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Mio padre è sempre stato un uomo solo.

Un tipo strano, che amava starsene per conto suo, lontano da tutti, senza un motivo in particolare. Questo lo so, perché la mamma non ha fatto altro che descriverlo in questo modo quando ero piccola, ma io sono certa che questa non era solo una sua opinione cattiva o volta a screditarlo. Non era necessario che lo facesse lei, poiché ho imparato molto presto a disprezzarlo da me, a odiarlo con tutto il mio essere e infine a ignorare quella che è stata la sua misera esistenza.

Dunque le sue parole, il modo in cui parlava di quell'uomo che è stato un pessimo marito e poi un pessimo padre, erano la pura descrizione oggettiva della realtà.

Il suo essere riservato, introverso e solitario era un semplice dato di fatto, tutto qui.

Quando lui e mia madre si sono conosciuti, è stato questo suo lato di sé a renderlo in qualche modo attraente agli occhi di mia madre. Un tempo, adorava le sfide e attirare l'attenzione di un uomo così solo e chiuso in se stesso, ne rappresentava una a tutti gli effetti. Quando ero piccola, non faceva altro che ripetermi quanto io le somigliassi sotto questo punto di vista, ma solo crescendo ho capito che aveva ormai abbandonato questo lato del suo carattere già ai tempi in cui mio padre scomparve. Credo che quel periodo abbia segnato la fine definitiva di quella sua voglia di vivere, di sfidarsi e di sfidare gli altri. Mio padre l'ha risucchiata come fa una corrente d'acqua e lei, tentando comunque di restare a galla, di nuotare e di non lasciarsi trasportare, non ce l'ha fatta lo stesso.

E adesso, anche se cerco di non pensarci spesso, mi chiedo se tutte le persone come lei facciano la stessa fine e se, anche per me, valga il medesimo discorso della corrente.

Tuttavia, mio padre non è sempre stato una corrente. Prima di conoscere mia madre, infatti, era più paragonabile da una goccia d'acqua in una massa ben più grande. Nessuno avrebbe mai creduto che quella massa sarebbe poi diventata corrente e per la mamma, dopo averlo conosciuto per i primi tempi, sembrava l'uomo perfetto con cui trascorrere il resto della propria vita.

Ma io sono del parere che non si conosce mai veramente una persona e che trascorriamo la nostra intera esistenza a credere il contrario, semplicemente perché abbiamo bisogno di quella magra consolazione per tirare avanti e giungere alla fine potendo affermare di aver conosciuto davvero qualcuno di speciale che abbiamo accettato completamente, in tutte le sue sfaccettature, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.

Ed è quando ti rendi conto che a un certo punto i difetti superano di gran lunga i pregi, che ti devi augurare che la persona che hai scelto di conoscere veramente, la stessa che hai voluto al tuo fianco, quella che chiamerai quando arriverà la fine e a cui dedicherai il tuo ultimo sorriso al pensiero di quanto sia stato bello conoscerla, dovrai augurarti di non rimpiangere di aver vissuto un'intera vita credendo a quello che altro non è che una stupida convinzione, qualcosa a cui non avresti mai voluto credere, perché adesso è tutto sbagliato, adesso è tutto perduto.

Come è successo a mia madre, che ha perduto tanto per colpa di mio padre e credo abbia smesso da tempo di credere alla persona giusta, a quella che conosci veramente, perché mio padre non lo ha mai conosciuto nessuno fino in fondo, altrimenti non gli sarebbe stato concesso di fare quello che ha fatto.

Infatti, dopo il compimento dei miei cinque anni, il vecchio Leonardo Difetti tornò prepotente e si impose nelle nostre vite, solo che questa volta fu diverso, questa volta non era taciturno, ma urlava, urlava spesso, urlava forte, per il lavoro, per qualcosa che aveva detto o fatto la mamma, la nonna o io stessa, e poi ringhiava, lo faceva quando qualcuno tentava di affrontarlo e lui era troppo ubriaco per biasciare una risposta di senso compiuto. Spesso lanciava anche gli oggetti per aria oppure tirava pugni alle porte o sulle pareti, riprendendo dopo ad urlare per il dolore, mentre le sue nocche non guarivano mai ed erano costantemente insanguinate o incrostate di rosso. Faceva tutto questo ed io vedevo lo shock nello sguardo di mia madre e mi ritrovavo a chiedermi perché lo avesse sposato se si comportava così, perché non avesse scelto un'altra persona, come quel brav'uomo del mio maestro delle materne o il bidello delle elementari. Anche se non aveva i capelli, poteva andar bene lo stesso, le cose tra loro avrebbero potuto funzionare, la calvizie era un difetto irrilevante in confronto alla violenza che mostrava mio padre, rispetto a quell'uomo che era diventato non più degno di essere chiamato tale.

La prima volta ti travolgeWhere stories live. Discover now