#66 Thomas

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I suoi capelli sono come seta tra le mie dita. Li afferro con prepotenza, stringendola ancora a me. Non posso lasciarla più andare, i suoi baci sono come voragini nelle quali sprofondo senza via di ritorno. Ecco cosa mi aspettava. Lo sapevo, ma non ho potuto trattenermi: come potevo dimostrarle che è diversa dalle altre senza farle sentire quello che succede tra noi con un semplicissimo bacio? Sono seriamente allibito dal fatto che mi basta un bacio sulle sue labbra morbide, un solo, stupido bacio, ad appagarmi come nient'altro mi ha mai appagato. Quando si allontana da me sento il mio cuore andare in frantumi come vetro temperato. Vedo che Audrey è sul punto di ribattere qualcosa, ma la fermo.

"Ti prego. No." Il mio tono è così lamentoso e implorante che persino lei, che non riesce mai a rimanere in silenzio, mi asseconda. Sono sicuro, sembro un vero sfigato ora, con gli occhi lucidi e quell'espressione implorante che sento di avere sul viso. Ma non mi importa, non ora. Mi perdo nei suoi occhi e mi lascio percorrere da quella sensazione di completa pienezza. Non ho bisogno di altro che di lei. Percorro il suo viso arrossato con lo sguardo, rimango ad osservarla mentre a poco a poco il suo respiro affannato torna regolare. Ho il cuore che esplode in rumori sordi, riesco solo a sentire quello e mi impongo di ritrovare la lucidità. So che Audrey potrebbe dirmi qualcosa di tagliente e devo essere pronto per ribattere a modo, sento di essere così vulnerabile ora. Mi fa tremendamente paura sentirmi così, ma so anche che non posso evitarlo. La stringo a me, abbracciandola e lei mi asseconda nuovamente, praticamente un record. Con la sua testa appoggiata al mio petto, posso posare le mie labbra sui suoi capelli che profumano di un'esotica fragranza floreale. Chiudo gli occhi e spero che il tempo si fermi. Tempo, ti prego, fermati. Che cosa mi fa questa ragazza? Non voglio, non posso permettermi di sentirmi così, perso in lei. Eppure non faccio nulla per cambiare la situazione. Sentirla qui, tra le mie braccia, mentre respira tranquilla, trasmettendomi una sensazione di pace assoluta, è tutto ciò che voglio, ora. Eppure, alla fine si districa dal mio abbraccio, ignorando il mio tentativo di trattenerla.

"Thomas, che cosa significa tutto questo?" mi chiede, fissandomi con insistenza. Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, ma invece di prepararmi per tempo mi sono lasciato trasportare da lei. E ora? Cosa dovrei risponderle?
"Perché dobbiamo dare un significato a tutto? Non possiamo solo goderci questo?" le domando, indicando l'oceano e poi noi due.
"Ho bisogno di saperlo." Insiste. So benissimo che non desisterà mai, così provo a prendere tempo, prendendole una mano e stringendola dolcemente nella mia.
"Non ti è piaciuto?" le domando, consapevole che non può negare, senza presagire che possa mettermi in buca da solo con queste mie parole.

"È proprio questo il punto..." ammette, abbassando lo sguardo.

"E cosa c'è di male, Audrey?" Le sfioro i capelli, scostandoli dal viso.

"Mi piace tutto questo. Ma non mi piacerà quando alla prossima occasione ti vedrò andartene con una tizia qualsiasi per i corridoi dell'università o ad una stupida festa." Le sue parole mi feriscono, ma ha tutte le ragioni per pronunciarle. Non sono certamente il tipo da storia importante, o almeno non lo sono mai stato, per questo non saprei da dove cominciare per provare a diventarlo. 

Rimango in silenzio, perché non so come affrontare questa discussione, e soprattutto non riesco a dirle ciò che vorrebbe sentirsi dire. Vedo i suoi occhi diventare lucidi, poi si volta, dandomi le spalle e fissando l'acqua che ora è in balia della corrente. Le onde si rincorrono, increspando la superficie ed arrivando impetuose a scontrarsi sulla riva. Cretino, devi dirle qualcosa. Qualcosa di rassicurante, possibilmente. 

"Non possiamo apprezzare quello che abbiamo, ora?" le chiedo, avvicinandomi e appoggiandole le mani sulle spalle, rimanendo dietro di lei.

"Non lo so." La sua risposta mi atterrisce. Ho la spiacevole sensazione di non poter fare a meno di lei, ma non posso nemmeno darle conferme. Sono veramente un cretino.

"Non ho mai portato nessuna qui, davvero." Ammetto, sussurrando queste parole al suo orecchio, mentre la abbraccio da dietro. So che non è questo il punto e spero che non vada su tutte le furie. Passano secondi che sembrano interminabili, poi lei si volta verso di me. Ora siamo nuovamente uno di fronte all'altra. Scruta i miei occhi come se stesse cercando di leggermi l'anima. Poi si alza sulle punte dei piedi e mi bacia delicatamente, un contatto appena sfiorato con le mie labbra. Mi controllo stoicamente e non insisto nel prolungare quel bacio. Capisco che sta cercando di fidarsi di me e non intendo trasmetterle il messaggio – per quanto dannatamente veritiero – che vorrei farla mia proprio ora, su questa spiaggia fredda e deserta, nel pieno della notte. 

Scusa ma ti chiamo BarbieWhere stories live. Discover now