Capitolo 70

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Clarissa

Fatto sta che, un'ora più tardi, sono completamente sbronza e rido a perdifiato per una battuta che nemmeno ho capito mentre me ne sto tra le gambe di Dean, appoggiato al cofano della sua auto.

Non so bene come sono finita in questa situazione, una cosa tira l'altra, un sorso tira l'altro... ed eccomi qui. Incapace di intendere e volere.

O quasi... perché quando vedo Josh e Cole farsi strada verso l'angolo appartato in cui ci siamo rintanati, intendo perfettamente che sono nei guai fino al collo e vorrei scappare a gambe levate.

Gli basta uno sguardo per capire lo stato disastroso in cui mi trovo. Senza dire una parola, Cole mi afferra per un braccio e mi scosta bruscamente dalla presa di Dean, prendendomi in braccio e portandomi via.

Sento vagamente le proteste dei miei nuovi amichetti e le minacce di Josh, poi chiudo gli occhi e lascio che per una volta sia qualcun altro a preoccuparsi di quello che mi accade intorno. E di me.

____

Quando riapro gli occhi, capisco di essere nella mia auto al posto passeggero e Cole sta guidando. Mi stropiccio gli occhi. «Quanto sono nei guai?» mormoro piano.

Cole resta impassibile. «Non credo tu voglia saperlo». Sospiro e guardo fuori dal finestrino. Lo apro e l'aria della sera tarda mi ridà un po' di lucidità. Noto un fuoristrada che ci segue a breve distanza. Si tratta sicuramente di Patrick.

Arriviamo in silenzio davanti all'enorme cancello dell'accademia. Cole si ferma qualche metro indietro e osserva il posto con una smorfia di disgusto. «Ce la fai ad arrivare dentro senza sfondare qualche muro?» mi chiede scontroso. E so che non sta scherzando.

«Sì. Sono abbastanza in me. E sono solo poche centinaia di metri fino al nostro alloggio». Lui annuisce ed esce dalla mia auto. Subito la guardia al cancello si mette in allerta, così mi affretto a scendere. Passo davanti l'auto e alzo le mani per tranquillizzarla. «Va tutto bene, Martinez. Sono io. Ho solo avuto bisogno di un passaggio» gli grido.

Martinez annuisce ma non abbassa il fucile. Mi affretto a raggiungere Cole. «È meglio che andiate. Sono piuttosto scontrosi a quest'ora della notte» gli spiego, facendo una smorfia rendendomi conto di aver sforato il coprifuoco e che mi beccherò l'ennesima punizione.

«Lo vedo, cazzo. Come fai a vivere in un posto così?» mi chiede sbigottito. Scrollo le spalle fingendo indifferenza.

«Non è così male... una che ci hai fatto l'abitudine». Cole mi guarda poco convinto.

«Chiama Sara domani» mi ordina infine in tono autoritario.

Annuisco e lo abbraccio, ringraziandolo. Lo guardo salire a bordo del fuoristrada di Patrick e li osservo finché non scompaiono alla mia vista.

Ethan

«Cazzo, Condor. Davvero non hai altri orari per telefonare?» borbotto al telefono, mezzo addormentato. Condor ride piano.

«È appena l'una del sabato notte. Non dovresti essere in giro a fare baldoria?» mi provoca con tono di scherno.

Qualcosa accanto a me emette un gemito infastidito. Mi volto di scatto e vedo Amber ancora nel mio cazzo di letto! Che diavolo ci fa ancora qui? Lo sa bene quali sono le regole.

«Senti, devo parlarti di una cosa seria. Probabilmente non vorrai ascoltarmi ma io ci provo lo stesso...» mi avverte Condor. Se dà per scontato che non voglia ascoltarlo può voler dire solo una cosa: Clarissa.

Mi passo una mano tra i capelli e scosto le lenzuola, lanciando uno sguardo di disapprovazione al corpo nudo di Amber. Decido di occuparmene dopo la telefonata, così mi dirigo in bagno per avere un po' di privacy.

Mai più con teUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum