- Non ti scordar di me -

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Percy aveva molti pensieri per la testa e sapeva che prima o poi avrebbe dimenticato qualcosa, considerando i suoi precedenti con la memoria non ne era di certo stupito.
Soltanto qualche giorno prima non ricordava niente
della sua vita mentre adesso si sentiva perfino in colpa per aver scordato qualcosa di così importante come il suo passato. Che poi non si trattava di aver dimenticato un numero di telefono o la chiave che apriva la porta della sua cabina, ma della sua identità, del suo essere.
E non riusciva a scendere a patti con questo pensiero neppure sapendo che la colpa non era sua.
Percy stava attraversando una delle vie più trafficate di Nuova Roma con il suo nuovo mantello da pretore e un titolo importante che mai avrebbe pensato di meritare.
Lui cercava di non farci caso ma sapeva che le persone erano concentrate a squadrarlo con occhio critico, anche se poi volgevano lo sguardo altrove appena Percy si rendeva conto di essere osservato.
Non poteva biasimare quella gente. Anche se Reyna era stata più che felice all'idea di averlo come collega, lui si guardava allo specchio con quella nuova uniforme da pretore e pensava a Jason Grace.
Non lo aveva mai conosciuto ma sperava che un giorno incontrandolo non lo avrebbe biasimato per avergli rubato la carica all'interno del Campo Giove. Si sentiva più un usurpatore che un eroe.
Ma nel frattempo Percy aveva di meglio da fare che crogiolarsi nell'autocommiserazione.
Si piantò in mezzo alla via, con un improvviso sussulto, e mise una mano nella tasca destra dei pantaloni. Poi controllò anche la sinistra ma era anch'essa vuota. Percy si lasciò andare allo sconforto, consapevole di aver ereditato da quella brutta esperienza seri problemi con la memoria.
Con ogni probabilità aveva perso il foglietto di carta sdrucito sul quale Hazel gli aveva scritto con grafia veloce l'indirizzo e il nome di un parrucchiere.
Si passò distrattamente una mano nei capelli mentre cercava anche nelle tasche posteriori dei jeans.
In quei sei mesi di ibernazione i suoi capelli erano allungati e aveva bisogno di una scorciata sui lati, e mentre quella mattina si lamentava con i suoi due amici romani del suo taglio di capelli troppo lungo per i suoi gusti, Hazel gli aveva suggerito dove andare a farseli scorciare e gli aveva scritto le indicazioni su un pezzetto di carta racimolato sul momento.
Ma lui lo aveva perso. Dopo vari tentativi di ricerca, Percy ci rinunciò e stava per tornare sui suoi passi quando sentí qualcosa nella tasca posteriore sinistra dei pantaloni che non aveva mai notato.
Perplesso tirò fuori la mano, lottando con il mantello da pretore che gli si attorcigliava sul braccio.
Quando si liberò malamente dal tessuto viola, si ritrovò sul palmo della mano un fiore  dalle dimensioni minuscole. Era appassito già da tempo ma capí che un tempo i suoi petali dovevano essere stati blu.
Percy si domandò da quanto tempo quel fiore fosse lì nella sua tasca. Ipotizzò che dovesse in realtà appartenere al campo mezzosangue.
Cercò di ricordare, di focalizzare quel dettaglio, e dopo un paio di secondi ecco che tutto gli ritornò in mente come per magia.

I preparativi per la sua partenza erano quasi terminati e Blackjack già nutrito e spazzolato a dovere. Percy ricordava ogni particolare come fosse ieri. Ricordava che stava arrivando l'autunno e che per questo le giornate si erano accorciate.
Aveva appena finito di parlare con Chirone il quale gli aveva fatto le solite raccomandazioni da genitore e si era allontanato al trotto.
Percy ne aveva approfittato per controllare che Vortice funzionasse perfettamente anche se sapeva non ce n'era bisogno, finché qualcuno non lo aveva colto di sorpresa "problemi con la spada?"
Percy aveva sollevato lo sguardo e aveva visto Annabeth fermarsi davanti a lui con un sorriso da gatto dipinto sulle labbra, i capelli biondi scompigliati dal vento e il fodero di cuoio alla vita, nel quale era custodito il suo pugnale, insolitamente vuoto "solo un ultimo controllo prima di partire. Non vorrei che qualcosa andasse storto proprio adesso"
Annabeth annuì "andrà tutto per il meglio, anche se non mi sorprenderei se ti vedessi tornare indietro perché avevi sbagliato penna a sfera"
"molto divertente"
Restarono per un po' in silenzio.
"approposito di spada, dov'è il tuo pugnale?" domandò fremendo nel conoscere la risposta.
Annabeth abbassò gli occhi verso il suo fodero vuoto e sospirò "ultimamente non ci sono state emergenze, non dopo la fine della guerra, e ho deciso di lasciare il pugnale sotto al letto. Anche per cercare di...sai...disintossicarmi dai sensi di colpa"
Percy sapeva a cosa si riferiva.
Erano mesi che Luke era morto e ancora Annabeth non riusciva a darsi pace, convinta che in parte fosse colpa sua. Non aveva mai cercato di farle cambiare idea, era una cosa che doveva riuscire a fare da sola.
"beh, ho notato che da quando sei qui, ovvero da ben 2 minuti, non hai ancora iniziato a farmi la solita ramanzina o a convincermi a portarti con me"
Annabeth si strinse nelle spalle "ci ho provato e ti conosco abbastanza bene da sapere che non servirebbe a niente"
"hai ragione"
Anche se sapeva che lo stava facendo per proteggerla, Percy si sentiva comunque un verme a lasciarla da sola, sperando che non sentisse troppo la sua mancanza e che non iniziasse a preoccuparsi più del necessario "senti Annabeth..."
"no, Percy, hai ragione" lo interruppe lei senza la minima traccia di risentimento nella voce "è la scelta giusta, è una cosa che devi fare da solo. E poi conosco Grover, so che farà il possibile per impedirti di ammazzarti"
Percy si lasciò sfuggire una flebile risata, va velata da una nota malinconica "sono ancora sotto la magia che mi rende indistruttibile" le ricordò "nessun mostro potrà uccidermi"
"nessuno è invincibile" rispose Annabeth, pragmatica come sempre "nemmeno Achille lo era. Tutti noi abbiamo un punto debole"
Percy sentí un formicolio nella parte bassa della schiena. Il suo tallone d'Achille.
"ad ogni modo volevo darti una cosa prima che tu partissi" riprese lei, improvvisamente più umana. A volte anche Percy dimenticava quanto fosse sensibile. Dalla tasca dei jeans tirò fuori un piccolo fiore con i petali blu
"sono spuntanti la scorsa estate. I ragazzi di Demetra affermano che non avevano mai visto niente di simile" gli spiegò lei "il suo nome scientifico è 'Myosotis sylvatica', comunemente chiamato 'non ti scordar di me' "
Percy, che già aveva iniziato a capire, prese delicatamente in mano il piccolo fiore e quando alzò lo sguardo vide che gli occhi grigi di Annabeth erano velati da un sottile strato luccicante "così ovunque sarai, ti ricorderai di restare vivo, che non sei indistruttibile e che da qualche parte c'è qualcuno che aspetta che tu ritorni sano e salvo"
"vieni qui" Percy non la lasciò finire e la strinse in un abbraccio, visibilmente commosso, e lei non oppose resistenza.
"andrà tutto bene" le disse, stringendola forte "andrà tutto bene, Annabeth, te lo prometto. Niente potrebbe mai farmi dimenticare di te. E qualsiasi cosa accada io ritornerò sempre, questa è una promessa"
E per un breve periodo di tempo aveva mantenuto quella promessa, era sempre tornato da lei. Ogni volta che erano lontani, Percy guardava quel piccolo fiore blu, che gli rammentava la strada di casa.

Percy si rese conto di star piangendo solo quando una lacrima gli cadde sul palmo della mano.
Non aveva mai completamente rimosso il ricordo di Annabeth ma la verità era che se n'era dimenticato.
Anche se sapeva che non era colpa sua se adesso era lontano da casa, non riusciva a perdonarsi per aver infranto la sua promessa.
E quindi eccolo lì, con un fiore appassito in mano e un desiderio irrefrenabile di andarsene al più presto.
"Percy!"
Il ragazzo si voltò e vide Hazel avvicinarsi a lui, con passo allegro, seguito da Frank, che quasi faticava a starle dietro.
"ecco dov'eri finito, ti abbiamo cercato dappertutto" disse la ragazza "Reyna doveva parlarti ma non riusciva a trovarti, quindi ha mandato noi"
"abbiamo girato a vuoto per ben 20 minuti" aggiunse Frank, poi vedendo che Percy non accennava a rispondere si accigliò "Percy, per caso stai piangendo?"
Lui si affrettò ad asciugarsi le guance con la stoffa del mantello "no, niente di grave davvero, è che..."
Le parole gli morirono in gola e dovette tirarle fuori a forza.
