- Alla fine, siamo io e te -

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(premessa: per questa ho preso spunto dalla puntata 4 della seconda stagione di Skam Italia. Quindi in alcuni punti potrebbe esserci qualche somiglianza)

Secondo Percy, la festa era al dir poco noiosa.
Lui non voleva neanche andarci, ma essendo il "salvatore dell'olimpo" lo avevano costretto a passare di lì.
In realtà era stato Zeus che, sempre nella sua gentilezza e cordialità, lo aveva "esortato" (o obbligato, come lui preferiva credere) a presentarsi alla festa in onore del ragazzo che aveva sconfitto Crono.
In realtà, era più una festa dedicata alla maestosità degli dei ma l'ultima cosa che Percy voleva era avere ancora più attenzioni, così aveva lasciato correre.
Se fosse stato in compagnia si sarebbe forse divertito di più, ma purtroppo era solo.
Grover era a parlare con il Consiglio degli Anziani, cercando di trovare una soluzione per ripiantare tutti gli alberi che erano stati bruciati durante la battaglia. Era certo che adesso quei vecchi caproni burberi lo avrebbero ascoltato; Clarisse non si era nemmeno presentata.
Percy non faticava a crederlo. Aveva perso Silena e non aveva voglia di festeggiare. A Percy, inoltre, mancava molto Beckendorf. Se fosse stato con lui in quel momento, si sarebbe divertito di più e il tempo sarebbe passato più velocemente.
Ma in tutta quella confusione, c'era solo una cosa che riusciva a catturare la sua attenzione:
Percy credeva che sotto le luci da discoteca, Annabeth sembrasse ancora più bella di quanto già non fosse. Si era superata quella sera. Non che indossasse qualcosa di così spettacolare, ma con il suo vestitino grigio svolazzante e bordato di nero, era davvero mozzafiato.
Percy non si era ancora dichiarato. Non aveva trovato il coraggio di farlo.
Grover lo aveva rimproverato, perché secondo lui doveva farsi avanti prima che fosse troppo tardi.
E se Annabeth si fosse innamorata di qualcun altro? Chi gli dava la garanzia che non fosse già troppo tardi? Forse le piaceva ancora Luke...
Percy dovette strizzare gli occhi per liberarsi di quel pensiero. Conviveva con quel timore già da molti anni, e il fatto che ormai Luke fosse morto non lo faceva sentire per niente tranquillo.
Percy aveva solo bisogno di parlarle (possibilmente in privato) e poi doveva trovare le parole giuste per dirle che non riusciva più a vederla solo come un'amica. Fosse facile!
Ma sembrava che fosse destinato a starle lontano quella sera.
Se diventavi il nuovo architetto in carica dell'olimpo, c'erano molte più persone che ti volevano parlare di quante avresti mai potuto immaginare.
Percy si appoggió con la schiena alla parete, buttando fuori un enorme sbadiglio.
Se sua madre l'avesse visto in quel momento, era sicuro che lo avrebbe sgridato. Era pur sempre in una sala piena di dei. Un passo falso e lo avrebbero polverizzato.
Ma Percy era appena diventato il nuovo "eroe dell'olimpo" e non sarebbe stato molto carino se Zeus lo avesse polverizzato solo perché si stava annoiando.
Poi puntó lo sguardo su Annabeth per l'ennesima volta.
Ma si rese conto dopo pochissimi attimi che Annabeth non era più con sua madre. Anzi non si vedeva da nessuna parte. Percy inizió ad andare nel panico: dov'era? Era con qualche altro ragazzo? O peggio, se fosse stata rapita?
Percy si staccó dalla parete, un po' più allarmato.
Qualcosa lo pungolò alla spalla, facendolo sobbalzare.
Appena si voltò vide il sorisetto malefico della sua bionda preferita sghignazzare dietro di lui - ti ho fatto paura, Testa D'alghe? -
Lui le rivolse un sorriso sbilenco - ma sei impazzita? Mi hai fatto perdere dieci anni di vita -
- esagerato -
Percy avrebbe voluto continuare quella conversazione, ma il cuore gli batteva così velocemente che riusciva a stento a stare in piedi - hai già smesso di farti adulare da tua madre? -
- la smetti di fare l'idiota? - ribatté prontamente Annabeth.
- la mia era una domanda seria -
- dopo un po' mi è venuto a noia - disse lei - apprezzo i complimenti che mi fanno, ma quando è troppo è troppo -
- capisco - in realtà Percy non capiva.
Conosceva benissimo Annabeth e sapeva quanto si era impegnata affinché venisse notata da sua madre, e adesso che poteva se ne tirava fuori.
- cioè in realtà no - riveló alla fine - non capisco, Beth. Insomma, potresti farti idolatrare da Atena e da un mucchio di altri dei super importantissimi, e te cosa fai? Stai con me? -
Dopo un'attenta riflessione, la bionda annuì  - si, credo sia così -
- e perché? -
- perché preferisco passare del tempo con te, piuttosto che con mia madre. Perché sei mio amico e anche perché so che ci tieni a me -
Il cuore di Percy saltò un battito.
- che c'è? Ti ho tolto le parole di bocca? - rise lei
- già - rispose Percy.
Poi si guardò attorno e decise qualcosa di cui sapeva già si sarebbe presto pentito. Si avvicinò ad Annabeth e sussurrò - vieni con me -
Lei rimase un po' sconcertata da quella richiesta - e dove, se posso saperlo? -
- via da questa sala piena di dei boriosi ed egocentrici -
Annabeth lanciò dietro di sé, dove c'erano i corridoi che portavano dentro l'Olimpo vero e proprio. Poi tornò a guardare Percy - tu sei pazzo. Zeus ci ucciderà -
- credi che potrebbe polverizzare il tipo che gli ha appena salvato il fondoschiena divino? - domandó divertito il ragazzo.
Annabeth si limitò a fissarlo e lui le porse una mano - Annabeth, ti fidi di me? -
Lei prese la cosa in considerazione, ma decise che per una sera poteva fare a meno dei suoi pensieri diplomatici - e va bene -
Non passó neanche un secondo che Percy l'afferró e insieme fecero lo slalom tra la folla di divinità e non, prima di imboccare il largo corridoio che portava nel cuore dell'Olimpo.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now