- Burn so bright -

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Hazel era stufa marcia di tutto. Non aveva più voglia di fare la bella statuina da una parte. Era anche stufa di tutte le attenzioni che stavano dedicando al suo ragazzo.
Non era affatto gelosa, anzi con tutto quello che avevano passato, Frank se lo meritava.
Hazel era contenta per lui.
Ma non credeva che glielo avrebbero rubato (o "preso in prestito" come si sforzava di pensare) per tutta la serata. Il figlio di Marte andava da una parte all'altra dalla sala come trottola. Insomma, quante accidenti di persone doveva salutare? Era vero che erano semidei di grande e importante fama ed era anche vero che Frank si sentiva in debito di farli sentire a proprio agio.
Hazel era contenta per lui.
Ma almeno Reyna passava a vedere come stavano!
Frank si era completamente dimenticato di loro. La festa in per sé non era brutta, era Hazel che si stava annoiando.
Era seduta al tavolo da quasi 20 minuti e continuava a girare il nettare nel suo bicchiere senza averlo ancora bevuto. Percorreva con il dito i bordi delle luci color porpora che finivano proiettate sulla tovaglia.
Fosse stata in compagnia...
Percy e Annabeth se ne stavano appiccicati, impegnati a chiaccherare amorevolmente (e a sbaciucchiarsi), e Hazel aveva deciso di tenersi alla larga.
Piper e Jason stavano parlando con Reyna di qualcosa che non sembrava particolarmente importante.
Ed Hazel era lì. Da sola. In verità non era proprio da sola.
Qualche tavolo in là c'era un'altra persona che, come lei, si stava annoiando a morte. Hazel non credeva che sarebbe venuto da solo.
Le dispiaceva, il suo amico non meritava di stare da solo. Pensó di avvicinarsi, poi però pensó che sarebbe sembrata una fidanzata poco fedele se l'avesse fatto. Infine decise di infischiarsene: andava a parlarci, mica doveva sposarlo.
Così, la figlia di Plutone, scavalló la gamba che aveva accavallato sull'altra e si diresse decisa verso l'altro tavolo.
Si sedette sulla sedia di fronte alla sua - ehy -
Leo alzó lo sguardo su di lei e aggrottó le sopracciglia - cosa ci fai qui? Non dovresti essere in mezzo alla gente a fare la fidanzata del pretore? -
Hazel guardó al di sopra della sua spalla, dove vide Frank che le stava dando le spalle intendo in una fitta conversazione con un tipo alto che indossava un mantello rosso. Leo seguì il suo sguardo e parve mortificato - oh, scusa. È ovvio che non è così -
- sai per caso che ore sono? - chiese lei per cambiare argomento.
Leo ti tiró su una manica della camicia, scoprendo un piccolo orologio nero con delle minuscole iscrizioni rosse - le 23. 15 precise. Sono tre ore e quindici minuti che siamo in questa specie di stanza per le torture - Hazel non avrebbe saputo fare un paragone migliore - quanto dobbiamo restare ancora? -
- credo, finché Terminus non si stanchi di avere così tanti graecus intorno -
Hazel sbuffò. Poi i suoi occhi si illuminarono - che ne dici se ce la filassimo da qui? -
Leo tamburelló le nocche delle mani sul tavolino
- Hazel Levesque che infrange le regole? Questa mi è nuova-
- chiudi il becco - trasse un respiro profondo - credi che noterebbero la nostra assenza? -
Leo si guardó attorno. Conosceva soltanto il 2% delle persone presenti alla serata - non credo, a meno che Frank non finisca di adulare quei tipi importanti -
Hazel lanció un'altra occhiata dietro Leo - credo che ne avrà ancora per molto - si alzó e prese il giacchetto di pelle nera che le aveva prestato (o meglio, regalato) Piper - allora... vieni o pure no? -
Leo prese la cosa in considerazione - non lo so, Haz... -
- allora vuol dire che andrò da sola - si diresse verso la porta - ma mi sembrava di ricordare che tu fossi un gentiluomo, Leo Valdez, e i gentiluomini tendono ad accompagnare le fanciulle all'uscita... - non finì la frase che sentì il ragazzo afferrare la giacca e prenderla per un braccio trascinandola verso l'esterno.

