#16 Thomas

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Mi sveglio improvvisamente all'alba, infreddolito e teso. Ho avuto una notte da incubo e devo assolutamente togliermi dalla testa tutti quanti i pensieri che mi tormentano ancora. Quello che mi serve è una bella corsa. Esco di soppiatto per non svegliare nessuno, alzo il volume della musica nelle cuffie e corro fino a sfiancarmi. Quando rientro sono appena le otto di mattina e mi sembra di aver fatto un buon lavoro, ora mi sento più energico e determinato. Allyson sta preparando quella che di solito definisce una colazione da campioni.

"Sei uscito presto questa mattina." commenta, facendomi un sorriso affettuoso. Afferro un bicchiere di succo d'arancia e le rispondo veloce. "Una corsetta è quello che ci vuole per iniziare bene la giornata." So già che non crederà mai alle mie parole, infatti mi guarda con l'aria di chi ha già capito tutto e non dice niente, perché sa benissimo che la tengo sempre a distanza, non sono bravo a parlare di emozioni. A volte è un po' troppo apprensiva, ma mi conosce fin troppo bene. Ecco perché ha messo quel maledetto album sul mio comodino l'altro giorno, sa benissimo che cosa mi passa per la testa. Ma io non mi sento in grado di affrontare tutto questo adesso: ero convinto che crescendo l'avrei superata. Ho sempre pensato che un giorno mi sarei alzato e non ci avrei pensato più, invece ogni giorno mi sveglio e mi sembra la prima volta che dormo in quel letto, nonostante siano passati così tanti anni. Ma non lo ammetterei mai davanti ad Allyson. Ha fatto tanto per me, non merita che io le faccia questo, che la faccia sentire come se avesse fallito con me, non sarebbe giusto. Sono stato un adolescente difficile da gestire e non la deluderò proprio ora che mi vede cresciuto e pronto a far parte del mondo degli adulti. Voglio davvero lasciarmi tutto alle spalle, ma a volte, nonostante i tentativi di dimenticare, i ricordi mi sovrastano e mi gettano nello sconforto, facendomi diventare irascibile e nervoso. Sono nuovamente deluso da me stesso, rendendomi conto di essere peggiore di quanto vorrei. Forse non cambierò mai. In meno di due minuti i benefici della corsa sono stati vanificati dal mio continuo rimuginare. Sospiro sconsolato e appoggio il bicchiere vuoto sul ripiano della cucina, prima di lasciare la stanza senza dire una parola ad Allyson. Passo davanti alla sala da pranzo e di proposito ignoro Bart che come al solito si sforza di farmi venire un'ulcera dicendomi "Buongiorno figliolo!" mentre legge quel merdosissimo giornale. Vorrei tanto pagare il ragazzo che porta i quotidiani perché salti la consegna anche solo per una mattina e vedere quanto può andare in crisi quell'uomo. Sarebbe uno spettacolo!

Davanti al campus parcheggio e mi affretto a raggiungere l'edificio dove si terrà la lezione, vedendo che i miei amici stanno chiacchierando poco lontano. Finalmente sono abbastanza vicino perché mi vedano. Ammicco nella loro direzione facendo un saluto appena accennato, mentre loro mi salutano con entusiasmo, lasciandomi un po' basito. Solitamente non sono così felici di vedermi, penso, per poi lasciarmi andare ad un sorriso e ricambiare il saluto con più energia. La mia espressione cambia repentinamente quando mi accorgo che non è me che stanno salutando, ma la biondina ricattatrice, che, comparsa all'improvviso alle mie spalle, li raggiunge allegra, mentre loro mi ignorano con estrema naturalezza. 

Scusa ma ti chiamo BarbieWhere stories live. Discover now