Capitolo 33

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Clarissa

Continuo a spostare lo sguardo tra i presenti, cercando di pensare a qualcosa per tirarmi fuori da questa situazione. È stata davvero una pessima idea chiamare Sara quella notte. Avrei dovuto immaginare che non me l'avrebbero fatta passare liscia.

«Stiamo aspettando» mi incalza Josh. Deglutisco a fatica e abbasso il capo. «Non so cosa vogliate sapere. Non c'è proprio nulla da spiegare». Sara si lascia andare a una risata amara. «Ah! Certo, come no! Comincia allora con lo spiegare cosa ci fai ancora insieme a quello stronzo! Cristo Santo! Come puoi andartene in giro mano nella mano con il tizio che ti ha conciata in quelle condizioni, sabato notte, eh? Spiegami questo. Perché davvero io non riesco ad arrivarci!».

La sua voce è pervasa di rabbia e incredulità. Non ho nemmeno il coraggio di incrociare il suo sguardo. «Clarissa» mi incalza Cole a sua volta. Radunando tutte le mie ultime energie, raddrizzo la schiena e mi sforzo di mantenere un'espressione neutra mentre rialzo il capo per affrontarli. «Non. C'è. Niente. Da. Dire» ribatto a denti stretti.

Avanzo verso di loro a passo sicuro, decisa a uscire da questa aula con il mio segreto a gravare ancora solo sulle mie spalle. È giusto così. Nessun altro deve sapere, sarebbe troppo rischioso. Tanto più se a saperlo dovessero essere proprio questi ragazzi, che non sono certo famosi per la loro diplomazia.

Continuo ad avanzare verso di loro. E loro non si spostano. Anzi, Patrick e Cole si appostano davanti alla porta a braccia conserte, bloccando la mia sola via di fuga. «Vai da qualche parte, principessa?» chiede Patrick con un ghigno perfido.

«Toglietevi» ordino loro. «No. Non finché non ci dici cosa cazzo sta succedendo. O preferisci che chiamiamo qui anche Ethan?» mi minaccia lui. «Non è stato semplice seminarlo in corridoio. Sono certo che si starà chiedendo che fine abbiamo fatto, magari potrei fargli uno squillo e...», dice senza concludere la frase e tirando fuori il cellulare dalla tasca.

Osservo il suo viso alla ricerca di indizi di un bluff. Ma non ne trovo. Cerco di mandare giù il groppo che ho in gola e arretro di qualche passo andando a sbattere contro un banco. «Non farlo. Ti prego» sussurro a capo chino.

Sara avanza verso di me e con la voce incrinata mi dice: «Mi avevi assicurato che ne avremo parlato. Mi hai chiesto di darti fiducia e lo sto facendo. Ma non puoi chiedermi di guardarti mentre continui a stare con Jack dopo quello che ti ha fatto. Perché continui a stare con lui, Clarissa?».

I miei occhi incrociano i suoi. Riesco a leggervi delusione, rabbia e dolore. La voglia di condividere questo fardello è così tanta che la gola mi brucia per le parole che costringo a non sfuggire dalle mie labbra. Mi mordo forte il labbro inferiore e scuoto la testa, negandole le risposte che sta cercando.

Qualcuno sbatte un pugno su uno dei banchi, facendomi sobbalzare. «Diamoci un taglio» esclama Josh, spezzando la cupa aura che è calata nella stanza.

Alzo appena il capo e lo vedo avanzare minaccioso verso di me. I suoi occhi azzurri sono duri come l'acciaio e l'espressione determinata. Affianca Sara e poi: «Con cosa ti sta ricattando Bennet?».

Inspiro forte tra i denti mentre il mondo intorno a me comincia a vacillare. Sara sposta lo sguardo sconvolto da me a lui, mentre la comprensione si fa strada sul suo volto, intuendo finalmente il perché non posso stare lontana da Jack.

Il tempo sembra cristallizzarsi. Nessuno si muove, o respira, per un tempo indefinito.

E infine... mi spezzo.

Un grido di dolore, e rabbia, e impotenza esce dalla mia gola mentre cado in ginocchio nascondendomi il viso tra le mani. Infilo la testa tra le ginocchia e dondolo avanti indietro, cercando di ricompormi, mentre singhiozzi convulsi sconquassano il mio corpo.

Mai più con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora