Capitolo 56

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Clarissa

«Mallory! Togliti dalle palle e lascia guidare me!» sbraito esasperata infilando la testa tra i sedili davanti per l'ennesima volta. Lui non mi guarda nemmeno, concentrato com'è sulla strada sterrata davanti a sé e centrando in pieno l'ennesima buca che ci fa sbattere la testa sul tettuccio della jeep sgangherata su cui viaggiamo.

Impreco sottovoce e Mallory allora mi lancia un'occhiataccia veloce dallo specchietto retrovisore. «Credi davvero che potresti fare meglio di me?» sbuffa tra il divertito e l'irritato.

«Anche mia nonna con una carriola guiderebbe meglio di te!» esclamo spazientita.

Ryan, seduto accanto a me sul sedile posteriore, ridacchia piano.

«Dai! Perché non la lasciamo provare? In fondo anche lei è stata scelta per questa competizione. Se vuole mettersi alla prova, lasciamola fare. Tanto... siamo già ultimi. Peggio di così non si può fare, no?» afferma Olsen, seduto dall'altro mio lato, facendomi l'occhiolino.

Alzo gli occhi al cielo. Continua a flirtare con me in modo spudorato, ma ormai so che lo fa solo per abitudine e la cosa mi fa solo sorridere.

«Bene, cazzo!» urla Mallory, fuori di sé. Si ferma in mezzo al sentiero disastrato e scende dalla jeep con fare scontroso.

Scuoto la testa divertita e, senza aspettare che Ryan o Olsen aprano la porta per farmi scendere, scavalco i sedili anteriori e mi metto al posto di guida, sistemando il sedile e lo specchietto.

Mallory nel frattempo ha fatto il giro davanti alla jeep e spalanca la porta del lato passeggero. «Tu! Vattene dietro!» ordina al ragazzino del primo anno in auto con noi.

Il poveretto era già in preda a un attacco di panico e ora è sbiancato completamente. Scende in fretta dalla jeep, incespicando e cadendo sul sentiero fangoso, e si affretta a prendere posto sui sedili posteriori.

«Non sei stato molto carino, sai?» sgrido Mallory mentre sale e si chiude la porta alle spalle con violenza. Ryan e Olsen ridacchiano piano, mentre lui mi fulmina con un'occhiataccia che non mi intimorisce proprio per nulla.

Ormai sono quasi quattro mesi che frequento questo ragazzi e ho capito come prenderli.

«Pensi di rimanere qui a chiacchierare o vuoi darti una mossa? Siamo già indietro di una vita rispetto alle altre squadre!» mi sgrida lui.

«Accidenti se la prendi sul serio questa competizione tra accademie!» esclamo io. 

«Guida!» ordina lui in tono brusco. Rido sotto i baffi e parto immediatamente, sentendo la familiare eccitazione fare breccia tra le crepe delle mie difese. 

«Adesso ci divertiamo...» mormoro a bassa voce, mentre le labbra mi si piegano in un ghigno divertito.

_____

Grazie a Patrick, riesco a destreggiarmi piuttosto bene sullo sterrato. Mi ha fatto fare un sacco di pratica con il suo fuoristrada. Lui non è mai stato tipo da corse veloci su strada, come lo sono Josh, Cole e... lui. O, come lo ha soprannominato Ryan, Colui che non deve essere nominato.

Stringo forte la presa sul volante. Il suo pensiero ancora mi sconvolge ogni volta. Pensavo che con il tempo sarebbe andata meglio, ma è un dolore che non passa mai. Sto solo diventando più brava a ignorarlo.

Ma, in momenti come questi, facendo qualcosa che mi ricorda lui e i ragazzi, è molto più difficile tenerlo a bada.

Accelero di più, schivando le buche. Prendendo i salti e le discese nel modo giusto, quello che mi ha insegnato Patrick, e un sorriso spunta sulle mie labbra. Certo, ho sempre preferito correre su strada con la mia Mustang, adorando la velocità. Ma anche questo ha il suo fascino ed è quanto più vicina alla felicità io possa arrivare al momento.

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