Capitolo 39

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Via, senza più problemi

adesso andiamo via, soli io e te

Domani con le prime luci del mattino

tu sarai lontana e ti addormenterai felice

sarai come non sei stata mai...

Se tu vorrai sarai con me...

Con me sarai... via

"Via" - Raf

Ethan

Per la prima volta da settimane mi sento di nuovo vivo. Non ho ancora capito che cazzo stia succedendo, ma per ora mi basta sapere che posso stringere di nuovo Clarissa tra le mie braccia. E non ho nessuna intenzione di lasciarla andare ancora, come le ho appena spiegato.

Ho fatto un terribile errore quel giorno: ho lasciato che le mie insicurezze e le mie paure oscurassero i segnali che Clarissa cercava di inviarmi. Ho creduto alle apparenze senza fermarmi a riflettere.

«Me lo dici cosa sta succedendo, ora che abbiamo stabilito che non lascerò che ti allontani ancora da me?» le chiedo tenendole il viso tra le mani.

«Non posso, Ethan. Non ancora. Non insistere, ti prego». L'espressione avvilita sul suo viso e la sua voce cupa mi inducono a lasciar perdere. Almeno per ora.

Non voglio che prenda di nuovo le distanze da me.

Mi sollevo e la tiro su con me, poi la faccio sedere sul cofano della sua auto e mi sistemo in mezzo alle sue gambe. «E tu? Potrai perdonarmi?» le chiedo.

Lei mi guarda confusa, così aggiungo: «Per ciò che ti ho detto quel giorno, per quello che ho fatto... io... non ero in me» borbotto in imbarazzo al ricordo di averla insultata e aver sputato ai suoi piedi.

E non solo per questo...

La sua espressione si addolcisce e appoggia una mano sulla mia guancia. «Non c'è niente da perdonare, Ethan. Eri sconvolto e ne avevi tutti i motivi. Mi spiace solo che tu abbia creduto anche solo per un secondo che avrei potuto tradirti».

Sollevato, traccio le linee del suo viso con un dito leggero, godendomi tutto ciò che mi è stato negato nell'ultimo mese. Clarissa resta in silenzio e chiude gli occhi al mio tocco.

Il mio cervello lavora frenetico, senza sosta, alla ricerca disperata di una soluzione, e poi... «Andiamocene via» le propongo in un mormorio eccitato.

Lei scuote piano la testa. «Non possiamo farci vedere insieme in città, Ethan. È troppo rischioso» risponde abbattuta.

Le stringo forte il viso tra le mani. «No, non hai capito. Andiamocene via di qui. Da questa città. È ovvio che c'è qualcosa qui che ti impedisce di stare con me nonostante tu lo voglia tanto quanto me. Qualcosa che non sei ancora pronta a raccontarmi. Allora andiamocene! Te l'ho proposto già una volta. Ero serio allora e sono fottutamente serio adesso», le spiego in tono accalorato.

Spalanca gli occhi e mi osserva incredula. «Ethan... sai che non possiamo. Siamo minorenni, ci sono le nostre famiglie, i ragazzi, la scuola, il tuo lavoro... Non posso chiederti di lasciare tutto per me» replica lei in un basso mormorio.

«Infatti non me lo stai chiedendo. Sono io che lo sto chiedendo a te».

I suoi occhi si velano di nuove lacrime e allora continuo: «Condor può darci una mano. Ne avevo già discusso con lui un po' di tempo fa. Può procurarci dei documenti falsi, basterà tenere un basso profilo finché entrambi non saremo maggiorenni e poi potremo tornare a casa, senza che nessuno possa più intromettersi tra noi. I soldi non saranno un problema: abbiamo i ricavi delle corse, e potremo continuare a correre in una nuova città. Troverò lavoro senza difficoltà in qualche officina. Mi prenderò cura di te, te lo giuro. Andiamocene, piccola. Solo io e te...».

Mai più con teWhere stories live. Discover now