Mancavano, più o meno, 30 minuti a mezzanotte e le strade di Nuova Roma erano deserte. Hazel ringrazió di avere con se il giacchetto: il suo vestito viola svolazzante avrebbe potuto essere l'ideale per un locale chiuso con il riscaldamento, ma era decisamente troppo leggero per il clima pre invernale di Nuova Roma.
Voleva avviare una conversazione, ma sembrava che il freddo le avesse ghiacciato quella parte del cervello
- facciamo un gioco - inizió - io faccio tre domande a te, e te fai tre domande a me -
Leo accese l'indice e inizió a giocherellare con la fiammella - ma non era un gioco che fanno le persone per conoscersi? Io ti conosco abbastanza bene -
- cerca di usare un po' di immaginazione! Credevo che quello carismatico fossi te -
- ma... sono carismatico! - congiuse le mani come per sfregarsele - allora inizio io. Prima domanda, Levesque: stai bene? -
Hazel spalancó gli occhi - certo che sto bene, che razza di domanda...? -
- sbagliato - la corresse lui - non hai risposto con sincerità -
Hazel soffocó una risata nervosa
- perché non avrei dovuto rispondere con sincerità? -
Leo si sfregó il mento con fare intellettuale - forse perché sei stressata dalla tua situazione con Frank -
Hazel abbassò lo sguardo, irrigidendosi. Leo, allora, provó di nuovo - vai con la prossima: sei felice?-
- davvero, Leo, se non sapevi giocare a questo gioco bastava che me lo dicevi -
- oh, taci - il figlio di Efesto fece una smorfia - rispondi, questa volta sii sincera -
- con te? - domandó lei, sbuffando.
- con te stessa - la risposta la spiazzó.
Se doveva chiedersi se era felice, allora non lo era. Aveva sempre considerato Leo un buffone, ma se invece avesse avuto ragione?
- credi che dovrei...? -
Leo spalancó gli occhi e la bocca
- cosa? No! Certo che no, altrimenti che figura ci faccio col tuo fidanzato? Non dicevo quello. Frank è un tipo apposto, forse a volte si lascia trasportare troppo. Credo che dovresti, semplicemente, parlarne con lui. Ecco tutto -
Hazel lasció uscire un respiro sollevato - adesso?-
Leo si guardó dietro, dove si riuscivano ancora a vedere le luci della favolosa e scintillante festa del Campo Giove - no, non credo ti ascolterebbe -
Hazel lo guardó meravigliata - Leo Valdez, non ti credevo un sentimentalista -
Lui rispose con una scrollata di spalle.
- adesso tocca a me - esclamó la ragazza - ti manca Calipso? -
Leo sorrise senza guardarla - e me lo chiedi anche? Certo che mi manca. Le ho chiesto se voleva venire, dato che a Frank e Reyna andava bene, ma ha detto che mi avrebbe aspettato al campo mezzosangue - sospiró - non so neanche perché ti sto dicendo tutto questo -
- forse perché te l'ho chiesto? -
- Hazel Levesque, era per caso sarcasmo quello che ho appena sentito? -
La figlia di Plutone si strinse nelle spalle - può essere -
- vedo che stai imparando. Sapevo che tutti i miei sforzi non erano stati invani -
Hazel rise e gli fece la linguaccia. Si guardó attorno e giunse ad una muta conclusione - che ne dici se andiamo nei giardini davanti all'università? -
- certo, Metal Detector, perché no? - Leo ficcó una mano in tasca - vuoi che imposti Google Maps? -
Hazel ci mise qualche secondo per capire cosa fosse Google Maps e che la stava solamente prendendo un po' in giro. Gli tiró un pugnetto sulla spalla - stupido! Guarda che so dove sono, io ci vivo qui -
- volevo solo essere sicuro che non ci saremmo persi -
Hazel sospiró e lo afferró per una manica della giacca - forza, McShizzle, andiamo -

Camminarono per i giardini in silenzio, godendosi il silenzio di quella sera e il cielo pieno di stelle.
Ad un certo punto, Hazel iniziò a canticchiare il ritornello di una canzone che aveva sentito alla radio qualche giorno prima e che aveva, poi, successivamente imparato a memoria:
"hey, we'll burn so bright,
making all the people come to life.
hey, the darkest sky can't stop me and you tonight..."
Leo si unì alla ragazza, incrociando un piede dietro l'altro e ruotando su sé stesso:
"i said hey, we'll burn so bright, dancing underneath the city lights.
hey, from way up hight, shaning like the stars tonight".
Hazel lo fissó a bocca aperta - conosci anche tu questa canzone? -
Leo le passó un bracco sulle spalle, con fare amichevole - certo, ragazza. Anche se non sono nulla in confronto all'esperta - ridacchió
Lei lo squadró con occhio critico - era sarcasmo quello che ho sentito, Valdez? -
Leo restó senza parole, togliendo il braccio dalle spalle della sua amica, poi si scambiarono il cinque - touché, Levesque -
Lei si strinse nelle spalle - com'è che si dice? L'allievo supera il maestro -
- questo mai! Io sono insuperabile -
Dopo aver riso, riniziarono a canticchiare inscenando un duetto improvvisato:
"when it too far for me to reach it.
I close my eyes and believe it.
ain't no other way to do (ooo)
Leo superó una piccola aiuola con un balzo: "when you fall you're gonna hit it hard"
Hazel saltó sul bordo della fontana: "when you love with your whole heart. Remember the hard time make you, you (ooo).
Lei scese dal bordo ed entrambi saltarono in una pozzanghera: "that's when we show the world. They're not gonna break us"
E poi ripartirono con il ritornello cantando sempre più forte, girando e saltando per il parco deserto.
Chiunque l'avesse visti in quel momento, avrebbe costato che fossero impazziti.
Un figlio di Efesto e una figlia di Plutone che cantavano a squarciagola in un parco deserto, non era di certo un modo adeguato di presentarsi, ma a loro non importava.
Quando conclusero la canzone e si furono calmati, si stesero sul prato con la testa appoggiata sul bordo della fontana e i loro sguardi rivolti verso l'alto.
Hazel tese una mano verso il cielo - non abbiamo finito il gioco delle domande -
Leo la guardò con profondo disappunto - dobbiamo proprio? Io ti conosco e tu conosci me. Non c'è altro da dire -
La figlia di Plutone ridacchió divertita
- in effetti sembra stupido. Era solo il mio scarso tentativo di intrattenere una conversazione -
- davvero scarso -
Risero ancora.
- grazie, Leo -
- per essere così stupendamente stupendo? -
- per essere venuto con me - rispose lei.
- ah - Leo scrolló le spalle - di niente. È questo che fanno gli amici -
Dopo un po', Hazel si alzó in piedi
- che ne dici? Torniamo dentro? - gli tese una mano e il figlio di Efesto si alzó - volentieri, Levesque - si spolveró i pantaloni e la giacca scura pieni di terra - qualcosa mi dice che Frank sarà felice di vederti -

ᗴᖇOI ᗪᗴᒪᒪ'OᒪIᗰᑭO ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗ Where stories live. Discover now