- Il cerotto con i cuoricini rosa - 1/2

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premessa: questo sarà un capitolo lungo. Non uccidetemi :)
E cosa più importante, sarà un capitolo diviso in 2 parti, perché mi sono resa conto che è troppo lungo per una parte sola

Prima di quella mattina, Nico stava bene.
Bene per quanto un figlio di Ade potesse stare bene.
Supervisionava i lavori di ristrutturazione della Casa di Ade, andava in mensa, si allenava, aveva un tetto sopra la testa. Le sue giornate si limitavano a questo ultimamente.
E a Nico stava bene. Non era mai stato più felice.
Soprattutto ora che Gea era tornata a dormire e non li avrebbe disturbati più per almeno qualche altro miliardo di anni.
Non doveva preoccuparsi di nascondersi tra le ombre né di sembrare spaventoso, perché ormai era una recita che non stava più in piedi.
Sembrava tutto perfetto.
Ah si, e poi c'era Will Solace, quello snervante ragazzino che lo chiamava in infermeria 4 o 5 volte la settimana, ogni volta per una scusa diversa.
"passa dopo pranzo, devo controllarti la vista"
"devo controllare se gli integratori che ti ho dato stanno funzionando, ingerisci così poche vitamine che non so come riesci a reggerti in piedi"
"scusa, Spaventoso Nico, ma devo controllare di nuovo il tuo tasso di zucchero nel sangue, per evitare che fu svenga tra le mie braccia di nuovo"
Si, una volta Nico era svenuto perché si era alzato dal letto troppo velocemente.
Fortuna che Will passava lì. Lo aveva preso al volo prima che avesse potuto schiantarsi contro il pavimento.
Ma era passato un mese e ancora Will non lo lasciava andare. Quel figlio di Apollo troppo solare e sorridente trovava sempre un modo per non farlo dimettere.
Poi accadde che Will non aveva trovato più scuse per trattenerlo e lo aveva lasciato andare, raccomandandosi di bere e mangiare regolarmente.
E soprattutto... "basta con i viaggi nell'ombra per almeno tre mesi, ci siamo intesi?"
Si, Will non amava particolarmente quell'aspetto dei figli di Ade.
Nico aveva pensato che allontanarsi da quel luogo infernale pieno di strumenti di tortura lo avrebbe fatto sentire meglio.
Non era stato così. E ancora non riusciva capire perché. Anche se qualche teoria già l'aveva e non gli piaceva per niente.
Poi, qualche settimana più tardi, gli era stato chiesto di passare in infermeria. Anche non sapeva da chi, dato che il biglietto che aveva ricevuto non era firmato, ma in qualche modo la prospettiva di fare qualcosa di produttivo (come il solo camminare da un luogo ad un altro) riuscì a tirarlo su di morale.
Tutto ciò appariva comunque estremamente sospetto, ma Nico dubitava fortemente che nel Campo potesse esserci qualcuno più minaccioso di lui.

L'infermeria non era mai piaciuta a Nico per ovvi motivi, ma ora che Apollo aveva insistito per trasformarla in una sorta di ospedale super attrezzato e all'avanguardia, Nico la odiava ancora di più. Odiava che l'infermeria si fosse trasformata in un covo medico di ultima generazioni, odiava che fosse talmente grande da potercisi perdere ma più di ogni altra cosa odiava che Will Solace fosse troppo impegnato in quel mortorio per presentarsi a mensa o agli allenamenti.
Eppure era inutile negare che quel posto non fosse utile, perché era utile ed anche parecchio. I feriti venivano curati più velocemente e le cure erano più efficienti.
Nico ricacciò tutto il suo disprezzo in un angolino del suo cervello e spinse le porte scorrevoli dell'infermeria.
Appena dentro, il bianco delle pareti lo accecò e l'odore di disinfettante gli mozzò il respiro nei polmoni. Quasi si era dimenticato che effetto facesse entrare lì, ma ora tutte le sue sensazioni erano amplificate a mille.
Dove prima iniziava una fila di brande per ospitare i feriti, adesso c'erano un banco e delle seggiole; più in là c'era un tavolino basso con un vaso in cui era piantata un'orchidea e delle riviste abbandonate.
Ogni cosa in quell'ambiente era trattato con la più piccola attenzione per i dettagli. Assomigliava più a un manicomio che a un'infermeria.
Tutto ciò gli provocava la nausea, soprattutto sapendo che sopra di lui c'erano altri 3 o 4 piani identici o forse ancora più vasti.
Nico si guardò attorno: non aveva la più pallida idea di cosa fare o dove andare, dato che le scarse indicazioni del biglietto lasciavano molto a desiderare.
Sbuffò infastidito quando si rese conto che aveva fatto tutta quella strada per niente.
<<scusa ragazzo, hai bisogno di aiuto?>> una vocina leggera come la brezza d'estate lo chiamò da sopra la sua spalla e si voltò.
Si trovò davanti a una ninfa dalla pelle chiara; i capelli tenuti legati in una crocchia erano striati di celeste, così come i suoi occhi; non aveva addosso nessun camice ma una semplice veste argento e tra le mani teneva una serie di cartelle, apparentemente troppo pesanti per la sua corporatura esile.
Nico in un primo momento rimase folgorato. Non ricordava che le ninfe lavorassero negli ospedali.
<<io... ehm, in realtà si, qualcuno mi ha chiamato qui ma non so...>>
<<Nico!>>
Il ragazzo fu sorpreso un'altra volta da una voce completamente diversa da quella della ninfa.
Questo perché non era stata una ninfa a parlare ma Will Solace.
Nico si prese qualche secondo per osservarlo. In quelle settimane non era cambiato di una virgola: sotto al camice bianco aveva i normali vestiti del Campo; i capelli biondi e gli occhi chiari facevano da contrasto a tutto quel bianco che li circondava. Nico aveva pensato di vederlo stanco ed esausto, invece non aveva occhiaie e il suo sguardo era solare e brillante come al solito.
Will si avvicinò, probabilmente con l'intento di abbracciarlo, ma Nico si ritrasse di un passo, troppo spaventato per permettergli di stargli così vicino, e il figlio di Apollo si limitò a dargli una pacca sulla spalla <<sono contento che tu alla fine abbia deciso di passare. All'inizio mi dicevo che era stata un'idea stupida quella di chiederti di venire, visto che non ami particolarmente questo posto, ma poi mi sono detto di smetterla di pensare negativo e... >>
<<frena un attimo>> Nico aggrottò le sopracciglia con evidente stupore <<sei stato tu a mandarmi quel biglietto?>>
Chissà perché la cosa non lo stupiva. Quale altro finto medico avrebbe richiesto la presenza di un figlio di Ade in un neo-ospedale?
Will evidentemente non si aspettava una domanda del genere, perché rise per niente a disagio <<certo che sono stato io. Conosci qualche altro figlio di Apollo eccetto me?>>
No, in effetti, Nico non conosceva nessun altro figlio di Apollo eccetto Will. Forse ricordava qualche nome ma le facce gli sfuggivano.
<<in mia difesa, il biglietto non era firmato>>
<<hai visto la mia firma così tante volte che ancora non riesci a riconoscerla?>>
1 - 0 per Will Solace.
Avrebbe giurato di aver riconosciuto in parte quella grafia elegante.
Nico mise le mani in tasca <<ad ogni modo, adesso sono qui. Fammi indovinare: qualche altro controllo prima di riprendere a spostarmi nell'ombra?>>
Sentendo nominare i viaggi nell'ombra, Will si incupì <<lo sai cosa ne penso al riguardo, ma no, questa volta non ti ho chiamato qui per un controllo>>
Nico non sapeva se esserne felice o spaventato <<e allora che succede?>>
Il biondo aprí la bocca per rispondere ma si accorse che la ninfa era ancora lì e li osservava in silenzio. Si rivolse alla ninfa dai capelli celesti con un amabile sorriso.
Quando sorrideva, Will assomigliava in tutto e per tutto ad Apollo <<dammi pure quelle cartelle, Ninive, ci penso io, tu puoi andare>>
La ninfa Ninive fu quasi lieta di lasciare quelle cartelle troppo pesanti a Will e prima di andarsene rivolse un sorriso timido ad entrambi i ragazzi.
Will posò le cartelle sul banco vicino all'entrata, tutte tranne una che tenne tra l'avambraccio e la fessura del gomito <<Ninive è un Aurea, una ninfa della brezza. È arrivata qui dal nord qualche settimana fa e l'abbiamo ospitata. Dice di essere stata cacciata via dalle sue sorelle>>
<<perché?>>
<<non ce l'ha spiegato, ma sembrava che parlarne la rendesse amareggiata. Le abbiamo detto che poteva restare per tutto il tempo che desiderava e lei ha deciso di rendersi utile assistendo i semidei feriti. Nel mondo umano sarebbe una brava infermiera>>
Nico attese che Will gli spiegasse perché lo aveva chiamato ma ancora le risposte tardavano ad arrivare. Il figlio di Apollo si riscosse improvvisamente <<ad ogni modo, seguimi, ti faccio fare un giro>>

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now