#9 Audrey

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Finalmente posso dire di avere quasi tutto sotto controllo, il che mi fa sentire molto meglio di quando siamo arrivati. Mi sono segnata ai corsi, ho smaltito tutte le pratiche burocratiche e ho anche stretto amicizia con i ragazzi che sono con me al corso di antropologia. Il campus è immenso e ci sono tantissime attività extracurricolari che si possono svolgere. Dopo un paio di telefonate ho deciso di iniziare a fare volontariato in una struttura che accoglie bambini con famiglie problematiche. Avevo già esperienza in quel campo e mi è sembrata la scelta più ovvia, anche perché io adoro i bambini. Stare con i piccoli mi ha sempre fatta sentire bene, sono la parte migliore della società e non c'è bisogno di sforzarsi per capirlo. La tipa con cui ho parlato mi ha detto che posso passare nel pomeriggio per visitare la struttura e fare una prova. Certo, non mi aspettavo che fosse una cosa così immediata, ma dopotutto perché aspettare? In questa città tutto va alla velocità della luce e non intendo rallentare la corsa, prenderò tutto ciò che viene. Quando ci rivediamo a casa, Jamie mi confida che gli piace molto l'università ed è davvero entusiasta del seminario di biologia applicata che ha iniziato a seguire. A onore del vero, sembra tranquillo, anche se io quando si tratta di lui non lo sono mai. Mi sono ripromessa almeno un centinaio di volte di evitare di soffocarlo con le mie preoccupazioni, ma da quel terribile giorno di tre anni fa nemmeno io sono più la stessa: ho avuto così tanta paura di perderlo che sentivo il cuore spezzarsi. Non sono stata brava come mia madre. Lei ha combattuto, ha resistito e ha fatto tutto ciò che poteva per farlo stare meglio. Io invece mi sono lasciata sopraffare dal dolore e ho pregato un Dio in cui non avevo mai creduto affinché non mi portasse via una delle persone più importanti della mia vita. Insomma sono stata inutile. Ho vegliato per giorni e giorni su di lui piangendo tutte le mie lacrime, ma non ho saputo dargli la forza, non ho saputo trasformare la mia indignazione e la mia rabbia in qualcosa di utile per lui. Ero solo furiosa, ma probabilmente la rabbia che avevo era l'unica cosa che mi ha impedito di annichilirmi. Distolgo a forza la mia mente da questi pensieri, ricordandomi che ora ci siamo messi il passato alle spalle.

Scendo in salotto, pronta per uscire per andare a conoscere la responsabile del centro in cui farò volontariato. Jamie sta giocando ai videogiochi buttato comodamente sul divano e io mi fermo a guardarlo per un po'. Sono piena di gratitudine per averlo ancora qui al mio fianco. Quando se ne accorge sembra risentito. "Finiscila di guardarmi così! Sei inquietante!" mi rimprovera, anche se in fondo so che capisce come mi sento e non gli dispiace davvero. Mi siedo al suo fianco e lo sfido. "Partita? Se vinco io posso guardarti così quando mi pare e piace! E ti lascio il privilegio di scegliere l'auto con più potenza" concedo, sicura di poter vincere. Lui mi guarda come se fossi un mostro a tre teste, ma poi accetta la sfida. "Ecco fatto" ridacchio alzandomi dopo appena due minuti e ventisei secondi, il tempo che ho impiegato per tagliare il traguardo con ben cinque secondi di vantaggio. "Ora che ti ho battuto ho il diritto di guardarti in quel modo e tu non potrai protestare!" dico con aria solenne. "Ehi, non vale, non erano questi i patti!" mi tira un cuscino del divano e mi colpisce in pieno. Mi metto a ridere, prima di rispondere blandamente al suo attacco. "Spiacente, caro mio! Ormai ti ho in pugno!" Lui incrocia le braccia mettendo il broncio e io esco di casa senza salutandolo con la mano e rivolgendogli uno dei miei migliori sorrisi.

"Benvenuta, ecco il tuo tesserino." Mi dice la responsabile con aria cordiale. Ha lunghi capelli rossi e le lentiggini le ricoprono gli zigomi. Dimostra una cinquantina d'anni, ma forse ne ha anche di più, dato che a quanto ho capito fa questo lavoro da molti anni. Vedendo come le si rivolgono le persone che incontriamo nel corridoio capisco che è una persona che si fa rispettare, sembra davvero autorevole. "Visto che sei nuova sarai affiancata da Thomas, ha un sacco di esperienza con noi e ti aiuterà ad ambientarti." Mi spiega, mentre ci dirigiamo verso la struttura. "Ora te lo presento." Dice, spalancando la porta della sala ricreativa. L'unica cosa che vedo però è un mucchio di bambini uno sull'altro. "Thomas McCarthy!" esclama la donna con una nota di rimprovero nella voce. "Ti ho detto un milione di volte di non far agitare i bambini in questo modo!" ribadisce. A quel punto la montagna di bambini si muove, finalmente riuscirò a vedere questo famigerato volontario esperto di bambini, spero almeno che sia carino! Il ragazzo si gira, rivolgendosi a noi con un sorriso, e a quel punto rischio un infarto.

Scusa ma ti chiamo BarbieWhere stories live. Discover now