#60 Thomas

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Non avevo preso in considerazione il fatto che far sedere Audrey accanto a me avrebbe causato non indifferenti effetti collaterali. Devo pensare ad altro e devo farlo subito: Jace è una valida opzione, soprattutto se me lo immagino con la maglietta che ha indossato all'ultima festa. Per fortuna riesco a farmi distrarre dalle barzellette idiote che Gary ci sta raccontando da almeno venti minuti. Ha un repertorio invidiabile, davvero, ma spero che smetta presto.

La risata di Audrey, che arriva cristallina al mio orecchio sinistro – che per ironia è anche quello da cui sento meglio – mi causa uno scompenso cardiaco con una cadenza di uno ogni due minuti, giusto il tempo di una barzelletta. Non riesco più nemmeno a concentrarmi sulle parole e ho iniziato a ridere solo perché lo fanno gli altri. Ora che sembra distratta la fisso di sottecchi, godendomi la vista. Quando sento che gli Gary smette di parlare, inizio a ridere, per inerzia. Gli altri mi fissano con gli occhi sgranati. 

"Stai male McCarthy?" mi chiede Paul, preoccupato. "No, perché?" domando basito. "Amico, si può sapere per cosa ridi?" domanda Gary, guardandomi come se fossi uno sciroccato. "La barzelletta, no?" ribatto, impettito. Loro si scambiano sguardi pensosi e allarmati, mentre Melanie si rivolge a me. "Ma se stava parlando del suo cane che deve operarsi?" ribatte acida, facendomi sentire un cretino. Mantieni la calma e trova una risposta plausibile, subito. Mi impongo mentalmente, guardandoli per un attimo con aria smarrita. "Beh, per quella di prima!" rispondo offeso. Certo, avevo detto plausibile, penso, portandomi alle labbra la mia tazza di caffè ormai vuota. Ormai la figuraccia è fatta, vedo gli altri fissarsi tra loro in silenzio per un attimo, per poi scoppiare in una risata che sentiranno tutti quanti nel raggio di chilometri. Proprio in questo momento Jace va fuori di testa esaltandosi.

"Thomas, amico! Sei una forza della natura! Ma come ti vengono?!" esclama ridendo tra le lacrime e piegandosi in due. Grazie Jace. Ora sembra lui quello a cui manca qualche rotella, pericolo scongiurato. Noto con piacere che finiscono per distogliere l'attenzione da questo disdicevole imprevisto, finché non decidiamo di andarcene, dirigendoci ognuno per la sua strada, chi in biblioteca, chi a seguire un qualche seminario.

Audrey saluta tutti e poi si allontana verso la segreteria del campus. Aspetto che gli altri si disperdano, poi la raggiungo con passo svelto. 

"Ehi, Barbie!" la chiamo. Lei si volta a guardarmi in cagnesco. "Una volta o l'altra qualcuno dei nostri amici verrà a sapere che non sei solo Thomas lo spaccone, ma anche un dolce e premuroso educatore per bimbi in difficoltà, se non impari a chiamarmi con il mio nome!" mi minaccia. "Dai, non puoi rovinarmi la reputazione in questo modo! Solo per un innocente e affettuoso nomignolo!" Le dico facendole gli occhi dolci. "Beh" ribatte lei "Non mettermi troppo alla prova." La guardo, non mi sembra davvero convinta. Infatti scoppia a ridere dopo qualche secondo, in cui cerca di resistere al mio sguardo da bravo ragazzo, facendo ridere anche me. 

"E va bene, Audrey, ti concedo un giorno di tregua." La guardo annuire soddisfatta. "Sarebbe già qualcosa, lo so che fai fatica a concentrarti su troppe cose per volta!" mi prende in giro. "Farò finta di non aver sentito..." La rimprovero, facendo un profondo respiro. "Senti, che ne dici di una cena? Sai, una cena... Tipo per ringraziarti, cioè, beh..." dico imbarazzato, senza trovare le parole. Una luce strana attraversa i suoi occhi e pagherei oro per sapere cosa sta pensando. "Che gesto carino. Non devi ringraziarmi, tutto quello che ho fatto l'ho fatto volentieri." Pronuncia queste parole schiudendo infine le labbra in un sorriso, mentre io mi infilo le mani in tasca senza sapere bene cosa dire. 

"Beh, comunque... Sai, mia madre ha proprio insistito... Dice che dovrei proprio offrirti questa cena, non vorrei contraddirla proprio in questo periodo..." Straparlo, accorgendomi di farlo e non potendo fare a meno di continuare a dire cavolate. La vedo irrigidirsi e inizio a temere che possa prendermi a calci. "Tua madre." puntualizza incredula e anche un po' contrariata. Ora voglio proprio vedere come ne esco. "Dai, rendimi felice. Cioè, volevo dire, rendila felice!" insisto, ridendo sotto i baffi. Devo ammettere che nonostante io stia facendo la figura dello stupido, ci sto prendendo gusto: è troppo carina quando si imbroncia in quel modo. Lei mi scruta scettica, poi fa spallucce. 

"Bene. Ma sappi che sarò molto affamata. Essere gentile mi mette appetito!" sentenzia, vendicandosi per la mia mancanza di tatto, per poi voltarmi le spalle e allontanarsi.

Scusa ma ti chiamo BarbieHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin