#76 Thomas

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Perfetto: ora fa anche la finta tonta.

"Beh, questo dovresti dirmelo tu!" Non capisco nemmeno perché mi sto alterando così tanto. Mi scoppia la testa e sono così arrabbiato che vorrei spaccare tutto. Audrey si avvicina a me, l'aria davvero confusa. Recita molto bene, Kimberly ha fatto bene a mettermi in guardia. Mi sfiora una spalle e io la scanso da me con rabbia, indietreggiando.

"Thomas, non capisco di cosa stai parlando. Per favore, possiamo affrontare la questione con calma?" cerca di impietosirmi.

"Almeno ammettilo! Abbi il coraggio!" l'accuso, ormai preda della mia rabbia.

"Senti. Io non ho assolutamente idea di quale bacio stai parlando. Tu sei l'unico che ho baciato nell'ultima settimana. Ti riferisci a Gary? Ci hai visti, e tu eri con la moretta, giusto per mettere in chiaro le cose. Quindi non mi sembra il caso di fare tutta questa tragedia senza senso!" Il suo tono è sempre più alto, vorrebbe ragionare con me, ma non gliel'ho permesso fino ad ora. Le sue parole però mi insinuano il dubbio, possibile che non abbia baciato quel tizio?

"Sto parlando di ieri sera. Il tipo con cui sei uscita ieri sera." Sibilo. Lei scoppia a ridere, ma poi si fa subito seria. Buon Dio, sembra più psicopatica di me.

"Il tipo di ieri sera? Domanda numero uno: come fai a sapere che ieri sera sono uscita con qualcuno? Domanda numero due: Chi ti ha detto che l'ho baciato?" Ora è arrabbiata anche lei, ed è pronta a sferrare l'attacco, lo vedo da come mi fissa con sguardo truce.

"Ti hanno vista." Ammetto abbassando lo sguardo.

"Ah. E quindi ti fidi di quello che ti raccontano e non ti scomodi nemmeno a chiarire con me, dai già per scontato che sono nel torto." Mi sputa addosso queste parole facendomi sentire una merda, al punto che non trovo nemmeno qualcosa di sensato con cui risponderle.

"Bene. Quando sarai abbastanza maturo da affrontare insieme a me le questioni che ci riguardano, fammelo sapere. Ma non so se per allora io sarò ancora disposta a confrontarmi con te." Le sue parole mi uccidono, mentre lei mi volta le spalle andandosene, ma non posso permettere che questo avvenga. Le afferro un polso e la strattono verso di me.

"Scusa." Mormoro. "Hai ragione. Mi sono fidato, ma è stata una persona di cui mi fido molto a dirmelo e... Sono uno stupido, scusami." Lei mi fissa negli occhi con disprezzo e non posso tollerare questo sguardo un secondo di più: mi fa sentire così sbagliato che vorrei mettermi a piangere come un bambino. Deglutisco a fatica. "Ti prego, parliamone. Sono già pronto, giuro che lo sono. Dammi una possibilità, Audrey." La imploro, la mia dignità andata a ramengo, per sempre. Ma non mi importa, non posso perdere lei.

"Prima dimmi chi ti ha fatto queste rivelazioni." Scuoto la testa, non posso.

"Non costringermi, Audrey. Per favore..." Lei mi fissa, gli occhi ancora carichi di risentimento. "Se non hai il coraggio di dirmi una cosa semplice come questa non abbiamo nulla da dirci." Sentenzia, gelida.

"Senti, lo ha fatto per il mio bene. Sono io che ho esagerato la cosa..." provo a spiegarle.

"Chi?" insiste. E io le farò quel nome, perché lei è più importante di chiunque, anche se forse me ne sto rendendo conto troppo tardi.

"Kim." Lei mi fissa allibita, per poi estrarre il telefono dalla tasca e digitare nervosamente sullo schermo.

"No, no. No! Per favore, risolviamo la cosa tra di noi." Le chiedo in preda all'angoscia. Sembra che la mia intera esistenza stia saltando per aria, mentre sento la voce di Kimberly che risponde dall'altro capo del telefono.

"Ciao. Potresti spiegarmi come avresti fatto a vedermi baciare un ragazzo quando in realtà non l'ho mai baciato?" chiede minacciosa. Non l'ho mai vista così arrabbiata e mi riprometto che, se usciremo vivi da tutto questo casino, non la farò mai più arrabbiare. Mai. Più. Immobile e in preda al panico, ascolto ciò che posso della conversazione, ossia ciò che dice Audrey.

"Ah, benissimo. Questo spiega tutto. Comunque grazie per aver messo il naso in affari che non ti riguardano. La prossima volta non succederà, ma se dovesse succedere non sarò così gentile!" con questa minaccia chiude la telefonata. Potrei benissimo farmela sotto ora. Lo farei se fossi Kimberly.

Audrey sembra pericolosamente furiosa, ma spero che ora si calmi, altrimenti saranno guai seri. "Che... Che dice?" chiedo balbettando.

"Indovina chi si è inventato questa enorme, gigantesca, colossale cazzata?" mi interroga. Cerco di pensare alacremente, ma tra l'influenza e la situazione paradossale che sto affrontando non è facile rimanere lucidi.

"Mi arrendo. Non lo so Audrey." Dico, mostrandole i palmi in un gesto arrendevole.

Scusa ma ti chiamo BarbieWhere stories live. Discover now