- Figlia mia -

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I malditesta di Atena erano terribili.
Pur essendo una dea, aveva lo stesso i suoi problemi. Non tanto problemi fisici, quanto a problemi legati alla divinità.
Per esempio, quando leggeva troppo a lungo (e il suo record era stato negli anni del 1145 a.c - 1193 a.c) senza staccare gli occhi dalle pagine, le veniva un male atroce alla testa, un forte pulsare al centro del suo cervello, e doveva chiamare Apollo così che potesse aiutarla a farglielo passare.
Essendo poi una dea vergine (in un certo senso...) non aveva tutti quei problemi di Afrodite. La dea dell'amore passava intere giornate a chiedersi se fosse incinta e a fine giornata si scopriva magari che era vero.
Atena non aveva di questi problemi. Era abbastanza intelligente da tenersi alla larga da qualsiasi essere umano di specie maschile.
E su questo concordava pienamente con Artemide.
I maschi erano degli imbecilli di prima categoria.
La sua scelta di tenere lontani dal suo gruppo di Cacciatrici i maschi era stata subito approvata da Atena. Perché tutti i suoi colleghi (fatta eccezione delle dee vergini e di Era) avevano avuto almeno una scappatella con qualche mortale.
Ecco perché esisteva il Campo Mezzosangue.
E Atena era sollevata che quei poveri sfortunati ragazzi avessero un posto dove sarebbe stati al sicuro... più o meno.
Atena faceva tanto la santarellina, ma anche lei qualche volta perdeva la testa per qualche mortale.
La maggior parte degli uomini per cui provava interessa erano intellettuali o insegnanti di università particolarmente acuti.
E Atena odiava quando perdeva la testa per qualcuno di loro, perché poi finiva sempre per rimanerne fregata.
Lei era una dea vergine ed essendo nata dalla testa di Zeus, tutti i suoi figli uscivano di conseguenza dalla sua testa. Così, quando si innamorava perdutamente di qualcuno, ecco che puff! Si materializzava un bambino nella sua testa.
E Atena capiva sempre quando stava per succedere.
Di solito le prendeva un forte mal di testa, ma di quelli forti e martellanti.
Dopo l'ultimo figlio che aveva avuto (Malcolm, se la memoria non la ingannava...) aveva deciso che avrebbe smesso di innamorarsi. L'amore era una sciocca perdita di tempo e anche se lei di tempo ne aveva a sufficienza non voleva sprecare la sua eternità a correre dietro a quella specie che tanto Artemide disprezzava.
Ma poi aveva incontrato lui.
Frederick Chase era un insegnante universitario, uno di quelli brillanti, con un quoziente acuto, accorto e attento.
Si erano conosciuti per caso nei corridoi dell'università dove insegnava, ma i momenti che avevano passato insieme erano stati bellissimi.
Atena considerava ancora l'amore uno stupido sentimento che non portava a nulla di buono, ma già che c'era poteva dare uno strappo alla regola...

Una giornata qualunque della sua vita eterna, Atena era seduta sul suo trono. Ultimamente non faceva altro.
Erano ore (o almeno credeva) che cercava di leggere, ma un mal di testa atroce la teneva sulle spine e non la lasciava in pace. Era deconcentrata e lei odiava essere deconcentrata.
Erano poche le volte in cui Atena sentiva così male alla testa.
La dea, rendendosi conto della situazione, chiuse di scatto il libro - oh no - mormoró - non può essere vero -
Aspettó qualche altra ora ma il mal di testa non faceva che aumentare sempre di più, finché decise di intervenire e mandó a chiamare il resto degli dei che non tardarono ad arrivare.
- è quello che penso che sia? - domandó Estia, che ormai era diventata la babysitter divina più adorabile di tutte.
- si lo è! - replicó bruscamente Atena, tenendosi la testa tra le mani, dolorante.
- congratulazioni, cara! - esclamó Afrodite, battendo le mani al settimo cielo - sapevo che quello che ti ci voleva era una distrazione -
- io invece credo che sia scandaloso - borbottó Era sotto voce, l'unica che sembrava contraria alla faccenda - ti sei definita una "dea vergine" e invece continui a sfornare semidei come se niente fosse -
Atena quasi le saltò al collo - a me dici? Solo a me sembra che la cabina 10 sia molto affollata in questo periodo? -
Tutti si voltarono verso Afrodite, che arrossì senza vergogna - che avete tutti da guardare? Non è colpa mica mia se i mortali mi trovano irresistibile -
Ares ridacchió sotto i baffi.
Atena percepì una forte fitta al lobo frontale e gemette leggermente. Sentiva che preso le sarebbe scoppiata la testa.
- è il momento? - domandó elettrizzata Demetra.
- è il momento - confermó Estia, che nel frattempo si era fatta portare una bacinella d'acqua calda e un asciugamano.
- santa me stessa - borbottó Atena sottovoce.
- sarà una cosa velocissima, mia cara - cercó di rassicurarla Afrodite, mentre la facevano sedere su per terra - non è di certo la prima volta -
"e non sarà neanche l'ultima" pensó amaramente Atena, prima di sedersi.
Poteva ripudiare l'amore quanto voleva, ma quando succedeva nemmeno lei riusciva a sottrarsene.
In effetti la cosa fu velocissima.
Fu così veloce che quasi Atena non sentì dolore mentre avvolgevano il nuovo fagottino semidivino in un asciugamano.
Mentre tutti si stringevano intorno a Estia per osservare il nuovo nato, Atena ne approfittó per riprendersi.
Partorire era estenuante anche dalla testa. Il suo dolore passó non appena sentì i piccoli strilli di quella che doveva essere una bambina.
La sala si riempì di un coro di "ma com'è carina!" e di "assomiglia tutta a sua madre" e Atena fu lì per vomitare.
Estia si fece spazio e si sedette sul pavimento accanto ad Atena, porgendole la bambina - non è meravigliosa? -
- per te tutti i bambini sono meravigliosi- replicó la dea, ma le strappò dalle braccia la neonata che aveva improvvisamente aveva smesso di piangere e adesso fissava la madre con i suoi enormi occhioni grigi.
- sei una curiosa, eh? - scherzó Atena, mentre la cullava dolcemente.
Zeus incroció le braccia, contrariato - non ti ho mai vista parlare così a nessuno dei tuoi figli, Atena -
- questa ragazzina è diversa - disse fermamente la dea - me lo sento. È diversa dal resto dei miei figli. Ha un non so che di speciale -
- e ha ragione - si intromise Apollo, facendo a spallate per vedere meglio la scena - come dio della profezia mi sento in dovere di informarmi che sento che diventerà una grande donna e che cambierà le cose - si rabbuiò - sento anche che affronterà molti pericoli e quello che prevedo non è per niente buono... no, per niente buono - e nessuno decise di mettere in dubbio le sue parole.
Ma non era qualcosa di cui preoccuparsi.
- come la chiamerai? - domandó curiosa Estia.
Atena consideró la cosa a lungo. Di solito non dava il nome ai suoi figli, ma questa volta poteva fare un eccezione - Annabeth - rispose, senza esitazione
Ermes fece una smorfia di disgusto - ma è un troppo antiquato -
- io invece lo trovo molto romantico - disse Afrodite, con un sorrisetto crescente sulle labbra.
Atena lo notó e si infurió - non lasceró che tu coinvolga mia figlia in una delle tue tresche amorose, togliti quell'espressione dalla faccia -
- non è quello a cui stavo pensando - cercó di giustificarsi Afrodite, ma Atena sapeva la verità.
Zeus sembró riscuotersi solo in quel momento
- comunque sia, il tuo tempo con la bambina è scaduto, Atena. Sai già quello che devi fare -
Atena sospiró - certo che lo so -

Poco dopo, adagió la piccola Annabeth in una cesta, mettendoci dentro anche una lettera dentro la quale scriveva a Frederick la verità su di lei e dicendogli che doveva prendersi cura della figlia.
Atena era sempre molto fredda durante quelle occasioni. Era una dea e non doveva affezionarsi ai suoi figli più di tanto.
Quando giunse il momento di consegnarla a suo padre, Atena si chinó sulla cesta - diventerai una donna forte e saggia, Annabeth, ricordatelo sempre. Riuscìrai a vincere anche davanti alle avversità, figlia mia - Atena aspettó nascosta finché non vide il signor Chase aprire la porta e prendere la cesta per portarla all'interno.
E quello fu, definitivamente, il momento più difficile di tutta la sua vita.

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now