Mostrò loro il fiorellino blu "ho ritrovato questo. Me l'aveva dato Annabeth prima che partissi per la mia prima missione senza di lei dopo la guerra" spiegò con voce strozzata "temeva che una volta lontano mi sarei dimenticato di lei. E allora le ho promesso che qualunque cosa fosse successa sarei sempre tornato" richiuse il palmo della mano e rimise il fiore nella tasca dei jeans "rappresentava un po' quello che provavo per lei, anche se allora non avevo ancora il coraggio di pronunciare quelle parole ad alta voce. Mentre adesso non so neppure se la rivedrò mai. Ma sapete che vi dico? È una sciocchezza, sono solo stupidi problemi sentimentali, davvero"
Abbassò lo sguardo, sentendosi profondamente in imbarazzo per quelle confessioni così personali che quasi non si rese conto che Hazel e Frank si erano scambiati un'occhiata complice.
Percy guardò prima l'uno poi l'altra "cosa significa quello sguardo?"
Hazel gli sorrise, senza rispondere veramente "vieni con noi, dobbiamo mostrarti una cosa"

Hazel e Frank non gli diedero spiegazioni nemmeno quando lui le pretese. Si lasciò condurre da loro attraverso Nuova Roma e non gli rivolsero la parola per tutto il tragitto.
Gli parlarono per la prima volta dopo quasi dieci minuti solo quando si fermarono a un incrocio e Hazel gli disse di chiudere gli occhi.
"come scusa?" domandò lui incredulo "non vorrete mica uccidermi, ragazzi?"
"te chiudi gli occhi e basta" ripetè indissolubile Frank, senza aggiungere altro.
Percy perciò fece come gli avevano chiesto, coprendosi gli occhi con una manica del mantello e oscurando così totalmente la sua vista. Quasi sobbalzò quando sentí i suoi amici prenderlo per le braccia e condurlo più avanti sulla strada.
In quella situazione Percy si sentiva completamente impotente e siccome non gli piaceva per niente quella sensazione sperò che i due finissero in fretta.
Dopo qualche minuto che camminava alla cieca percepí il suolo farsi più morbido e capí che aveva lasciato il cemento per mettere i piedi su quello che sembrava un prato.
"ora posso aprire gli occhi o non avete ancora finito di comportarvi in modo strano?"
Finalmente Frank e Hazel lo lasciarono.
"puoi guardare adesso" gli disse lei.
Percy aprí gli occhi e quello che vide davanti a sé lo lasciò letteralmente senza fiato.
Ai suoi piedi si estendeva un campo enorme pieno di fiorellini blu rigogliosi. Percy ripescò il fiore stropicciato dalla tasca "un attimo, questi sono...?"
"Myosotis sylvatica" rispose Frank "il fiore che tieni in mano"
Percy scosse la testa, incredulo "non avevo mai visto questo posto"
Infatti notò che quel prato era distante dal resto dei familiari giardini di Nuova Roma, isolato dal resto della vegetazione.
"questo perché non ti ci abbiamo mai portato. Come avrai notato è leggermente fuori città" rispose "ma appena ci hai fatto vedere il tuo fiore ci è venuto in mente questo prato e abbiamo voluto fartelo vedere"
Percy ancora non riusciva a distogliere gli occhi da quel turbinio di sfumature blu notte che si estendeva dinnanzi a loro.
"sai, su questo campo non è mai cresciuto nessun tipo di fiore" spiegò Hazel "anche prima che arrivassimo io e Frank, questo campo è sempre stato verde senza il minimo accenno di altri colori. Reyna ha detto che questi fiori hanno iniziato a crescere poco prima che tu giungessi al campo Giove. Un vero e proprio miracolo" si voltò verso il figlio di Poseidone "te ci hai detto che quel fiore rappresentava la tua promessa a Annabeth. E poco prima del tuo arrivo qui l'unico prato infertile di Nuova Roma si ricopre degli stessi boccioli. Mi rifiuto di credere che sia una coincidenza. Non so né quando né dove, Percy, ma io so per certo che un giorno rivedrai Annabeth. Che sia domani o fra un anno, voi due vi rincontrerete"
Percy non riuscì a esprimere a parole quanto quel gesto significasse per lui "grazie, ragazzi"
Loro intesero perfettamente. Non servivano altre parole e non ne avrebbe trovate per esprimere a parole la sua felicità.
I tre non sapevano dire per certo quanto tempo restarono lì in silenzio.
Ma Frank e Hazel non dissero niente nè provarono a farlo mentre Percy lasciava che delle lacrime liberatorie gli solcassero le guance, e liberava così tutti i sentimenti d'angoscia che aveva provato in quelle ultime settimane.
Hazel aveva ragione. Avrebbe rivisto Annabeth.
Non sapeva né quando né dove, ma un giorno sarebbe successo. Ed era l'unica certezza che per lui contasse davvero.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora