2 (parte 2)

1.1K 125 84
                                    

Un ragazzo con i capelli neri e ricci, credo della mia stessa età, mi rivolge un'occhiata desolata mentre, sotto il mio sguardo fulminante, lascia andare il mio braccio.

«Che fai?» gli chiedo, cercando di darmi una calmata. Non voglio prendermela anche con questo tizio, però non ha nessun diritto di impicciarsi in affari che non gli riguardano.

«Niente, scusami. Io... io cercavo solo di darti una mano» mormora, quasi spaventato dalla mia domanda.

Si sistema l'enorme montatura nera dei suoi occhiali sul naso e abbassa lo sguardo a terra.

«Ci mancavi solo tu, Kyle!» borbotta il ragazzo che ha tentato di molestarmi e che si merita ancora una bella lezione.

«Non dovresti essere già in classe?» prosegue, sputando la gomma per terra.

«Sì, ma devo sempre starti dietro a evitare che tu combini qualche danno, Alex. Sai benissimo che ti devo controllare, mamma e papà...»

«So perfettamente quello che ti hanno ordinato di fare mamma e papà, ma non credevo che ubbidissi ad ogni loro ordine come un cagnolino» ribatte, alzando gli occhi al cielo.

Un attimo: ha detto per caso mamma e papà? Questi due sono fratelli?

«Io tengo a loro tanto quanto voglio bene a te, fratellino. È per questo che adesso evito che questa ragazza ti uccida seduta stante.

Alex ridacchia leggermente alla battuta del fratello, – e Dio solo sa quanto questa non lo sia per me – prima di recuperare lo zaino da terra e rivolgermi uno sguardo annoiato.

«Senza rancore, ragazzina» mi dice e poi se ne va.

Lo ha fatto davvero? Se n'è andato piantandomi in asso come se nulla fosse? Dovrei forse rincorrerlo per finire da dove avevo cominciato?

«Dimentica qualsiasi cosa egli ti abbia fatto: nulla potrà mai farlo sentire in colpa o ferirlo fino a fargli capire dove ha sbagliato. È fatto così» dice Kyle, forse avendo capito dal mio sguardo che non volevo finirla così.

Lo guardo per un istante, studiandolo.

Effettivamente i tratti del suo viso sono piuttosto simili a quelli di Alex, ma già osservandolo dritto negli occhi si capisce che non potrebbero essere più diversi.

Indossa una maglietta nera e dei pantaloni grigiastri. Ai piedi, delle Nike bianche vecchie e sporche.

«Come fa ad essere tuo fratello?» domando alla fine, ascoltando il suo consiglio di lasciar perdere.

Non ne vale la pena, giusto? Tanto tra un anno tornerò a casa e mi dimenticherò di questa schifosa vicenda.

«Fratello gemello in realtà. Già! Me lo chiedo spesso anch'io» sorride, prendendo lo zaino che mi era caduto a terra e porgendomelo.

«Grazie» dico, mettendomelo in spalla.

«E scusa se è sembrato che volessi aggredirti. Ero solo molto arrabbiata con tuo fratello.»

«Non ti preoccupare. Non è la prima volta che le ragazze importunate da Alex se la prendono anche con me quando cerco di portarlo via dai guai» ribatte, prendendo a camminare verso l'ingresso della scuola.

Davanti al cancello, una donna con un'uniforme blu sta mettendo il blocco chinandosi lentamente.

Io e Kyle sgattaioliamo dentro, mentre lei fa finta di non vederci.

«Siamo molto in ritardo?» chiedo, prendendo delle scale bianche verso il piano di sopra.

«Ma no! Da queste parti puoi fare un ritardo di massimo quindici minuti.»

La prima volta ti travolgeWhere stories live. Discover now