#62 Thomas

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Ho prenotato in un ristorante elegante e molto rinomato in città, cosa che non mi stupisce, data la raffinatezza dell'arredo e del servizio. Sono completamente nel pallone, ho avuto molte ragazze, non c'è dubbio, ma ora che ci penso bene, mi accorgo di non averne mai portata una al ristorante, forse perché il nostro appetito era di altro genere. Dunque non ho proprio idea di cosa fare, ma per fortuna ho osservato Bart un migliaio di volte portare a cena me e Allyson, spero che questo sia sufficiente per non fare pessime figure. 

Un cameriere ci scorta fino al nostro tavolo, dove io, con galanteria, faccio accomodare Audrey spostandole la sedia. Stasera è un vero schianto: i capelli raccolti sulla nuca, un vestitino elegante e un paio di tacchi che slanciano la sua figura. Anche io sono vestito di tutto punto, sembriamo usciti da una pellicola cinematografica. E lei sembra una di quelle attrici meravigliose, avvenenti, affascinanti... Un colpo di tosse mi distoglie dal mio film mentale. Audrey si è accorta che la stavo fissando, sicuramente le sarò sembrato un maniaco, tanto per gradire. Il cameriere ci porta un vino squisito, con cui mi impongo di fare un brindisi. Scommetto che troverà la cosa stucchevole, ma ho un copione da rispettare, una scaletta rigida da seguire, per evitare di andare in tilt. Ordiniamo una tagliata di manzo aromatizzata, che ci consiglia l'ormai fidato cameriere, ma poi rimaniamo soli. Ecco, questo è il momento della conversazione, devo cercare di sembrare normale, spontaneo. 

"Eri mai stata qui?" le domando, cercando di avviare un discorso senza troppe pretese. "No, in effetti..." risponde. "Ma è molto carino" aggiunge educatamente. Sembra fredda e distaccata, il che mi mette un po' in agitazione. Cerco di ricordarmi che sono bravo con le ragazze, so come farle sciogliere. Lei è solo un po' più tosta, ma niente che uno come me non possa affrontare. Sto per ricordarle quanto mia madre sia riconoscente per aver accettato di uscire a cena, quando mi trattengo. Non devo rovinare tutto, anche se farla incavolare è divertente. Ma poi mi vengono in mente le parole che mi diceva Bart, quando ero più piccolo: "Figliolo, c'è un tempo per ogni cosa, prima lo imparerai, meglio sarà!". 

Avvicino la mia mano alla sua, con disinvoltura, per poi sfiorare le dita affusolate. "Sono davvero contento che tu abbia accettato il mio invito." Le dico, con un groppo in gola. "Certo, non potevo dare un dispiacere così grande a tua madre" ribatte lei con aria innocente. Ben mi sta. La vedo trattenere a stento una risata. Immaginavo che non si sarebbe bevuta questa stupida storia di mia madre che voleva la portassi a cena, ma almeno ora siamo qui, posso sbilanciarmi un po', sapendo che nonostante tutto, ha accettato il mio invito. "Non è molto educato, sai, parlare delle persone che non sono presenti..." la prendo in giro. "Certo, e nemmeno chiamarle in causa invece di chiedere ad una ragazza di uscire." Colpito e affondato. "Touché!" Ammetto la sconfitta, porgendole il bicchiere, per un altro brindisi in suo onore. Dopo questa figura da pusillanime, decido che la serata dovrà avere una svolta. Lei invece se la ride, sorseggiando il vino. 

Improvvisamente però veniamo interrotti da un brontolio. Lei avvampa, imbarazzata. "Scusa." Mormora. "Ho un po' fame..." ammette, giustificandosi. Scoppio a ridere, cercando di contenermi. Il cameriere giunge giusto in tempo posando i piatti sulla tovaglia candida, interrompendola mentre tenta di ribattere offesa alla mia risata. Le sorrido soddisfatto, quando osserva la porzione di manzo, impiattata ad arte. Il sorriso mi muore sulle labbra, quando la vedo fare un cenno al cameriere, chiedendogli se possa portare subito un'altra porzione di carne e un piatto di patate arrosto. La fisso con gli occhi sgranati. "Che c'è?" chiede seccata, suppongo per via del mio atteggiamento. "Niente..." dico con un filo di voce, abbozzando un sorriso finto. Ma quanto mangia? Dovrò vendere un rene per pagare il conto. Deglutisco a vuoto, mi si è quasi chiuso lo stomaco. Quasi, perché appena addento un pezzettino della cena, inizio a mangiare con gusto la mia portata. "È uhm...moll-to mmbuona!" commenta lei, masticando con gusto la carne. La fisso con incredulità: questa ragazza è pazza da legare. Deve notare il mio sguardo, accorgendosi di sembrare un camionista di fronte al pasto più lauto della settimana, perché alla fine ritrova un po' di contegno. Deglutisce e appoggia la forchetta, ripulendosi la bocca con il tovagliolo. "Delizioso, sì." Ora è tornata una personcina normale, anche se devo dire che le sue uscite matte mi divertono più di quanto ammetterei. In poco più di un'ora ha finito due porzioni di manzo, le patate arrosto, finito tutto il pane in dotazione con il coperto, poi ha ordinato una torta al cioccolato e l'ha divorata. 

Per cortesia – solo perché ho una rigida scaletta da rispettare – mi azzardo a chiederle: "Ti andrebbe qualcos'altro?" Tenendo le dita incrociate sotto al tavolo. Lei mi rivolge uno sguardo appagato. "No, ti ringrazio. Inizio a sentirmi abbastanza sazia..." Grazie a Dio

Scusa ma ti chiamo BarbieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora