Capitolo 69

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Clarissa

Quando apro gli occhi, la mattina seguente, è appena l'alba. Mi giro sul fianco e accarezzo il lenzuolo spiegazzato accanto a me, come se potessi ancora percepire la presenza di Ryan.

Mio padre gli ha concesso di passare qualche ora della nostra ultima notte insieme a me, in camera mia. Cosa che mi ha davvero stupita da parte sua.

Un luccichio attira la mia attenzione: posata sul cuscino, trovo la medaglietta di riconoscimento di Ryan. La stringo forte nel palmo, chiudendo gli occhi. L'ha lasciata qui per me. Qualcosa che me lo ricorderà per sempre. Sospiro tristemente pensando che a quest'ora sarà già in aeroporto in attesa del suo volo.

Ricordo di averlo sentito alzarsi, a un certo punto della notte, e posarmi un bacio sulle labbra sussurrandomi qualcosa di dolce. Ma ero troppo stanca e sconvolta per riuscire a reagire adeguatamente.

Stringo forte il lenzuolo nel pugno, rendendomi conto che... sono sola adesso.

____

La giornata si è trascinata pigramente. Mallory e Olsen sono passati a trovarmi ma ho chiesto a mio padre di mandarli via. Ho bisogno di stare un po' da sola in questo momento.

Mi aggiro come uno zombie per casa in cerca di qualcosa da fare, una qualsiasi distrazione. Mio padre mi osserva senza dire una parola. Immagino stia solo contando i minuti in attesa del momento in cui esploderò. Eppure non mi sento sul punto di scoppiare. Semplicemente mi sento... spenta.

Forse aveva ragione Sara: ero solo alla ricerca di un dolore che sostituisse un dolore, raggiungendo così un limbo di pace fasulla.

____

Passo la settimana a sputare sangue e sudore nelle attività estive extra proposte dall'accademia. Ci metto tutta me stessa arrivando a casa alla sera completamente distrutta, crollando così sul letto e cedendo subito al sonno. Proprio come ai vecchi tempi.

Mallory e Olsen sono una presenza costante. Mi stanno sempre intorno, come se cercassero di sostituire la presenza di Ryan nella mia vita. Sono certa che sia stata una cosa che gli ha chiesto proprio lui di fare.

«A che ora passiamo a prenderti stasera per andare da Ben?» mi chiede Mallory con finta indifferenza. Faccio una smorfia senza riuscire a trattenermi. Non posso tornare da Ben. Ogni angolo mi ricorderebbe Ryan.

Scuoto piano la testa. «Non vengo. Ho delle cose da studiare...» borbotto a mezza voce.

«Pronto? La scuola inizia tra un più di un mese! Non puoi avere da studiare» ribatte Olsen. Già. Quanto sono idiota... non potevo inventarmi una scusa migliore?

«Non sono in vena di uscire, ragazzi. Resterò a casa a guardare una commedia o qualcosa del genere». Con la coda dell'occhio li vedo scambiarsi un'occhiata preoccupata.

«Siamo preoccupati, Williams. Eravamo pronti a lacrime, urla strazianti e capelli strappati. Ma non a questo...» afferma Mallory indicandomi con un gesto della mano.

Aggrotto la fronte senza capire. Lui addolcisce l'espressione prima di parlare: «Non stai affrontando la cosa. Ti stai tenendo tutto dentro e non va bene. Non va bene per niente. Ryan non vorrebbe questo per te».

Comincio a sentire un tic nervoso all'occhio e la familiare ondata di rabbia incendiarmi il sangue nelle vene. Senza riuscire a trattenermi oltre, mi alzo di scatto facendo cadere la sedia con un gran fracasso, attirando gli sguardi di tutti quelli che si trovano nella caffetteria dell'accademia cercando riparo dalla calura estiva. Sbatto i palmi sul tavolo e osservo i miei due amici. Vogliono una crisi isterica? Ebbene l'avranno!

Mai più con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora