Duelli con gli Auror.

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«Ronald, ma cosa cazzo fai?» urlò Ginny spingendolo via furiosa. Mentre gli altri uscivano dall'aula come indicato dal professor Piton.

«Io che cazzo faccio? Ma l'hai visto quel lurido Mangiamorte su Harry?» urlò in risposta Ron spingendo via la sorella per poi puntare di nuovo la bacchetta contro Malfoy. Hermione intanto guardò Harry che lentamente riprendeva coscienza, così si voltò verso Malfoy che per colpa del forte colpo era svenuto anche lui. Guardò i presenti poi mandò a quel paese qualsiasi cosa e si avvicinò a lui, inginocchiandosi per schiaffeggiargli il viso per fargli riprendere conoscenza. «Hermione ma che fai? Non toccarlo!»

«Che faccio io? Che fai tu! È svenuto non vedi?» riprese lei continuando a smuovere il ragazzo per terra, cercando una minima risposta. Gli accarezzò leggera la guancia e maledisse i presenti per essere lì e per averlo fatto svenire dato che ora era preoccupata per lui quando avrebbe dovuto affogarlo ed ucciderlo con le sue stesse mani. «Draco svegliati!»

«Fammelo finire. Dovrebbe morire così come i suoi genitori!» riprese Ron, puntando ancora la bacchetta contro di lui. Ginny però lo spinse di nuovo via furiosa, ricevendo però uno strattone. «Ma che fate? Da quando empatizzate per questi?» chiese spingendo Ginny contro il muro, facendole sbattere la schiena.

«Ron ma sei impazzito?» chiese Ginny riprendendosi dal colpo cercando di disarmarlo, ma lui la spinse di nuovo via. «Ronald!»

«Loro hanno ucciso Fred! Lo vedi quel marchio no? Sono loro che hanno ucciso mio fratello! Hanno ucciso Sirius, Tonks, Dobby, Lupin! Hanno ucciso tutti!» urlò ancora spingendo Ginny di nuovo, disarmandola prima che lei potesse farlo con lui. Intanto Blaise immobile dall'altro lato della stanza fremeva dalla voglia di intervenire ma ricordava ciò che aveva chiesto Ginny, non intervenire per nessun motivo al mondo.

«Non è stato lui!» disse Ginny richiamando la bacchetta alle sue mani, ma Ron le puntò contro la sua pronto a schiantarla. «Ron? Hai perso la testa?»

«Io credo che tu abbia perso la testa, hai dimenticato quello che è successo in questi anni e durante la guerra?» chiese ancora portandole la bacchetta al petto. Ginny lo guardò attentamente e capì cosa provava perché lo aveva provato anche lei. Si erano presi Fred come se ne avessero il diritto, avevano ucciso persone a cui loro volevano bene e non avevano mai chiesto scusa. Ma Draco non era un problema. Capì che Ron l'avrebbe presto schiantata e così portò lo sguardo di Blaise facendogli un leggero cenno con il capo. Blaise non attese oltre ed immobilizzò Ron facendolo cadere per terra. Ginny riprese respiro e prese la bacchetta di suo fratello. Intanto Hermione cercava ancora di far riprendere coscienza a Draco.

«Che cosa ho appena visto?» chiese Harry confuso, seduto ancora per terra. Blaise Zabini aveva appena aiutato Ginny? E Hermione che chiamava Malfoy per nome? «Cosa sta succedendo in questa dannata scuola?» chiese ancora mentre Ginny gli si avvicinò per controllare che stesse bene. Il breve contatto tra i due fece venire i brividi ad entrambi e tutte le domande di Harry si persero negli occhi di Ginny.

«Silencio!» disse Hermione rivolgendosi ad Harry, scusandosi subito dopo e tornò con lo sguardo su Draco che iniziò ad aprire gli occhi. «Draco!» riprese a richiamarlo, poi finalmente aprì gli occhi.

«Che succede?» chiese confuso portandosi una mano sulla fronte. Hermione rispose che Ron lo aveva schiantato e lui sbuffò. «Auror del cazzo.» commentò portando la mano contro quella di Hermione che continuava ad accarezzargli la guancia. Socchiuse per un secondo gli occhi, dovendosi trattenere nel piegare il viso verso la mano della ragazza e mandare il resto dei presenti a quel paese. Quanto gli era mancata?

«Hai schiantato Harry!» disse Hermione con tono duro, anche se le sue carezze erano così dolci.

«Era un duello Granger, cosa dovevo fare? Offrirgli delle caramelle?» domandò riprendendosi, allontanandosi anche contro voglia. Si sedette sul pavimento, per poi alzarsi. «Un sogno di una vita, Weasley pietrificato e Potter senza voce. È forse il paradiso?» commentò ironico. Inoltre aveva avuto Hermione al suo fianco appena sveglio, ciò significava che lei si era preoccupata di lui e non si San Potter e Lenticchia.

«Avete finito di agire come ragazzini alle prime armi?» chiese Piton entrando in aula, annullando ogni incantesimo presente. «Siete tutti degli idioti! I due finti Auror che escano subito dalla mia aula!» urlò e fece scattare Harry e Ron via, lasciando soli Draco, Blaise, Ginny e Hermione. I ragazzi si guardarono colpevoli e anche se erano cresciuti, difronte alla figura di Piton continuavano a tremare dal terrore. Piton si sistemò il mantello nero e sospirò per calmarsi, perché odiava fare brutte figure e perdere il controllo soprattutto se succedeva davanti a degli Auror incapaci, poi riprese. «Dei vostri drammi amorosi me ne faccio ben poco, risolvete le cose nelle vostre maledette camere. Ora Malfoy, seguimi nel mio ufficio.» indicò Piton e Draco si ritrovò a seguirlo silenzioso. Attraversò il corridoio con la sua solita noia e si preparò alla solita ramanzina del professore. Appena la porta dell'ufficio si chiuse Piton riprese a riparlare. «Dove sei stato?»

«Cazzi miei, se permette.» rispose ironico, sedendosi sulla prima sedia disponibile dato il mal di testa. Piton gli si avvicinò veloce e lo afferrò per il colletto della camicia. Da quando Piton gli aveva insegnato a duellare e l'occlumanzia, involontariamente aveva assunto lui la figura di suo padre. Anche se non lo aveva mai ammesso, si fidava di Piton molto più del suo vero padre. Piton lo aveva salvato, che fosse per il patto con sua madre o meno, lo aveva fatto.

«Dimmi dove sei stato, Draco!» chiese con voce fredda e autoritaria, ma Draco lo spinse via con forza. «Ti pare ragionevole sparire senza dire nulla? Non ti avevo forse chiesto di avvisarmi?»

«Con tutto il rispetto Professore, ma lei non è mio padre.» rispose ironico, poggiando il capo contro il sedile per rilassarsi e calmare il mal di testa dovuto allo schianto.

«Se fossi stato tuo padre avresti già perso ogni facoltà motoria!» tuonò ancora, ma Draco ancora non disse niente, risultando addirittura annoiato. «Dove sei stato?»

«Avevo bisogno di un giro di aria fresca, questa scuola è vecchia.» rispose ancora stanco, lasciando scorrere lo sguardo sulla camera.

«Dei tuoi drammi amorosi me ne faccio ben poco, Draco. Devo essere avvisato di ogni tuo spostamento, oppure devo ripetertelo? Ho un patto con tua madre e che lei sia un quadro non scioglie il mio patto! Perché non hai lasciato indicazioni a Zabini?»

«Non ne ho avuto il tempo. Ero nella mia casa in Francia, l'ho accontentata? Ogni tanto ho bisogno di prendermi un pò di pausa, sono tornato per quei maledetti Auror e sono tornato per la partita.» rispose tranquillo notando il professor Piton sedersi alla sedia dietro la scrivania. «Non ho un dramma amoroso.»

«Vorresti dirmi che la tua ragazza non c'entra niente? Devo ricordarti che leggo la mente, Draco? Voi ragazzini siete così noiosi e ripetitivi.» commentò Piton indicandogli la porta, invitandolo ad andare via. Draco eseguì con gioia la sua richiesta ed uscì dall'ufficio trovandosi subito la Granger fuori dalla stanza, pronta a dargli uno schiaffo, che però riuscì a fermare.

«Hai per caso perso gli ultimi neuroni funzionanti?» sbottò sconvolto afferrandole anche l'altro polso che per essere sicuro che non lo schiaffeggiasse. «Certo che sei manesca.»

«Dove sei stato?» chiese Hermione tirandosi indietro, liberando i polsi dalla sua presa.

«Cazzi miei.» rispose semplicemente, aggiustandosi la camicia e la giacca senza prestarle ulteriore attenzione.

«Davvero? Mi hai lasciata da sola nella tua camera dicendo che avevi bisogno di una passeggiata! Sai quanti giorni sono passati senza tue notizie?» riprese con voce bassa per non farsi sentire da altri nel corridoio.

«Quanto sei tragica. Non dovevo avvisarti, niente implica che io debba informarti dei miei spostamenti. Ho fatto un giro, mi sono tranquillizzato e sono tornato. Pronto per gli Auror e la partita, va bene?» sbottò furioso, spingendola via. Ma non solo fisicamente. Rimasero fermi a guardarsi per qualche secondo, quelli non erano più gli occhi azzurri e trasparenti che cercava. Hermione fece un passo indietro e non si importò di alcuni ragazzi presenti in corridoio. «Che vuoi ancora, Granger? Scuse per i tuoi amichetti?» aggiunse poi con quel solito tono ironico e sprezzante che utilizzava sempre. Il suo sorriso per deriderla era piazzato sul suo volto mentre si sistemava la giacca non curante di lei.

«Tu sei un tale idiota.» commentò Hermione delusa dal suo atteggiamento, voltandosi per raggiungere il suo dormitorio.
Era un Malfoy, era incluso nel pacchetto.
Un pacchetto che lei non voleva più.

The truth about monsters; Dramione.Where stories live. Discover now