#33 Audrey

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Oggi è domenica e mia madre mi stupisce quando mi annuncia – quasi raggiante – che io e Jamie dovremo arrangiarci, perché lei e papà passeranno una giornata intera in una spa per rilassarsi e ritrovare il loro equilibrio olistico. Trattengo un sorriso di scherno quando la sento pronunciare 'olistico', accontentandomi del fatto che non stia sproloquiando di aure o sciamani, e che non abbia ancora pronunciato – nemmeno per sbaglio - la parola 'balene'. La tranquillizzo su tutta la linea, pregustando il dolce sapore della libertà, anche se per una sola giornata. Jamie entra in salotto indossando un paio di pantaloncini della tuta e una maglietta bianca aderente.

"Gita olistica, eh?" mi chiede divertito. "A quanto pare..." dico distratta, mettendomi lo smalto nero nel modo più accurato possibile, mentre seguo una puntata della mia serie tv preferita. "Ho scritto di nuovo a Trevor, questa mattina presto." Mi comunica Jamie, come se non fosse una notizia importante. "Scherzi? Ti avevo detto..." mi interrompo prima di essere troppo dura con lui; dopotutto non ha senso usare le classiche tattiche quando non si ha più nulla da perdere in una relazione. "Ti ha risposto?" gli chiedo, tenendo il pennello dello smalto sollevato in aria e volgendo lo sguardo verso di lui. Scuote la testa sconsolato, buttandosi sul divano accanto a me. "Molto bene. Ora metti quel telefono proprio qui." Dico perentoria, indicandogli il tavolino di legno chiaro davanti a noi. Il suo sguardo interrogativo mi fa capire che devo spiegargli meglio. "Se fra cinque minuti non ti risponde, dovrà vedersela con me. E non sto scherzando." dico seria, tornando al mio smalto. "Non mi ha mai risposto, non penso che appoggiare il cellulare sul tavolo davanti alla tua maestosa ira cambierà le cose. Non vorrei sminuire il potere della tua rabbia, sorellona, ma..." Lo ignoro scrollando le spalle. "Niente potrà sminuire il potere della mia rabbia se Trevor non muoverà quel bel culo che si ritrova!" dico senza possibilità di appello. "Audrey!" esclama Jamie schifato dalla mia affermazione. "Tranquillo, la mia era solo una constatazione." Lo rassicuro, chiudendo la boccetta di smalto e mettendomi comoda a gambe incrociate sul divano. Jamie alza il volume della televisione, lasciandomi perdere. Quando vedo il cellulare accendersi e vibrare davanti a noi, trattengo a stento un gridolino di soddisfazione. Meglio festeggiare quando scopriremo che non è l'operatore telefonico e che il contenuto del messaggio sia quantomeno accettabile. Jamie mi guarda come se fossi un santone indiano.

"Te l'ho detto, nessuno può vivere sereno quando percepisce le vibrazioni della mia furia. Ora vediamo cosa scrive. Mi auguro per lui che sia qualcosa di quantomeno accettabile." Affermo, mentre la mia autostima lievita in modo esponenziale. Jamie non deve saperlo, ma anche io stamattina ho scritto a Trevor. E non era di certo l'augurio di una buona giornata. Vedo Jamie scrutare inebetito lo screen del telefono. "Beh? Che dice?" chiedo impaziente. Jamie mi guarda ancora come se avessi dei poteri sovrannaturali e poi mi risponde balbettando per lo stupore.

"D-dice che d-dobbiamo p-parlare... E che arriverà questa sera." Annuisco seria. "Solo questo?" chiedo indagando. "No. Dice che posso scegliere io dove ci incontreremo." Mi fermo a pensare qualche secondo, guardandomi lo smalto ormai asciutto. "Nient'altro?" aggiungo dissimulando malamente la curiosità. "Sì. Mi ha chiesto scusa per come si è comportato nei miei confronti e che mi spiegherà tutto appena ci vedremo." Sorrido soddisfatta mostrando tutta la mia approvazione. 

"Finalmente ha deciso di mostrare un po' di civiltà. Dove vi incontrerete?" chiedo a quel punto per fare conversazione. "Dio, Audrey. Non lo so!" il tono di Jamie è quello di una persona che sta andando nel panico. "Fratellino, respira. Va tutto bene! Stasera parlerete e vi chiarirete. Devi essere positivo, calmo e molto determinato. D'accordo?" Lui annuisce, ancora sconvolto per la piega che ha preso la situazione. "Credo che andremo in quel locale nuovo che ha aperto vicino al campus. Pensi che sia troppo sciatto come posto?" mi chiede ansioso. "Andrà benissimo, vedrai. Non mettono la musica a tutto volume ed è spazioso, quindi potreste trovare un angolino abbastanza riservato per parlare di tutto. E se va male puoi provarci con uno dei camerieri, sono tutti più che passabili." Concludo, soddisfatta del piano B.


Scusa ma ti chiamo BarbieWhere stories live. Discover now