#47 Audrey

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Ho un mal di testa feroce e quando apro gli occhi vedo a fatica. La stanza è buia e non si sente più la musica provenire dal piano inferiore, non ho idea di che ora sia. Aspetto paziente di abituare la vista per capire la mia prossima mossa, mentre sento Gary russare come un vichingo nel mio orecchio. Con innumerevoli sforzi riesco a girarmi e vedo la sua sagoma al mio fianco. Non mi devo nemmeno sforzare per ricordare cosa è successo: abbiamo fatto sesso su questo scomodissimo letto ad una piazza e mezzo, che non voglio sapere a chi appartenga. Il sesso non è stato male, in effetti. Ma non me lo sono goduto molto, mi girava tutto, ma proprio tutto, anche a causa di quello spaccone di Thomas e della sua scenata vergognosa. 

Come si permette di dirmi cosa devo o cosa non devo fare? Coglione. Sono ancora arrabbiata nera e la cosa mi fa indisporre ancora di più. Non dovrebbe interessarmi quello che fa o dice quel maledetto, che – tra parentesi – si era appena portato a letto quella moretta dall'aria insulsa. Soffoco un grido di frustrazione. Sto ancora pensando a lui?! Sono veramente un caso disperato!

Rimango qualche tempo a fissare Gary, che indisturbato continua a russare come un trombone mentre io annego nelle mie paranoie. Alla fine decido di alzarmi e mi rivesto in tutta fretta. Richiudo la porta alle mie spalle e scendo nel buio dell'abitazione, che ora è silenziosa. Per poco non inciampo in un tizio, collassato ai piedi delle scale, ancora con il bicchiere in mano. Lo evito, poi faccio lo slalom tra i rifiuti che costellano il salone principale e finalmente esco all'aria aperta.

Il cielo si sta rischiarando. Vado a recuperare la mia auto e torno a casa, guidando piano a causa del mal di testa che ancora mi attanaglia. Quando entro in casa per poco non mi viene un infarto. Mia madre sta facendo Yoga proprio davanti all'ingresso. 

"Mamma! Ma con tutto il posto che c'è in casa...?" le chiedo irritata. "Hai fatto le ore piccole, vedo." Mi dice lei sorridente, mentre si alza per venire ad abbracciarmi. "Mamma sono molto stanca, penso che dovrei dormire ora..." le dico sfinita. Lei mi guarda divertita, mentre io la fisso inebetita, cercando di non stramazzare sul pavimento del soggiorno. "Beh, mia cara, hai al massimo due ore di tempo. Ricordi? Oggi c'è la festa di beneficenza!" dice trotterellando verso la cucina. Merda, la festa di beneficenza no! "Mamma, ma sono solo le sei e mezza di mattina!" protesto, seguendola. "Esatto! Tra due ore saranno le otto e mezza e alle nove dobbiamo essere lì per dare una mano! Ora vai a riposarti, su. Ti sveglio io!" mi dice allegra, versandosi del tè maleodorante nella tazza.

Apro gli occhi di scatto, quando mia madre entra nelle mia stanza canticchiando allegra. "Non è possibile che sia già ora di alzarmi. Non puoi proprio andare da sola a quella stupida festa?" le domando con la voce impastata dal sonno. "Audrey, spero che tu non voglia reincarnarti in un lombrico nella prossima vita! Quei poveri bambini indifesi hanno bisogno del nostro aiuto! Smetti di fare storie e preparati!" ribatte lei, spalancando le imposte. Con un rantolo mi tiro su dal letto e mi rassegno ad obbedire a quella pazza di mia madre.

Esaltata come non mai, saltella da un piede all'altro, impaziente. "Andiamo tesoro! Ci aspettano!" sale in auto e per fortuna decide di guidare lei, io sono ancora intontita e ho un aspetto terribile. Ho il viso smunto, pallido e due occhiaie che mi fanno sembrare uno zombie. Distolgo lo sguardo dallo specchietto del parasole, sono inguardabile. Parcheggiamo davanti ad una villa enorme. Il giardino che circonda il viale d'ingresso è curato e pieno di cespugli fioriti. Guardo mia madre con aria sempre più torva. 

"È magnifica! Non trovi?" mi chiede con un sorriso trasognato. Guardo i miei jeans strappati e la maglietta scolorita che ho indossato in tutta fretta. "Sono io a fare schifo. Potevi dirmelo che andavamo a casa di uno sceicco." La rimbrotto, scocciata. "Tranquilla, ti ho preso un cambio per la festa. Ma per ora vai bene così, gli ospiti arriveranno solo nel pomeriggio." Impreco tra me. Non ho idea di quale cambio possa aver preparato – anzi, purtroppo posso immaginarlo - e continuo a non capire perché siamo venute qui di prima mattina se la festa inizierà solo oggi pomeriggio.

Nonostante questo, ormai rassegnata, la seguo lungo il viale d'ingresso, guardandola suonare al campanello. Ci accoglie una donna elegantissima, sebbene sospetto che quello sia solo il suo outfit casalingo. I capelli le ricadono sulle spalle con una piega perfetta. Sembra uscita da una serie televisiva. Sorrido imbarazzata e mi presento, stringendole la mano educatamente. 

"Non so come ringraziarvi per aver accettato di aiutarmi a preparare la festa!" Ci dice con un sorriso perfetto. "Posso offrirvi della limonata?" ci chiede facendoci accomodare in un grande salotto e porgendoci dei bicchieri che costeranno come un mio rene. "Grazie" le dico, afferrando il bicchiere con cautela, pregando che non mi sfugga dalle mani. Mia madre non riesce nemmeno a stare ferma sul divano. Si alza e si guarda intorno. "Che casa incantevole!" esclama, complimentandosi con la nostra ospite. "Grazie, sei troppo gentile Marion" ribatte lei educatamente. "Che ne dite se iniziamo a sistemare il giardino? Per il buffet non dobbiamo preoccuparci, ho già provveduto a pagare il catering." Ci spiega, facendoci strada verso l'esterno e spiegandoci passo per passo come vorrebbe addobbare e sistemare il grande giardino sul retro. 

Appena possibile mi defilo per svolgere il lavoro più pratico e noioso che abbia mai fatto: sistemo un centinaio di sedie nei punti strategici del giardino, facendo attenzione a posizionare su ogni sedia un volantino che spiega il motivo per cui si raccoglieranno i fondi. Sospiro e mi faccio coraggio guardando ai lati positivi: almeno non diventerò un lombrico nella prossima vita. Dopo tre ore di duro lavoro ci fermiamo tutte a osservare il giardino, addobbato e arredato per l'occasione. Devo ammettere che il giardino è splendido, spero che almeno saranno raccolti i fondi sufficienti per avviare il progetto di beneficenza, altrimenti ucciderò mia madre. "Tesoro, se vuoi cambiarti qui ho i tuoi vestiti" mi dice porgendomi una borsa di cui ignoro il contenuto. "Spero che tu abbia scelto bene" le sussurro minacciosa, sorridendo con aria innocente alla nostra ospite. 

Scusa ma ti chiamo BarbieWhere stories live. Discover now