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Esco dal bagno con lo zaino ancora in spalla, asciugandomi gli occhi con i dorsi delle mani. Non sto piangendo e non l'ho fatto neanche prima. Le lacrime hanno minacciato di uscire, ma alla fine non lo hanno fatto, perché ho desiderato con tutta me stessa di essere forte. Sono riuscita nel mio intento di rimanere salda alla mia dignità: non posso piangere ogni giorno. Prima mi succedeva molto di meno, ma da quando mi sono trasferita in questa città, mi sembra di essere tornata bambina. Ogni giorno c'è un qualcosa per cui piangere. Probabilmente è solo un periodo, probabilmente passerà prima di quanto io immagini. Sono troppo emotiva e non ne vale la pena. Io e Stefano non abbiamo chiarito un bel niente e se in qualche modo gli abbia fatto credere il contrario, dovrò parlargli quanto prima per fargli capire che non sento di voler recuperare quello che siamo stati. Ormai non esiste più un noi ed è solo colpa sua. Quanto a BB, vederlo guardarmi così, con occhi diversi, quasi duri, mi ha fatto arrabbiare e me ne rendo conto solo ora, perché ho voglia di piangere per sfogarmi in qualche modo. Però non è questo il modo e il momento per farlo.

Vedo le bidelle guardarmi male quando notano che sono l'unica alunna ancora fuori dall'aula nonostante siano già le otto e quindici. Le ignoro ed entro pigramente in aula. Circa venti teste si girano a guardarmi nel silenzio che regna sovrano nella stanza, mentre il prof sembra non accorgersi nemmeno della mia presenza. Con mio grande sollievo, devo aggiungere. Mormoro un "buongiorno" stentato e mi dirigo al mio banco. Kyle mi sorride amichevolmente e mi viene in mente che oggi potremmo uscire insieme se non ha altri impegni, così magari mi distraggo un po'. Mi prometto di chiederglielo a ricreazione e poi il mio sguardo viene attirato da alcuni fogli posati su ogni banco. Tutti gli alunni stringono in mano una penna e il foglio è ancora bianco davanti a loro. Anche sul mio banco c'è ne uno. Mi siedo, osservandolo: si tratta del test di cui mi ha detto ieri sera il prof.

«È in ritardo Difetti.»

La voce tuonante di BB rompe il silenzio. Tutti gli alunni si girano a guardarlo, alcuni con occhi terrorizzati. Dev'essere successo qualcosa, probabilmente il prof avrà urlato contro qualcuno. Così si spiegherebbe anche il silenzio assordante che ho trovato entrando.
«Non avrebbero dovuta farla entrare. Ci sono delle regole da seguire in questa scuola!» ringhia ancora, finalmente alzando il capo su di me. Mi osserva con aria di rimprovero. No, non può essere davvero così arrabbiato. O almeno, non per una sciocchezza del genere.

«Mi scusi, prof» ribatto, abbassando il tono di voce per cercare di controllarla meglio. BB emette un verso strano, irritato.

«Non è a me che deve chiedere scusa, Difetti. Dovrebbe piuttosto farlo nei confronti dei suoi compagni» dice di rimando, acido. Sento la Bertini ridere sotto i baffi mentre io non capisco dove voglia andare a parare.

«Mi ha sentito?» urla, battendo un palmo sulla cattedra. Sobbalzo sulla mia sedia e molti altri alunni fanno lo stesso. Solo il mio compagno di banco continua a dormire sdraiato sul banco, ignaro di tutto e tutti.

Fisso BB senza emozione, impassibile davanti alla sua ira. Non so perché stia così, ma non ho intenzione di essere la povera vittima contro la quale scaglierà tutta la sua rabbia. D'altronde, non gli ho fatto niente. O no?

«Difetti vuole che le faccia un disegnino?» mi schernisce antipatico. «Si alzi in piedi e porga le sue scuse al gruppo classe.»

Incrocia le sue lunghe dita sulla cattedra e mi guarda con aria cattiva. Io cado dalle nuvole, ma quando capisco che fa sul serio, sento la rabbia di poco fa ricominciare a ribollirmi nelle vene. Come fa a chiedermi di fare una cosa del genere?

«Non dirà sul serio, prof» dico, la voce tremante e i pugni sotto il banco.

«Sono serissimo, Difetti. Coraggio! Non mi faccia prendere provvedimenti che potrebbero penalizzarla molto più di quello che le sto chiedendo. Qui si tratta di rispetto nei confronti dei suoi compagni» ribatte, guardandomi con quei suoi occhi scuri come il fondale del mare durante una tempesta. Ma cosa diavolo l'ha scatenata questa tempesta?

La prima volta ti travolgeWhere stories live. Discover now