- Questioni di materia profonda -

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La notte dopo il disastro di Fort Sumter Jason è di guardia sul ponte della nave. Il mare non è di certo il suo elemento, ma non gli dispiace navigare per un po'. 
La prima metà della notte era rimasto all'erta per tutto il tempo, il gladius sguainato pronto per un possibile attacco. Però i mostri non erano arrivati e questo lo aveva fatto irritare. 
Lui era lì, pronto a ridurre i mostri in pezzettini e questi decidevano di non presentarsi affatto. 
Jason era rimasto vigile per un altro po', pensando che sarebbe stata questione di tempo prima che qualche mostro marino sbucasse dal nulla, pronto a mangiarsi la loro nave in un sol boccone. 
Una nave da guerra piena di semidei potenti in mezzo al mare era come appiccicare un grosso cartello con una freccia rossa lampeggiante con su scritto "ATTENZIONE MOSTRI. QUI CI SONO SEMIDEI" 
Ma nessun mostro era venuto a importunare Jason. Non è la prima volta che il ragazzo faceva un turno di guardia notturno, ma le scorse volte i mostri li avevano trovati alla velocità della luce e questa era stata una distrazione per Jason. 
Questa volta si stava annoiando a morte.
Dopo le 2 di notte era salita Piper, sbadigliando e con occhiaie profonde sotto gli occhi, per dargli il cambio. Ma Jason l'aveva mandata via.
Voleva comportarsi da cavaliere e quindi le aveva detto che non c'era bisogno che gli desse il cambio.
Lei non aveva protestato nemmeno un po'. 
Jason aveva provato di tutto per cercare di far passare più velocemente il tempo: andava avanti e indietro per il ponte facendo affondi con la spada, camminava in cerchio attorno all'albero maestro, svolazzava un po' intorno alla nave per accertarsi che fosse tutto apposto, era arrivato perfino a chiedersi quale versione del dio del vino preferisse di più, se Dioniso o Bacco...
... senza ombra di dubbio, Bacco. 
Finché non aveva accidentalmente messo fuori uso una delle baliste e invece di scervellarsi e capire come rimetterla a posto, aveva smesso di bighellonare in giro e si era dato una calmata. 
Ci avrebbe pensato Leo la mattina seguente, a meno che non avesse deciso di prenderlo a martellate in testa per aver recato un danno alla sua preziosa nave da guerra.
Adesso Jason è appoggiato con i gomiti al parapetto, e immobile ascolta il silenzioso rumore dell'oceano mentre la nave viene cullata dolcemente dalle onde. 
Ha abbassato decisamente la guardia (Reyna lo avrebbe fatto sbranare dai suoi cani se lo avesse visto in quel momento) ma che differenza faceva? Nessun mostro da uccidere, nessun amico con cui scambiare due chiacchiere...niente a tenergli compagnia.
Un rumore attira improvvisamente la sua attenzione, rompendo la magica atmosfera notturna. 
Qualcuno è appena salito sul ponte, imprecando in greco antico dopo essere inciampato sul ultimo gradino della scala.
<<Percy? Amico, che ci fai qui?>> domanda Jason, guardandolo storto. 
Percy Jackson lascia perdere il gradino e lo affianca. Sembra essere di pessimo umore. E ha i capelli talmente sconvolti da far impallidire un parrucchiere <<non avevo sonno>> 
<<ma sono le 3 di mattina>> 
Segue del silenzio. Jason è piuttosto bravo a distinguere le verità dalle bugie.
E quella è decisamente una bugia
<<questa scusa non regge proprio, eh?>> dice alla fine Percy.
Jason scuote la testa <<nemmeno un po'>> e poi lo osserva: ha due grosse occhiaie scure anche se ammette di non avere sonno; i suoi vestiti sembrano reduci di una guerra contro il letto, che il materasso sembra aver vinto; ha lo sguardo perso nel vuoto, oltre l'orizzonte. 
<<hai voglia di parlarne?>> 
Percy si volta a guardarlo. 
<<non è difficile capire che c'è qualcosa che ti tormenta. Cosa c'è che non va?>> 
Il figlio di Poseidone torna a fissare il mare. Per un po' non dice niente e Jason pensa che lui non abbia alcuna voglia di parlarne. Dopo quello che ha passato, di certo non doveva essere facile e non lo biasima. Sa come ci si sente a sentirsi persi e vuoti, senza ricordare niente della propria vita. 
Per questo è sorpreso quando Percy prende un respiro profondo e inaspettatamente dice <<ha detto che mi ama>> 
Jason per un attimo non capisce a cosa si stia riferendo, ma poi collega tutti i pezzi tra loro e comprende il quadro per intero <<Annabeth?>> 
Percy annuisce, evitando sempre di guardarlo <<oggi, dopo che ho salvato lei e le ragazze da quel depravato di Ottaviano. Le ho restituito il suo pugnale e lei me lo ha detto>> fa una pausa <<non penso che sia stato premeditato. E' successo e basta>> 
Jason pensava che si trattasse di qualcosa di più grave che di due semplici parole messe insieme, magari qualcosa che avesse a che fare con Gea e il suo piano per risorgere, ma poi resta in silenzio mentre un moto di sospetto si faceva strada nel suo cervello. 
Annabeth era sua amica. Decisamente non provava niente per lei che non fosse semplice amicizia e stima, ma aveva comunque imparato a volerle bene. E poi si era avvicinata molto a Piper, per cui che finisse per provare affetto verso di lei era scontato fin dall'inizio. 
Per questo sapeva quanto Annabeth avesse sofferto durante quei sei mesi di lontananza da Percy e quanto fosse stata felice all'idea di rivederlo. 
Se solo Percy avesse provato a dire che per lui non era stato lo stesso, Jason era certo che gli avrebbe tirato un pugno ben assestato sul naso. E al resto ci avrebbe pensato Piper. 
Percy sembra aver intuito i pensieri dell'amico dall'espressione della sua faccia, per questo alza le mani in alto, più serio di quanto non lo abbia mai visto.
Più serio di quando fingeva di fare il pretore insieme a Reyna <<non fraintendermi, amico, io amo Annabeth>> dice, e dal modo in cui lo dice Jason capisce subito che si era sbagliato <<so di amarla da quando avevo 13 anni, da quando l'ho vista sparire davanti ai miei occhi, e soprattutto so di amarla perché lei era l'unica cosa di cui mi ricordassi dopo essermi svegliato senza ricordi alla Casa del Lupo.
Potrei stare qui tutta la notte a raccontarti di tutte le volte in cui ho capito di amarla. Non è questo che sto mettendo in dubbio, non lo farei mai. Morirei, piuttosto>> 
Al Campo Mezzosangue avevano raccontato a Jason della guerra contro Crono, di come Percy avesse perso la testa quando Annabeth era stata pugnalata con un coltello avvelenato, di come lui avesse rifiutato di diventare un dio (un dio!) per stare con lei, e chi più ne ha più ne metta. 
Quindi no, Jason non mette in dubbio che l'amasse sul serio. 
<<e allora qual'è il problema?>> domanda Jason, rilassando i muscoli delle braccia 
Percy si passa una mano tra i capelli scuri ed emette un lamento, a metà tra uno sbuffo e uno starnuto <<dirlo nella mia testa è un conto, ma dirlo ad alta voce... lo fa sembrare reale. Fa sembrare tutto questo reale>>
Si riferisce alla guerra, pensa Jason, parla di Gea e del fatto che potrebbe ucciderci tutti da un momento all'altro.
Poi Percy continua <<prima che vincessimo contro Crono pensavo che non sarei sopravvissuto fino alla fine della guerra. Il mio primo pensiero era tenerla al sicuro, poi, ma solo dopo, le avrei detto cosa provavo. Adesso invece penso che non vivrò abbastanza a lungo per poterle dire che l'ho sempre amata>> continua a non guardare verso Jason <<e questo mi terrorizza. Ho paura di vederla sparire di nuovo davanti ai miei occhi, fatto che mi ricorderebbe che questa stupida Madre Terra è reale e che si sta davvero risvegliando dopo millenni>> 
Adesso che si è confidato, Percy sembra leggermente meno turbato, più sereno. 
Ha paura di perderla, si dice Jason, non vuole vederla soffrire nel caso le cose prendessero una piega sbagliata e lui ci rimettesse la vita.
Jason sa bene che, dopo tutto quello che gli hanno detto su Percy Jackson, la probabilità che Gea lo faccia uccidere subito è pari a zero. E sa anche che lui non morirà senza aver provato a lottare.
Quindi probabilmente le sue paure sono solo infondate.
Ma questo discorso è fatto di materia profonda e Jason decisamente non è esperto di materia profonda. 
Quella brava con le cose profonde è Piper. Lui non sa dove mettere le mani. 
Eppure, pensandoci, non è che sia tanto diverso da Percy. Gli c'è voluto un po' per ammettere a se stesso di provare qualcosa per Piper, soprattutto considerando che non ricordava niente del proprio passato.
