Capitolo 45

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Clarissa

Il mio primo giorno non è andato male quanto pensavo. Certo, se non contiamo che sono fisicamente a pezzi.

Quando sono arrivata a casa, ieri nel tardo pomeriggio, sono crollata letteralmente sul letto. A un certo punto ho sentito mia madre chiamarmi per cena ma stavo già correndo incontro a Morfeo con sommo piacere.

Sicuramente i giri di corsa per punizione di ieri mattina non hanno aiutato, ma non ho intenzione di darla vinta a mio padre. Ha voluto rinchiudermi in una scuola militare come una figlia ribelle? Bene... allora avrà la figlia ribelle che si merita.

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Arrivo in classe piuttosto pimpante per i miei standard. L'avere un piano preciso per farmi buttare fuori di qui mi dà l'energia necessaria per affrontare la giornata. Faccio un cenno di saluto a Ryan con il capo e lui ricambia con un cenno del mento. Subito sguardi curiosi passano da me a lui. Spero di non averlo messo in difficoltà...

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La giornata tuttavia non è destinata a iniziare nel migliore dei modi... o forse sì, dipende dai punti di vista. Lo capisco appena vedo entrare a passo di guerra La Grande Stronza. Indossa un tailleur grigio scuro ed i capelli biondi sono raccolti in uno chignon stretto. Ryan mi ha detto che dovrebbe avere intorno ai quarant'anni, ma l'aria impettita la fa sembrare ben più vecchia.

Tutti si alzano in piedi per salutare. Lo faccio anch'io, con scarso entusiasmo. Ci risediamo e prendiamo il materiale per la lezione. La professoressa fa scorrere lo sguardo sui suoi allievi fino a fermarsi su di me. Il suo sorriso falso diventa più ampio.

«Signorina Williams, pensa di partecipare alla lezione in modo costruttivo, oggi?» mi chiede in tono falsamente dolce. Per tutta risposta, le rivolgo il mio sorriso più abbagliante, incrocio le braccia al petto e sollevo una gamba appoggiandola sopra il banco, mettendo in mostra la mia scarpa da corsa (già, mi sono fatta furba dopo le vesciche causate dagli anfibi, ieri). «Direi di no» le rispondo semplicemente.

Vedo i suoi occhi mandare fuoco e fiamme mentre si sforza mi mantenere l'apparenza di calma. «Sei giri», ordina in tono freddo ma pervaso di irritazione. Mi alzo dalla sedia mantenendo il sorriso e mi dirigo fuori dalla classe. «Gibson! Va' con lei!» la sento urlare alle mie spalle.

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Ok. Sei giri sono decisamente troppi. Sento che la mia milza potrebbe esplodere da un momento all'altro mentre mi accascio sull'erba davanti a Ryan. «Credo che nessuno abbia mai preso due punizioni così nei suoi primi due giorni qui dentro. Deve essere un nuovo record» mi dice pensieroso.

Sono davvero a corto di fiato, quindi non gli rispondo. «Posso chiederti perché lo fai?» continua lui abbassando la voce. «Perché... voglio... andarmene di qui» rispondo a fatica. Si siede accanto a me. «Non funzionerà. Sono abituati a queste tecniche. Ti sfiancheranno finché non sarai talmente uno straccio da arrenderti».

Scuoto la testa. «Devo almeno provarci. Ho troppe cose da sistemare fuori di qui. Devo andarmene. A proposito...», vengo colta da un'illuminazione improvvisa, «ce l'hai un cellulare da prestarmi?» chiedo speranzosa, alzandomi a sedere di scatto. Mi guarda confuso. «Non hai un cellulare?» mi chiede.

«Mio padre mi ha sequestrato qualsiasi mezzo per comunicare con l'esterno...» gli svelo mordendomi il labbro. «Capisco... comunque non ci è permesso usare il telefono all'interno del perimetro dell'istituto. Possiamo usarlo solo quando usciamo di qui, cioè dal sabato alla domenica. Durante la settimana vengono custoditi in segreteria».

«Oh» rispondo delusa. Non era comunque una cosa fattibile: chi si ricorda a memoria i numeri di telefono al giorno d'oggi? Non saprei nemmeno da che parte cominciare per mettermi in contatto con Ethan, ma valeva la pena provarci.

Mai più con teWhere stories live. Discover now