nell'incavo del collo della ragazza. Il movimento del suo respiro era la cosa più rilassante del mondo.

Cullata dal rumore della nave sulle onde e dalla presenza di Percy, si addormentò. E quella fu una notte senza incubi.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now