Jason avrebbe dovuto confortare l'amico, invece se ne esce con un <<capisco cosa provi. A me è capitato lo stesso>> 
Percy lo guarda e gli rivolge un sorrisetto divertito, il primo della serata <<davvero? Il Grande Pretore Jason Grace ha difficoltà con le questioni di materia profonda?>>
Jason gli fa la linguaccia <<oh taci, te non sei messo meglio. E comunque si, anche io ho avuto la mia bella dose di difficoltà>> prende un respiro profondo <<la mia storia la sai. Autobus del panico, ricordi finti, volo della morte giù nel Gran Canyon, eccetera. Il mio rapporto con Piper non è iniziato nel migliore dei modi. Per questo ci ho messo un po' ad ammettere che provavo qualcosa per lei. Dopo aver salvato Giunone e io e Piper ci siamo messi insieme è andato tutto per il meglio. Poi, due mesi fa, è successo anche a me. Eravamo sdraiati all'ombra di un albero e io tenevo gli occhi chiusi, per questo lei pensava che dormissi. Ha detto che mi amava. Lo ha sussurrato ma io l'ho sentito. Da allora in poi non ha più accennato a quel giorno e io non le ho mai detto di averla sentita>> 
Percy per un po' non dice niente poi esclama <<però! Mi ero dimenticato quanto fosse incredibile la tua storia, amico>> 
il ragazzo aggrotta le sopracciglia. Non stanno più parlando di ragazze <<non saprei, anche la tua è parecchio forte>> 
<<oh, andiamo. Un volo di 20 metri giù nel Gran Canyon? Roba da non crederci!>> 
<<a te hanno offerto di essere un dio, per la miseria, come può la mia storia battere la tua?>> 
<<non gli darei tutta questa importanza...>>
<<non fare il modesto, Signor "Ho Sconfitto Un Dio Primordiale Ma Non Me Ne Prendo lI Merito">>
<<te sai volare e lanciare saette! Sei una specie di Superman versione biondo!>>
<<e te sai creare tempeste, potrei andare avanti per tutta la notte, Jackson, me ne hanno raccontate a valanghe su di te>>
<<allora se dico che siamo pari la pianterai di blaterare?>>
<<può darsi>>
Una stretta di mano e una pacca sulla spalla servì per farli diventare ufficialmente amici. 
Poi le loro risate si spengono pian piano nel cuore della notte e tutto torna ad essere tranquillo. 
Poi Jason parla e dice <<tu riesci a vederlo un futuro con Annabeth?>> 
Sa che è una domanda avventata e che una notte non basta per diventare confidenti, non come lo sono Piper e Annabeth, ma il Fato gli ha dato un amico quella sera, quindi perché non iniziare a piccoli passi? 
Percy si volta finalmente a guardarlo, anche se non lo sta guardando. Sta guardando oltre la sua faccia qualcosa che ancora non esiste, e nel farlo sorride <<si>> risponde il ragazzo. Nella sua voce non c'è esitazione <<so che, oltre tutti i mostri e le profezie, da qualche parte c'è un futuro per noi due>> 
<<allora, ogni volta che ti sentirai spaventato dal presente, pensa al futuro, al vostro futuro. Ti da la speranza di andare avanti e affrontare tutte le cose brutte>> 
Percy continua a sorridere, come se avesse già fatto pensieri del genere <<non penso di essere più spaventato. Basta che io e lei siamo insieme e non ho più paura>> 
Jason annuisce piano. E' felice che sia così. 
<<e te? Riesci a vedere un futuro con Piper?>> 
Jason ha pensato spesso a quell'opzione durante i mesi di costruzione dell'Argo II. 
Un futuro con Piper di certo non gli dispiaceva. Un futuro con tutti loro non gli dispiaceva. 
<<penso che mi piacerebbe. Penso che sarebbe carino. Sempre che Gea non ci uccida tutti prima>> 
Percy butta la testa all'indietro e ride <<questo si che vuol dire "essere positivi">> 
<<ehy, non rubarmi la battuta, Jackson>>
Rimangono lì a parlare allegramente delle loro rispettive avventure fino a quando Jason non decide di controllare il suo orologio per vedere che ora si era fatta: le 4 del mattino. 
Jason sbuffa ma non è stanco. Resterebbe sveglio per altri due giorni se il suo organismo glielo permettesse. 
Percy sbircia l'orologio oltre la sua spalla e trasalisce <<dei, è già mattina?>> 
Il figlio di Giove annuisce <<non dirlo a me, il mio turno di notte sembrava destinato a non finire mai>> poi gli lancia un'occhiata <<hai ancora due ore prima che Annabeth si svegli e inizi a pianificare tutta la giornata. Se vuoi dormire un po', vai pure. Io devo ancora finire il mio turno di guardia>> 
Percy ci riflette ma poi scuote la testa <<ormai non penso che potrei addormentarmi più. Se per te va bene resto a farti compagnia finché non si svegliano anche gli altri>> 
Jason ne è contento <<in tal caso, allora va bene. Puoi restare a farmi compagnia>> 
La notte inizia pian piano a schiarire e il sole a fare capolino dal mare, illuminando tutto di una tenue luce rosata. 
Percy alza lo sguardo e si gratta un punto della testa, cercando di zoomare qualcosa di lontano <<in tal caso... dov'ero rimasto?>> 
Jason Grace sorride <<a quando tu e Annabeth vi siete ritrovati nel Monte Sant'Elena circondati dai telchini>> è felice che lui glielo stia raccontando, almeno ha qualcosa da fare.
Percy sorride a sua volta a quel ricordo <<ah si, giusto. Adesso arriva la parte interessante. Ti ho mai detto che Annabeth è terrorizzata anche dai ragni meccanici?>> 
E continuarono a parlare, come amici di vecchia di data che non si incontrano da tanto. Parlano finché non è proprio Annabeth a sbucare da sotto coperta, già pronta e vestita a dovere, a chiedere loro che cosa diavolo stessero facendo. 
Non le raccontano tutta la storia, tralasciano le questioni di materia profonda.
Jason ringraziò il cielo che quella notte non c'erano stati mostri.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now