Capitolo 27

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Clarissa

Cerco di aprire gli occhi mentre la sveglia del cellulare suona senza pietà. L'ho puntata alle sei anche se è sabato. Devo rimettermi in forma per l'inizio della gare di atletica.

In realtà non me ne frega niente, ma immagino che sia una cosa che mia aiuterà a tenermi occupata la mente. Di solito funziona...

La sveglia continua a suonare ma le mie palpebre sono come incollate, probabilmente per le ennesime lacrime che nemmeno nel sonno mi danno tregua.

Mi stropiccio gli occhi e finalmente si aprono. Spengo la sveglia e getto un'occhiata alla finestra aperta. L'acchiappasogni che Liam ha fatto per me oscilla piano e i piccoli brillantini gettano luci colorate sul pavimento.

Il cuore mi si stringe in una morsa di dolore appena ricordo. Ethan è stato qui stanotte. Ho visto la sua auto parcheggiata dall'altro lato della strada. Anche se era buio, sono certa che fosse la sua Camaro, la riconoscerei tra mille.

È venuto da me... è una buona cosa, giusto? Vuol dire che non si è davvero arreso... o è stato solo un lapsus? Dio, ti prego, fa che non si arrenda! Fa che mi aspetti finché non avrò trovato una soluzione a questo casino.

Anche se, la parte meno egoista di me, sa che sarebbe meglio che Ethan mi lasciasse perdere. Almeno per ora. Si risparmierebbe tutto questo dolore se mi dimenticasse. È inutile soffrire in due.

______

Scendo di sotto e mi infilo già gli auricolari del mio iPod. Entro in cucina per prendere un po' di succo d'arancia e non mi sorprende di trovare mia madre già sveglia e intenta ai fornelli.

«Buongiorno, tesoro» mi saluta lei con un sorriso incerto. Come di consueto, non rispondo. Mi riempio il bicchiere mentre lei rilascia un profondo respiro.

Non c'è traccia di mio padre. Immagino sia già uscito per raggiungere l'istituto. Da quanto è stato promosso a preside è ancora più occupato di prima e lavora anche il sabato.

Mando giù velocemente il succo e mi accingo a uscire, quando mia madre mi afferra per un polso e in tono accalorato mi dice: «Dovresti mettere qualcosa nello stomaco. Sono due settimane che non ti vedo mangiare praticamente nulla! Non puoi continuare così. Ok, tu e Ethan vi siete lasciati! Fattene una ragione. Stai uscendo con Jack, mi pare, no? È un bravo ragazzo, dagli la possibilità di renderti felice!».

Mi scosto bruscamente dalla sua presa e le rivolgo un'occhiata truce. «Io ero felice! Ethan mi rendeva felice! Ma tutti voi avete dovuto mettervi in mezzo e rovinare tutto! Vi odio!» grido io facendola arretrare.

Vedo i suoi occhi farsi lucidi, ma decido che non è abbastanza. Mi avvicino un po' e in un basso sussurro le dico: «E non pensiate che Jack sia poi questo gran bravo ragazzo. Non lo conoscete affatto».

Detto ciò, esco come una furia di casa sbattendo con violenza la porta. Non perdo nemmeno tempo con lo stretching per riscaldarmi, comincio subito a correre come una pazza. Devo allontanarmi da tutto.

Ethan

Ho passato l'intero weekend al garage a lavorare sulle auto. È l'unica cosa che sembra riuscire a calmarmi abbastanza da darmi una parvenza di normalità.

Ma domani è già lunedì e dovrò tornare a scuola, il che significa rivederla.

Ho preso la mia decisione, l'altra notte. Ho deciso di lasciarla andare.

È inutile aggrapparsi a qualcosa che non vuole restare, meglio abbandonarla alla corrente e lasciare che si allontani da sola.

Facile a dirsi. Ma sarò in grado di attenermi al piano, una volta che mi ritroverò quei suoi occhi immensi davanti? Forse dovrei cambiare scuola... renderebbe tutto più semplice.

Mai più con teDonde viven las historias. Descúbrelo ahora