#39 Audrey

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"Tranquillo, i miei non ci sono stasera." Provo a rassicurarlo mentre cerco di aprire la porta di casa. Lui mi segue titubante lungo il vialetto. "Non è che vuoi farmi a pezzi e mettermi nel congelatore, vero?" mi domanda con tono spaventato. Rido di gusto. "Mi hai scoperto! Ora dovrò comunque ucciderti." Gli dico fingendomi seria. Finalmente la serratura si sblocca ed entro in casa, accendendo la luce e invitandolo nuovamente ad entrare. "Non hai paura di un brutto omofobo dalle sembianze di Godzilla e tremi all'idea di entrare in casa con una ragazza dolce e sensibile come me?" gli chiedo facendo gli occhioni da cerbiatto. "Ma quale paura!?" chiede sprezzante, sorpassandomi ed entrando nel mio salotto. "Carina, casa tua." Dice con educazione. "Sono contenta che ti piaccia, ma non pensare di rimanere troppo a lungo, maschione. Mia madre e mio padre saranno qui a momenti." Gli dico spolverando il mio repertorio da cacciatrice di uomini. "La tua finezza mi colpisce al cuore, Barbie." Mi dice portandosi una mano sul petto. Gli indico il divano distratta. "Accomodati, vado a prendere la sega elettrica." Dico salendo le scale diretta all'armadietto dei medicinali. "Tu sì che sai mettere gli ospiti a loro agio!" mi grida, facendosi sentire anche se ormai sono salita. 

Quando torno in salotto con tutto l'occorrente lui non si accorge di me. Ha appoggiato la testa all'indietro e tiene gli occhi chiusi come se stesse provando a rilassarsi. "Eccomi!" grido a mezzo metro da lui, facendolo sobbalzare. "Eccoti, Barbie scaricatrice di porto!" mi dice ridendo e facendo una buffissima smorfia. "Finalmente qualcuno che sa leggermi nell'anima!" esclamo trasognata, mentre appoggio disinfettante, garze e cerotti sul tavolino e mi siedo al suo fianco. Da un sacchettino estraggo qualche batuffolo di cotone. "Non era necessario" si schernisce lui, vedendomi armeggiare con il disinfettante "Ma capisco che non hai potuto resistere al mio fascino da ragazzaccio..." aggiunge, facendo lo spaccone. Appoggio il cotone sulla ferita che ha sul labbro, interrompendo i suoi discorsi da pallone gonfiato. "Ma che cavolo... Stai usando dell'acido?" mi chiede guardandomi male. "Un po' di coraggio, sono solo due graffi..." lo rimprovero, tornando a disinfettarlo, questa volta sul sopracciglio, dove ha preso davvero un brutto colpo. Lo vedo stringere i denti per non darmi la soddisfazione di vederlo lamentarsi. 

Lo guardo mentre lui è troppo distratto dal bruciore per accorgersene e mi viene un dolore al petto che non so definire. Questo ragazzo è davvero un gran figo. Devo ammetterlo almeno a me stessa, dato che a lui non lo ammetterei mai. Ha degli occhi meravigliosi e dei lineamenti perfetti. 

"Che fai? Vuoi mangiarmi con gli occhi Barbie?" mi chiede ridacchiando. "Ma che dici? Hai sbattuto la testa?" gli domando sperando che lasci cadere il discorso. "Niente affatto, ho visto come mi guardavi..." insiste, con un sorriso malizioso stampato in faccia. "Stavo solo provando pena. Guarda qua quanto sangue..." gli dico, facendogli vedere il cotone. "Certo. Il sangue. Non attacca, biondina." Mi prende in giro, allungando una mano per scostare una ciocca di capelli dal mio viso. Sento il respiro accorciarsi, mentre la sua mano mi sfiora delicatamente. Rimango immobile, la mano con il cotone insanguinato ancora a mezz'aria e l'altra appoggiata sulla sua gamba. 

"Sei proprio carina, quando non fai la psicopatica." Dice in un sussurro. Non oso parlare, magari mi sta facendo uno scherzo e se dico qualcosa sembrerà che ho abboccato. Poi mi scuoto dal magico mondo delle fatine innamorate. "Psicopatica a chi?!" chiedo incrociando le braccia e guardandolo male. Lui si avvicina pericolosamente a me. "Sei una psicopatica molto brava a curare le ferite..." dice, lasciandomi interdetta per un po', mentre cerco di capire se sia un'offesa o un complimento. "E tu sei uno spaccone molto bravo a far finta che le offese siano complimenti..." gli sussurro per fargli intendere che non me la bevo. "Può darsi..." Soffia queste parole proprio sulle mie labbra, facendomi fremere. "E quindi?" domando sempre sottovoce, sperando di non rovinare l'atmosfera. "E quindi penso che dovrei ringraziarti..." La sua mano fa una leggera pressione sulla mia nuca, avvicinandomi ancora di più a lui, finché le nostre labbra non si sfiorano.

Mi sta baciando! Mi sta baciando? Oddio, mi sta baciando! Sento le sue labbra morbide appoggiarsi dolcemente alle mie, mentre lui si spinge in avanti, verso di me.

Scusa ma ti chiamo BarbieWhere stories live. Discover now