Capitolo 34

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Clarissa

Poco prima di andare a letto, quella stessa sera, ricevo una chiamata da Sara. Rispondo controvoglia. Non perché non muoia dalla voglia di parlare con lei, ma perché so benissimo quale sarà l'argomento.

«Ciao, Sara» le rispondo cupa. «Ciao... puoi parlare? O c'è Jack?» chiede lei sottovoce. Immagino sia in camera sua e non voglia farsi sentire da Ethan.

«Sono sola. Jack se ne è andato già da un po', per fortuna» le spiego. «Ti tiene proprio sotto controllo, eh? Volevo sapere come stavi dopo... oggi, ecco» chiede a disagio. Emetto un lungo sospiro. «Come sta Ethan, piuttosto?» chiedo invece.

Sara resta in silenzio per un po' troppo tempo. «Lui... sta bene... è scosso. Ma sono certa che si riprenderà. E quando tutta questa storia sarà chiusa ci rideremo tutti su», prova a rassicurarmi lei.

Stropiccio distrattamente il bordo del lenzuolo. «Mi odia... non è vero?» chiedo con esitazione. «Non potrebbe mai odiarti. È solo che non sa come stanno le cose e non capisce. Ma, Clarissa, davvero, se non troviamo una soluzione in fretta dovremo dirgli cosa sta succedendo, altrimenti...».

Sara non conclude la frase, ma non ce n'è bisogno. Altrimenti... lo perderò. Anche se io sono convinta che sia già troppo tardi.

Prendo un profondo respiro e ricaccio indietro le lacrime. «Ora devo andare. Ti voglio bene, Sara. Non ho mai smesso di volertene» le dico col cuore in gola. «Ora lo so. L'ho capito. E lo capirà anche Ethan, vedrai. Buonanotte, Clarissa». «'Notte, Sara».

Chiudo la chiamata e mi siedo sul davanzale della finestra. Almeno non sono più così sola in questa storia, penso tristemente.

Scruto le stelle e il mio pensiero corre alle sere passate sul tetto di casa mia, in Kansas. Io e Liam eravamo soliti salire sul tetto dal lucernario della mia camera e passavamo ore a parlare e a guardare le stelle, esprimendo decine di desideri diversi e totalmente assurdi ogni notte, anche se non erano stelle cadenti. Non ci importava, ci bastava trovare una stella più luminosa delle altre.

Mi concentro allora per trovare una stella particolarmente brillante, anche se non è facile da qui e con le luci dei lampioni, scrutare bene il cielo. Quando alla fine ne individuo una sufficientemente luminosa, chiudo gli occhi ed esprimo un solo desiderio: Ethan, aspettami.

______

Il giorno dopo non vedo l'auto di Ethan nel parcheggio e non lo incrocio per tutto il giorno. È ovvio che non è a scuola e mi chiedo se abbia a che fare con quanto accaduto ieri.

Sara, Josh e gli altri si limitano a lanciarmi occhiate compassionevoli e a fulminare con lo sguardo Jack ogni volta che ci incrociamo nei corridoi.

Jack, d'altra parte, non mi perde d'occhio un secondo, quando non sono in classe. Sarebbe davvero insopportabile se non fossi ricaduta in piena modalità zombie.

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Io e Jack usciamo di scuola mano nella mano, dirigendoci verso il parcheggio. Quando arriviamo al suo pick-up, Jack comincia a imprecare: «Ma che cazzo...?».

Alzo lo sguardo per capire cosa lo abbia turbato tanto e vedo subito il profondo e lungo graffio che corre per l'intera fiancata della sua auto. È ovvio che non si tratti di un incidente.

«Uhhhh... accidenti! È proprio un brutto graffio, Bennet... Dovresti portarla in carrozzeria da noi, ti faremmo un buon prezzo» esclama Josh passandoci accanto ridacchiando insieme a Patrick, il quale mi fa l'occhiolino senza farsi notare da Jack.

Nascondo un sorriso dietro la mano e quando Jack punta lo sguardo su di me, mi fingo sorpresa e orripilata da quanto accaduto alla sua auto.
Conoscendo i ragazzi, direi che ci sono andati fin troppo leggeri.

Mai più con teTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang