Capitolo 58

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Clarissa

Ethan chiude gli occhi e io cerco di mandare giù il nodo in gola. Non prova nemmeno a smentire. Non che potrei credergli. Non dopo aver visto quello schifosissimo video.

«Fratello, dimmi che non è vero...» gli chiede Josh in tono duro. Ethan allora riapre gli occhi e mi fissa intensamente. «Possiamo parlare? Da soli?» mi domanda con voce roca. La sua voce è sale sulle mie ferite ancora aperte.

«Col cazzo!» sbraita Ryan. Mi volto e gli faccio un sorriso rassicurante. «Ce la posso fare, Gibs. Al massimo lo stendo». Gli faccio l'occhiolino, cercando di sdrammatizzare. Ryan mi sorride perfidamente. «Se non lo fai tu, lo faccio io», poi annuisce incoraggiante e rimane fermo alle mie spalle.

Faccio passi lenti e insicuri, sentendo lo sguardo perforante dei miei vecchi amici e dei nuovi sulla schiena.

Quando arrivo davanti a Ethan, vengo investita da un mare di emozioni diverse che in un istante abbatte tutte le mie difese, come onde furiose che si abbattono contro una scogliera.

I suoi occhi, il suo viso dai tratti decisi, i capelli neri scompigliati, quelle labbra invitanti con quel piercing sfrontato, che così tante volte ho sentito sulle mie.

Il suo calore e il suo odore si insinuano sotto la mia pelle e sento il tatuaggio bruciare, come se reagisse alla presenza del suo proprietario.

È tutto troppo e mi gira la testa facendomi barcollare un pochino. Ethan allunga la mano e fa per sostenermi, ma quando nota la mia espressione terrorizzata si ferma. Non potrei mai sostenere il suo tocco, mi spezzerei definitivamente. Per sempre.

Si passa la mano frustrato tra i capelli, scompigliandoli ancora di più. «Hai bisogno di sederti?» chiede gentilmente, riportandomi con dolore ai giorni lontani in cui si preoccupava che stessi bene.

Scuoto la testa. «Dì ciò che devi. Non possiamo restare fuori ancora molto. Dobbiamo rientrare alla base tra poco». Lui aggrotta la fronte, poi lo sguardo gli cade sulla medaglietta appesa al mio collo e sullo stemma sulla felpa. Le sue spalle si accasciano e abbassa il capo. «Certo. Ecco dove sei stata. All'accademia militare di cui tuo padre è il preside. Come ho fatto a non pensarci...» borbotta tra sé e sé, prima di rialzare lo sguardo su di me. «Ti ho cercata ovunque quando sei sparita, quando ho trovato casa tua vuota» confessa a bassa voce.

Lo immagino seduto sotto il mio portico a chiedersi dove fossi e perché non lo chiamassi. Scrollo le spalle mentre un velo di indifferenza mi ricopre al pensiero di ciò che ha fatto prima di scoprire del mio arresto e di tutta la faccenda di Jack. «Non è stata una mia idea. Quando mio padre è venuto a prendermi alla stazione di polizia, dopo che sono stata arrestata, mi ha rinchiusa all'accademia. Non avevo il permesso di uscire né di telefonare o di usare un computer. Ho riavuto il mio telefono solo più di un mese dopo il mio arrivo lì» gli spiego.

I suoi tratti si induriscono mentre scruta nei miei occhi. «E perché non mi hai cercato appena ne hai avuto l'occasione? Ti avevo lasciato dei messaggi e se non ti avessi chiamata io quella notte...». Lo interrompo con un gesto della mano, scuotendo la testa.

«Sai cosa ho trovato tra i miei messaggi quando ho riavuto il telefono?» gli chiedo con voce leggermente incrinata. Lui scuote la testa, confuso e preoccupato.

Prendo un profondo respiro. «Non vedevo l'ora di parlare con te, Ethan. Non facevo altro che pensarti, di chiedermi se mi stavi cercando, se soffrivi tanto quanto me... Mi mancavi da impazzire».

Vedo le sue labbra fremere, ma prima che possa aprire bocca gli dico: «Sai cosa si prova a sentire il proprio cuore andare in pezzi irrimediabilmente? Perché io lo so, l'ho scoperto nel peggiore dei modi. L'ho sentito creparsi fino a sgretolarsi in minuscoli frammenti nel momento in cui ho visto una foto di te e Jessica insieme, nella tua auto. Non so se quella fosse stata la prima volta che andavi con lei, da quando ero stata costretta a lasciarti sotto il ricatto di Jack. Mentre io combattevo per te, tu te la stavi spassando...».

Mai più con teWhere stories live. Discover now