#52 Thomas

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Credo di aver finalmente capito come smussare gli angoli del carattere focoso di questa ragazza tutto pepe. Non è stato poi così difficile, penso sorridendo soddisfatto. Sono davvero un gran figo. Ora che Audrey ha abbassato le difese possiamo chiacchierare un po' e devo ammettere che è da tempo che non passo qualche ora così gradevole. Dal momento che non siamo presi a battibeccare riesco a conoscerla meglio e non posso negare che scoprirla a poco a poco sia un'occupazione ben più che piacevole.

Certo, ho già capito che è una tipa davvero insolita e forse è proprio questo ad intrigarmi, le ragazze finora non mi avevano mai stupito particolarmente. Con lei c'è qualcosa di diverso, quel pizzico di sfrontatezza e il coraggio di tenermi testa. 

So perfettamente di essere uno difficile. Ho anche io le mie paranoie, anche se mi servono solo ad essere più forte. Ed è per questo che non mi lego a nessuno, nemmeno ad una carina come lei. Anche se la sua risata potrebbe farmi sciogliere come un cubetto di ghiaccio affogato in un litro di acqua bollente. Anche se le sue mani affusolate e morbide potrebbero farmi arrivare in paradiso con un viaggio di sola andata. No. Non ho bisogno di legami. Prima o poi le persone se ne vanno e la cosa non deve cogliermi mai impreparato. Mai più. Distolgo la mente dai miei pensieri, quando mi scruta con gli occhi ridotti ad una fessura. 

"Mi stavi ascoltando?" chiede minacciosa. "Certo, Barbie. Ti pare?" le dico cercando di evitare di farla incazzare, come faccio di solito. Sbuffa. "Credevo avessimo un patto riguardo a quello stupido nomignolo, McCarthy." Ora mette le mani sui fianchi e io cerco di non rimanere ipnotizzato a fissarle. Un pensiero fugace di come sarebbe prenderla per i fianchi mi percorre la mente, ma lo scaccio a fatica, cercando di trovare un modo per uscire indenne dal confronto con Audrey. 

"Hai ragione, dolcezza. Ma io non ti chiamo così per offenderti. Ho sempre adorato le Barbie. Tu non fai eccezione." ammetto candidamente, facendole l'occhiolino. "Che faccia tosta!" esclama indignata, cercando di trattenere una risata. "Guarda, tua madre è di nuovo sul palco... Forse dovremmo andare a nasconderci da qualche parte, prima che ci immoli nuovamente per il suo pubblico..." mi sussurra lei, guardandosi attorno sospettosa. Scoppio a ridere, vedendola andare nel panico. "Tranquilla, non siamo noi il suo prossimo bersaglio..." la rassicuro, accennando con lo sguardo a Bart, in procinto di salire sul palco. Noto con stupore che per una volta non è accompagnato dal suo giornale. Audrey osserva incuriosita la scena. 

"È tuo padre?" chiede poi spontaneamente, prima di arrossire imbarazzata. Forse le ho parlato dei miei genitori adottivi quella sera alla festa, quando ero ubriaco, e ora se ne è ricordata, anche se con un po' di ritardo. In uno slancio polemico mi affretto a puntualizzare i fatti con un tono asciutto e sprezzante. 

"No. E' solo il marito di Allyson."

Scusa ma ti chiamo Barbieحيث تعيش القصص. اكتشف الآن