Capitolo 17

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Ethan

Seduto sui gradini del portico di casa mia, provo per l'ennesima volta a chiamare Clarissa. Inutilmente. Ho provato a telefonarle per tutta la mattina ma ha sempre tenuto il telefono staccato. E non ha risposto nemmeno a un messaggio di tutti quelli che le ho mandato.

Appena dopo pranzo, stufo di questo silenzio radar, ho afferrato le chiavi dell'auto pronto ad andare direttamente a casa sua per chiarire. Ma Sara mi ha subito bloccato il passaggio. Dopo un reciproco scambio di occhiate in cagnesco, si è offerta di andare lei a parlarle e sondare il terreno.

Forse è stato meglio così. Deve essere davvero incazzata nera con me. Magari Sara riuscirà a calmarla un po'. Inoltre, i suoi genitori non stravedono proprio per me e più teniamo le reciproche distanze e meglio è.

Però sono passate due ore da quando Sara è partita. Avrebbe già dovuto essere di ritorno ormai.

_____

Dopo altri venti minuti di tortura, finalmente l'auto di Josh entra nel vialetto di casa sua, accanto alla nostra. Sara scende dall'auto e la sua espressione mi paralizza al mio posto. È così seria. Troppo seria.

Si avvicina lentamente e mi rivolge un sorriso tirato. Si siede accanto a me, senza guardarmi. «Non ti addolcirò la pillola, Ethan...», comincia lei.

Io la guardo divertito per un istante. «E quando mai lo fai?», le chiedo sarcastico. Mi rivolge un'occhiataccia.

«È una cosa seria, Ethan. Clarissa è davvero arrabbiata con te. Ha detto...», si interrompe e distoglie lo sguardo da me, visibilmente a disagio. Stringo forte i pugni mentre mi si forma un groppo in gola.

«Ha detto, cosa?» la incalzo, digrignando i denti.

Sara comincia a torcersi le mani in grembo, guardando ovunque tranne che verso di me.

«Ehm... ha detto... che ha bisogno di tempo», la sua voce esce in un flebile mormorio. Mi ci vuole un po' per afferrare il significato delle sue parole ma, appena capisco, balzo in piedi e in un attimo mi porto davanti alla mia auto.

Vuole lasciarmi? Per quello che è successo ieri notte? No. No, no, no e poi no!

Sara mi supera e si getta di fronte alla porta della mia auto, bloccandomi l'accesso.

«Sara! Togliti di mezzo o ti ci tolgo io!», le urlo contro completamente fuori di me.

«No! Peggiorerai solo le cose. Non è così grave, Ethan. Ha solo bisogno di sbollire la rabbia e preferisce non vederti per il momento. Lasciale il suo spazio altrimenti rischi di farla scappare. Ascoltami per una volta: sono stata con lei fino ad ora. Non vuole lasciarti!», grida lei a sua volta.

Josh, apparso dal nulla, mi appoggia una mano sulla spalla. «Che ne dici se andiamo a farci una corsetta? Chiamiamo gli altri e ci vediamo alla fabbrica. Ti aiuterà a calmarti. Se ti presenti da Clarissa in queste condizioni non faresti che peggiorare le cose, ha ragione Sara».

So che ha ragione, eppure... Tic-tac, tic-tac... gli ultimi rintocchi si avvicinano. Lo sento.

_____

I ragazzi mi hanno tenuto occupato per tutto il resto del pomeriggio e della sera. Sono ormai le undici quando finalmente riesco a tornare a casa e buttarmi sul letto. Di Clarissa ancora nessuna notizia. Mi passo le mani nei capelli e li stringo forte tra le dita. Tempo. Le serve del tempo, ha detto. Tempo per cosa? Sto impazzando.

Qualcuno bussa piano alla mia porta e subito la chioma rosso fuoco di Sara fa capolino dalla soglia. «Ehi. Come stai?», chiede in un sussurro.

Non le rispondo e mi limito a starmene sdraiato lì al buio, sul mio letto, a fissare il soffitto. Sara lascia andare un profondo sospiro.

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