#61 Audrey

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Avevo detto a Thomas che sarei stata molto affamata, ma penso che sia riduttivo: vorrei mangiare un bue intero! Tutta colpa dell'ansia che mi ha inspiegabilmente travolta come un fiume in piena. Cammino su e giù lungo il corridoio e Jamie non perde occasione per farmelo notare. 

"Qualcuno è nervosetto, qui!" mi canzona, seguendomi come un'ombra nel mio pellegrinaggio fra le mura domestiche. Rispondo con un ringhio. "Appunto." Bofonchia. "Ti porterà a cena... È davvero romantico!" trilla subito dopo, con aria trasognata e al tempo stesso derisoria. Inchiodo lì dove sono e lo minaccio alzando un pugno. "Se non la pianti dovrà portarmi la cena in galera!" Mi guarda con gli occhioni da cucciolo spaurito, e io abbasso il braccio, mentre un brontolio profondo proviene dalla mia pancia. "Non è romantico, è solo una stupida cena voluta da sua madre per ringraziarmi di essere stata presente." Chiarisco cantilenante, scendendo dalle scale.

"Oh! La mia bambina!" esclama mia madre, quando mi vede comparire. "George, guarda quanto è incantevole la nostra Audrey!" aggiunge, chiamando mio padre, che si precipita ad osservarmi, alternando uno sguardo emozionato ad uno indagatore. "Esci con quel tizio?" chiede minaccioso. "Thomas" preciso. "E lui lo sa che se ti sfiora lo dovrò uccidere?" Abbasso le spalle, abbattuta. "Lo sa, ma è solo una cena formale, sai, per sdebitarsi di essere stata presente e vicina a lui e a sua madre..." Lui alza un sopracciglio, scettico. "E sa anche che ho ucciso per molto meno che sfiorare?" insiste, sperando di mettermi definitivamente in guardia. "Non lo sa, ma se preferisci glielo dirò. Stai tranquillo comunque, non succederà proprio niente." Ribatto, provando un sottile – ma ugualmente intenso – dispiacere.

Appena suona il campanello i miei neuroni non fanno in tempo a processare l'accaduto, che i miei sono già accorsi alla porta, spalancandola. Thomas rimane sconvolto a fissarli, imbarazzato come non mai. 

"Buonasera, cercavo Audrey..." dice infine, e solo a quel punto alle mie orecchie arriva il suono del campanello, decisamente in ritardo, e le sue parole pronunciate con un filo di voce. A lunghi passi raggiungo l'ingresso, allontanando i miei genitori dalla porta e mostrandomi a Thomas. "Possiamo andare" dico sbrigativa. "Ciao mamma, ciao papà!" dico, trascinando Thomas via con me, mentre saluta educatamente accompagnando le parole con un cenno della mano. "Divertitevi!" ci urla mia madre per farsi sentire. "Ma non troppo!" le parole di mio padre ci giungono ormai ovattate, ma comunque comprensibili, facendomi vergognare come una ladra. Cerco di darmi un contegno, mentre finalmente saliamo in auto e ci dirigiamo verso il ristorante. 

Thomas guida sicuro, lanciandomi uno sguardo di tanto in tanto. "Ho prenotato in un ristorante, secondo me potrebbe piacerti, ma se preferisci andare da un'altra parte non devi fare altro che chiedere, posso disdire." Mi comunica la notizia continuando a guardare la strada, ma non mi sfugge la stretta nervosa al volante. Forse non voleva nemmeno cenare con me, meglio non contraddirlo. Un posto vale l'altro, purché abbia del cibo. Tanto cibo. Parlo mentalmente al mio stomaco, intimandogli di smettere di gorgogliare. Ci manca solo un'altra figuraccia. "No, va bene" acconsento, sperando che gradisca la mia educazione. "Sicura?" Mi scruta. Beh, e adesso che gli prende? Se dico che va bene, andrà bene, no? Penso polemica, ma poi annuisco, sorridendogli rassicurante. 

Mentre proseguiamo il viaggio silenziosi, mi ritrovo a sperare che ci tocchi in sorte un tavolo appartato. Magari potrei provare a flirtare e vedere come va... Ma che cosa sto pensando? Sarà meglio che mi dia una regolata, che cavolo. 

Scusa ma ti chiamo BarbieOnde histórias criam vida. Descubra agora