Capitolo 23

3K 133 20
                                    

Clarissa

Quando arriviamo di fronte alla villa di Stacy, sono ormai in preda alla nausea. È tutto così sbagliato. A quest'ora dovrei essere al volante della mia auto, sulla linea di partenza, pronta a correre. Dovrei tagliare il traguardo e gettarmi tra le braccia di Ethan, come sempre.

E invece mi ritrovo qui, in auto con Jack che non riesce a togliersi quel ghigno soddisfatto dalla faccia.

Scendo con un balzo dal pick-up di Jack prima che lui abbia il tempo di venire ad aprirmi la porta. Mi lancia un'occhiataccia che io ignoro beatamente.

Comincio a dirigermi verso l'ingresso. La porta è spalancata e c'è gente ovunque. Jack mi raggiunge in fretta e mi afferra la mano. Mi blocco e cerco di sfilarla dalla sua, ma lui rafforza la presa. Mi lancia un'occhiata di sbieco poi si guarda vagamente intorno e mi trascina in un angolo deserto del giardino, fermandosi sotto un albero dai piccoli fiori rossi.

«Cerca di comportati bene, Clary. Siamo una coppia ora e non voglio che qualcuno abbia dei dubbi a proposito. Ricordati cosa c'è in ballo», mi dice fissandomi negli occhi.

Non riesco a trattenere una smorfia disgustata. Lui inarca un sopracciglio con fare arrogante, così tramuto quella smorfia in un sorriso forzato e falso. «Sono certo che tu possa fare di meglio...» mi provoca lui, sapendo perfettamente di avermi in pugno. Odio sentirmi così impotente!

Mi trascina di nuovo verso l'ingresso, mano nella mano. Si abbassa su di me e mi sussurra all'orecchio: «Comunque sei bellissima. Mi piace vederti di nuovo così...». Mi irrigidisco sentendo il suo respiro caldo sul mio collo, ma mi costringo a restare indifferente, continuando la finzione.

Però non riesco a trattenere uno sbuffo irritato. Ci credo che mi trova bella. Ha deciso lui cosa dovessi indossare: un abito senza spalline blu a fascia che poi ricade morbido da sotto il seno fino a metà coscia, abbinato a dei sandali argentati.

Mi ha obbligata anche a truccarmi il più possibile per mascherare le mie profonde occhiaie e il mio "aspetto malato", come l'ha definito lui.

«Anche se devo dire che i tuoi capelli mi piacevano molto di più prima... Non puoi farci niente?» borbotta alludendo alle mie ciocche rosa.
«Certo, Jack. Posso rasarli a zero...» lo sfido io.

Jack si ferma davanti alla soglia e mi guarda negli occhi. Quando capisce che non sto affatto scherzando, si rabbuia. «Non ci provare neanche» mi ordina serio. Mi limito a una scrollata di spalle. Se solo servisse a togliermelo di torno, non esisterei un istante a tagliare i miei lunghi capelli a cui tengo tantissimo.

Jack borbotta qualcosa che non capisco, coperto dalla musica alta che ci investe appena varchiamo l'ingresso. Si fa largo tra la folla salutando tutti i suoi amici, trascinandomi dietro di sé.

La gente spalanca la bocca quando mi riconosce e subito cominciano a bisbigliare tra loro, appena vedono le nostre mani intrecciate.

Jack mi porta in cucina e mi fa sedere su uno sgabello. «Cosa bevi, tesoro?» mi chiede dolcemente, guardandomi con quella scintilla di speranza negli occhi. Quando si comporta così mi ricorda il vecchio Jack, quello che mi portava in palmo di mano, quello a cui volevo bene e che voleva solo essere il mio principe azzurro sul cavallo bianco pronto a scacciare i miei incubi.

Solo che ora quel principe si è trasformato nell'incubo stesso da cui voleva proteggermi. «Non voglio nulla. Sto bene così» gli dico rassegnata, scuotendo la testa.

Mi lancia un'occhiata contrariata e, dopo aver trafficato con alcune bottiglie, mi mette davanti un bicchiere di plastica rosso. Non so cosa contenga ma non ho intenzione di toccarlo, decisa a mantenere intatta la mia lucidità.

Mai più con teWhere stories live. Discover now