#25 Audrey

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"Mi dispiace" sussurro piano. "Sì, anche a me." Ribatte lui amareggiato. "È proprio uno schifo... Uno schifo totale." Lo osservo passarsi le mani nei capelli e scuotere la testa.  Per un po' di tempo rimaniamo in silenzio, mi sembra strano vederlo in quella circostanza, mentre è chiaramente afflitto dai pensieri e ha completamente abbandonato la sua spavalderia. È come conoscere un altro Thomas, un ragazzo molto più sensibile e sofferente di quanto si potrebbe immaginare. In questo momento vorrei solo poterlo confortare in qualche modo, ma mi rendo conto che non lo conosco abbastanza per essere d'aiuto. Fino a dieci minuti fa ero convinta di non sopportarlo nemmeno, ma ora non ne sono più così sicura. Mi chiedo quanto sia stato difficile per lui vivere queste esperienze: per un attimo lo immagino, un piccolo Thomas spaventato e preoccupato per ciò che lo attende. Fatico a immaginarlo senza il suo sguardo da sbruffone, quando non aveva ancora bisogno della sua aria da duro per sentirsi sicuro, ma quando alza lo sguardo incontrando i miei occhi riesco a intravederlo. Ecco una parte autentica di Thomas McCarthy, con i lineamenti segnati da un velo di tristezza e l'aria da cucciolo indifeso. L'imbarazzo mi impedisce di approfondire troppo l'argomento, ma decido comunque di chiedergli ancora qualcosa, cercando conferma all'idea che mi sono fatta.

"È per questo che hai scelto di fare volontariato con i bambini?" Nel sentire le mie parole sorride con una spontaneità mai vista in lui, anche i suoi occhi sorridono. "I bambini... Sì. I bambini sono così piccoli. E loro... Beh loro sono bambini, capisci?" Trattengo una risata. È ancora saturo di birra ed è davvero goffo. "Sì, Thomas, lo capisco." Mi picchietta piano la spalla. "Bene. Ma sai, non avresti dovuto..." si interrompe, in preda al singhiozzo. "Non avrei dovuto...?" chiedo incuriosita. "Beh Barbie, non avresti dovuto ricattarmi. Sei una persona molto, molto cattiva." Ora non riesco a trattenermi e ridacchio sommessamente. "Naaah. Non sono così cattiva come pensi." Gli faccio presente. "Sì, sì. Cattiva e anche spregevole. Lo sai, la pagherai per averlo fatto."
"Uuuuh. Che paura." Ribatto, prendendolo un po' in giro. "Ridi, ridi. Hai fatto molto male a sfidarmi, signorina Logan. Io sono uno che le sfide le vince." mi rimprovera, gesticolando. "Come stasera?" dico ridendo. "Sissignora. Come stasera!" conferma, per poi appoggiarsi nuovamente alla mia spalla con la testa.

"Stai comodo?" gli chiedo ironica. "Comodissimo. Signorina Barbie, lei è super comoda. Comoda comoda..." la voce ora è un sussurro che faccio quasi fatica a cogliere. Non si starà addormentando? Rimango immobile e dopo un po' sento il suo respiro farsi regolare e pesante. 

In quella posizione posso solo osservare le stelle e la porzione di prato, lievemente illuminata. I suoni e le voci arrivano in quel punto ovattati, ma sembra che ora la festa sia proprio nel pieno del suo splendore.  
Io invece sono qui a soccorrere Thomas McCarthy, il ragazzo più lunatico, spaccone e affascinante che abbia mai conosciuto. La luce sfiora delicata i suoi lineamenti. Lo osservo mentre dorme, seguendo con gli occhi il suo profilo, soffermandomi sulla fronte liscia su cui ricadono i suoi capelli scuri, il naso dritto e regolare, le labbra morbide appena dischiuse nel sonno. Rimango a guardarlo assorta finché non sento le palpebre farsi pesanti e mi addormento anche io, con la testa appoggiata sulla sua.

Scusa ma ti chiamo BarbieHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin